Decreto ammazza risarcimenti. Mozioni parlamentari. Tutto sbagliato, tutto da rifare.

Oggi è stata discussa la Mozione dell’On. Colletti finalizzata al ritiro del decreto “ammazza risarcimenti” e per l’affermazione delle tabelle di Milano quale punto di riferimento nazionale per la valutazione del danno alla persona. Il dibattito è stato molto interessante e ne riproduciamo il resoconto. Anche per i parlamentari più vicini alle Compagnie sembra chiara la necessità di una rottamazione del decreto e una meditazione più approfondita. Ora bisogna stare attenti ai colpi di mano e alle false concertazioni. Intanto possiamo affermare che il lavoro dell’Associazione Familiari Vittime della Strada, ripetutamente citata o direttamente o negli esempi riprodotti ha avuto i suoi effetti. Un lavoro durissimo che, su tale argomento, è iniziato con la pubblicazione del primo schema di decreto nell’agosto del 2011 e che ha visto la formazione di un bel gruppo “a rete” che ha fornito numerosi contributi. Vedremo cosa penserà il Ministero della Salute che si è riservato una ulteriore riflessione.  Si invitano i patrocinatori a leggere attentamente il resoconto ed eventualmente commentarlo. Anche se non saranno erogati bislacchi crediti formativi, che obbligano i professionisti a comportarsi come degli scolaretti di prima elementare, le dieci pagine che seguono sono di grande utilità per comprendere la complessità degli interessi in gioco.

Discussione della mozione Colletti ed altri n. 1-00021 concernente iniziative volte a garantire un adeguato risarcimento a favore delle persone che hanno subito danni da incidenti stradali (ore 16,25).

  PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione della mozione Colletti ed altri n. 1-00021 concernente iniziative volte a garantire un adeguato risarcimento a favore delle persone che hanno subito danni da incidenti stradali (Vedi l’allegato A –Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell’Assemblea (vedi calendario).
Avverto che sono state presentate le mozioni Boccuzzi ed altri n. 1-00099, Piazzoni ed altri n. 1-00100, Molteni ed altri n. 1-00101, Gigli ed altri n. 1-00102, Costa ed altri n. 1-00103 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00104, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all’ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono distribuzione (Vedi l’allegato A – Mozioni).
Avverto, altresì, che in data odierna è stata presentata una nuova formulazione della mozione Colletti ed altri n. 1-00021. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l’allegato A – Mozioni).

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare il deputato Andrea Colletti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00021 (Nuova formulazione). Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, sarò abbastanza breve perché il tema, alla fine, non è di difficile discussione.Pag. 89Avevamo presentato inizialmente due mozioni sul tema, che riguardavano l’adozione e la tentata approvazione che stava facendo il Governo precedente, e quindi il Governo Monti e il Ministro Balduzzi, in riferimento alle tabelle per i risarcimenti danni relativi alle gravi menomazioni, che sono quelle da dieci a cento punti di invalidità.
Sappiamo tutti che la volontà del precedente Governo, purtroppo, era quella di fare un grandissimo favore alle lobby delle assicurazioni, e loro stessi, con gli schemi di tabelle, tendevano ad abbassare notevolmente i risarcimenti per i cittadini che avessero subito danni sia da incidenti stradali che da casi di malasanità. Ovviamente, questa mozione è stata immediatamente presentata per chiedere di ritirare questo decreto. Attualmente questo decreto non è stato ancora approvato, per fortuna. L’obiettivo nostro, come MoVimento 5 Stelle, nella predisposizione di questo mozione, è di cercare di orientare l’attività legislativa del Governo, che dovrà adottare un decreto del Presidente della Repubblica, verso l’adozione delle cosiddette tabelle di Milano.
Per chi tratta la faccenda è abbastanza notorio che le tabelle di Milano sono in uso in quasi tutto il territorio nazionale. Rispetto alle menomazioni lievi, queste tabelle risarciscono i cittadini che subiscono incidenti stradali e casi di malasanità, per importi quasi più che doppi rispetto a quanto previsto dal codice delle assicurazioni. Quindi, capiamo bene che per le assicurazioni si tratta di mancati introiti molto pesanti, ed è per questo che, dal nostro punto di vista, si sono fatte sentire molto forti le loro pressioni sul precedente Governo.
Ovviamente molti diranno che aumentare i risarcimenti porterà ad un aumento della RCAuto o delle polizze assicurative, ma abbiamo già visto che questa visione non è veritiera. D’altra parte le prime tabelle sono state adottate a seguito del codice delle assicurazioni del 2005, in cui c’è stato un notevole abbassamento, come dicevamo, della metà dei risarcimento per le lievi menomazioni, che sono poi i risarcimenti preponderanti in questo ambito. Ebbene, le polizze, come purtroppo sappiamo tutti, sono aumentate notevolmente dal 2005 in poi, e allora tutto quello che dicono l’ANIA e le varie lobby risulta falso, risulta capzioso. Quindi dobbiamo in primis ragionare suPag. 90quello che questa Aula vuole fare. Questa Aula vuole essere dalla parte dei cittadini, dei consumatori, dei disabili, di coloro che subiscono danni, oppure vuole essere dalla parte delle lobby delle assicurazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)  ?
Occupandomi nella mia professione, purtroppo ormai precedente, di malasanità, e avendo visto il decreto Balduzzi del settembre 2012, che ha abbassato i risarcimenti anche per i casi di malasanità – improvvidamente purtroppo – e votati da questa Assemblea attraverso uno degli ennesimi voti di fiducia, io personalmente ho visto persone con danni che a primo apparire potevano sembrare dei danni di poco conto, delle piccole fratture, che però, alla fine – come ci si rende conto parlando con queste persone – sono i danni che maggiormente vanno ad inficiare la vita quotidiana delle persone. Noi parliamo di lieve entità, ma un 9 per cento di invalidità, quello che può essere un dito in meno, due dita in meno, non è invalidità di lieve entità, è una disabilità anche grave, anche psicologicamente. Ed è certo che questi risarcimenti non potranno mai riportare indietro, a quella che era la vita precedente, queste persone. Però, visto anche l’abbassamento dei fondi per la non autosufficienza, l’abbassamento dei fondi per la disabilità, il fatto che comunque sulle pensioni di invalidità adesso si sta avendo una stretta molto forte – per quanto riguarda le pensioni di invalidità si sta avendo oltretutto un innalzamento della soglia minima per accedere a queste pensioni –, allora forse l’evidenza della giustezza di questi risarcimenti prende vigore.
E allora, con questa mozione, in cui noi chiediamo al Governo, nel suo schema di decreto del Presidente della Repubblica, di adottare le tabelle di Milano – che sono già state adottate, possiamo dire, dalla Corte di Cassazione, la quale ha chiesto che vengano adottate da tutti i giudici della penisola, perché le ritiene le più giuste –, l’adozione di questo decreto del Presidente della Repubblica potrà portare davvero giovamento alle persone più deboli, a quelle di cui magari spesso ci scordiamo in questa Aula, o nelle stanze del Ministero, adottando magari decreti e decreto del Presidente della Repubblica, perché delle pressioni indebite sul funzionamento del Ministero sono troppo forti.
Allora, in realtà, la scelta è abbastanza semplice ed è per questo che non mi voglio dilungare oltre. Basterebbe vedere gli impegni che richiede questa mozione, che immagino siano similari anche a quelli delle altre mozioni, per dire che questa mozione è giusta, e che quindi deve essere votata concordemente dall’Aula.

 

  Alla fine non serve molto, non ragioniamoci neanche, perché è abbastanza semplice la questione, valutiamola per quello che c’è scritto su questa mozione. Sappiamo tutti, se abbiamo avuto contezza di persone disabili e di persone che hanno avuto danni, che questo è giusto. Mi aspetto quindi da questa Aula, che faccia ciò che è giusto e non ciò che è interesse di pochi(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Antonio Boccuzzi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00099. Ne ha facoltà.

  ANTONIO BOCCUZZI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signora Ministro, la tutela risarcitoria della salute, indubbiamente tra i beni primari garantiti dalla nostra Costituzione, è di assoluta rilevanza per tutti i cittadini; ciò ancor di più in questi tempi di crisi. Infatti, gli eventi avversi che causano menomazioni alla salute, svantaggiano i danneggiati e i loro congiunti in un contesto in cui anche le persone fisicamente integre incontrano sempre più difficoltà a fronteggiare i molteplici problemi dell’esistenza quotidiana. Deve inoltre considerarsi l’indubbio aumento del costo della vita e la contestuale problematicità dei sistemi di sicurezza sociale, ivi compresa la sanità, fattori tali da rendere ancor più rilevante l’attribuzione ai danneggiati di congrue risorse economiche, al contempo senza obbligarli a fronteggiare, a causa dell’incertezza del diritto, percorsi tortuosi e dispendiosi per accedere ai risarcimenti. Per queste ragioni causa non poche perplessità lo schema definitivo del decreto «taglia risarcimenti» per le vittime di incidenti stradali e della responsabilità medica. Proprio come è avvenuto per le lesioni micropermanenti nel 2005, l’intendimento è proprio quello di ridurre l’ammontare dei risarcimenti, senza peraltro mediare tale riduzione con alcuna contropartita, quale ad esempio la riduzione dei premi delle polizze in misura percentuale pari almeno a quella dei risarcimenti. C’è allarme proprio perché è evidente l’immenso dramma che provoca nelle vittime il ritrovarsi dall’oggi al domani in situazioni di così grave e devastante handicap psicofisico, così come quello, forse ancora maggiore, delle loro famiglie che, al di là dell’incolmabile sconvolgimento esistenziale, troppo spesso non riescono a far fronte ai grandi bisogni dei propri cari, neppure con l’attuale risarcimento, figuriamoci con quelli di nuova emanazione.
Il percorso è iniziato da tempo. Venne avviato nel 2001 con la legge il 5 marzo 2001, n. 57 che, in un sol colpo, ridusse i risarcimenti e innalzò la soglia del danno considerato microlesione dal 5 al 9 per cento. Proseguì poi nel 2005 con l’emanazione dell’articolo 139 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, che imponeva ulteriori strettoie risarcitorie e procedurali nell’ambito della microlesione, peraltro prontamente bocciato dal giudizio della Corte costituzionale (sentenza n. 180/2009).
L’attuale schema di tabelle va oltre. Esso interviene a ridosso della sentenza della suprema Corte di Cassazione n. 12408 del 7 giugno 2011, generando sconcerto e perplessità. Com’è noto, con la sentenza citata, la terza sezione della Corte di Cassazione civile ha esteso a tutto il territorio nazionale le tabelle elaborate dall’Osservatorio della giustizia civile del Tribunale di Milano, ritenute le più congrue sia per il metodo di calcolo, sia per i valori risarcitori, pari a circa il doppio di quelli di cui allo schema di tabella, con l’effetto di deflazionare il carico del contenzioso proprio in seguito alla omogeneizzazione dei crediti risarcitori.
Il carico giudiziario potrebbe tornare nuovamente a crescere, come perverso effetto boomerang causato dall’introduzione di un sistema caratterizzato da importi risarcitori così bassi da imporre di ricercare in giudizio una forte riaffermazione del diritto ad ottenere quella integralità del risarcimento che si sta cercando oggi di falciare. Si aggiunga che le tabelle milanesi, oltre alla declamata congruità, rappresentarono e rappresentano ancora il frutto di un annoso e meditato dibattito dottrinale e giurisprudenziale, che in tema di danno alle persone ha reso possibile che la persona non divenisse oggetto di puro calcolo economico aziendale, ma piuttosto soggetto di diritti, posto al centro del sistema di valori emergenti dagli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione e, come tale, titolare del diritto ad ottenere un risarcimento integrale. Lo schema di tabella, che ci riporta insomma molto indietroPag. 94riguardo al danno alla persona, stravolge totalmente l’indicata criteriologia valoriale, sviando alle direttrici inderogabili sinora tracciate e permetterà di operare gravissime discriminazioni tra le vittime di incidenti stradali e vittime di altre infortuni, alle quali il decreto del Presidente della Repubblica non sarebbe applicabile, almeno fino ad un nuovo intervento legislativo che ritenga di estendere anche alla responsabilità medica ovvero a qualsiasi altro ambito, tali riduttivi risarcimenti.
Sento quindi il bisogno di appellarmi a tutti gli esponenti di questo Parlamento, e a Lei signora Ministro, proprio perché si faccia di tutto per rendere l’emanando provvedimento il più equo possibile, così come fece nel 1992 il Presidente Francesco Cossiga in riferimento alla legge Amabile, fattispecie assimilabile a quella che oggi discutiamo.
In primis, va rilevato che in Europa l’indicata discriminazione causale non è consentita e nemmeno pare altrimenti giustificabile. Le tabelle di nuova emanazione non recepiscono infatti neppure lontanamente i principi venutisi ad affermare in ambito europeo ove, contrariamente alla voluta diminuzione dei risarcimenti che si cerca di operare, si era imposto all’Italia l’aumento dei massimali, proprio per evitare che la «vittima di RC auto» rimanesse priva di una adeguata tutela risarcitoria. In questo senso pare evidente il rischio di incostituzionalità del provvedimento così com’è, il quale disciplinerebbe, in patente violazione del fondamentale articolo 3 della Costituzione, in modo assai, troppo, differente, sotto il profilo monetario, situazioni relative a lesioni personali, soltanto per il diverso tipo di genesi della lesione: sinistro stradale piuttosto che infortunio sul lavoro.
Si ricorda poi come, a far data dal giugno 2007, venne recepita dall’Italia la direttiva 14 della Comunità europea dell’11 maggio 2005, con cui si avviarono le procedure per disporre l’aumento graduale dei massimali minimi RCA previsti dalla legge n. 990 del 1969, pari ad euro 774.685, già allora considerati decisamente inadeguati a coprire i danni relativi ai casi più gravi di macrolesioni. Dal punto di vista medico legale, inoltre, la tabella non risulta essere quella approvata dai vari comitati scientifici, e ciò accadrebbe proprio mentre il tribunale di Milano ha aggiornato le propriePag. 95tabelle considerate sia dalla Cassazione che da questo Parlamento, attraverso la mozione Pisicchio del 26 ottobre del 2011, quale parametro di riferimento nazionale per il risarcimento del danno alla persona.
Tornando ancora per un momento al versante europeo, si aggiunga che su pressante invito dell’Europa fu anche emanato il decreto legislativo n. 198 del 2007 che, all’articolo 1 comma 4, prevedeva la modifica dell’articolo 128 del decreto legislativo n. 209 del 2005, stabilendo che per l’adempimento dell’obbligo di assicurazione per la responsabilità RCA, il contratto dovesse essere stipulato per somme non inferiori ai seguenti importi: nel caso di danno alle persone un importo minimo di copertura pari ad euro 5 milioni per sinistro, indipendentemente dal numero delle vittime; nel caso di danno alle cose, un importo minimo di copertura pari ad euro 1 milione per sinistro, indipendentemente dal numero delle vittime. L’individuazione dei massimali minimi fu determinata nel rispetto degli opposti interessi in campo, con una soluzione anche salvifica degli equilibri del sistema. Gli importi vennero infatti individuati in base a ragionamenti in parte statistici, in parte economici. Furono cioè individuati in modo tale da poter riconoscere al tempo stesso risarcimenti in grado di compensare totalmente ed equamente tutte le persone vittime di macro lesioni particolarmente gravi, tenendo conto però della bassa frequenza degli incidenti che coinvolgono più vittime e dell’esiguo numero di casi in cui più vittime subiscono danni molto gravi nel corso di un unico incidente.
Se quindi l’Europa impone all’Italia di alzare i massimali minimi per l’assicurazione RCA così da permettere risarcimenti adeguati al costo della vita e migliorativi della tutela della persona, nel caso in oggetto si preferiscono altre ratio che si veicolano nella diminuzione degli importi risarcitori e nella cancellazione della discrezionalità equitativa del giudice al quale, in pratica, non viene più permesso di decidere.
Occorre inoltre rilevare come lo schema di tabelle nasca già del tutto inadeguato a regolare la materia, dal momento che si apprende, sempre leggendo l’incipt della relazione introduttiva, che i valori pecuniari di cui alla bozza di decreto del Presidente della Repubblica non sono stati neppure adeguati all’inflazione, pur essendo risalenti al 2005. Peraltro i risarcimentiPag. 96sono a tal punto stati ridotti da farci seriamente dubitare che gli importi indicati nelle nuove tabelle siano sufficienti a coprire eventuali rivalse dell’INAIL nell’ambito del risarcimento del danno biologico per le fattispecie relative agli infortuni cosiddetti in itinere. Il che imporrebbe quantomeno un momento di verifica, e laddove il sospetto dovesse essere fondato, un momento di riflessione in merito all’adeguatezza dei risarcimenti stessi.
Si rileva inoltre come lo schema di tabella crei una forte riduzione rispetto alla tabella INAIL, con l’effetto che l’istituto assicurativo nazionale, nei casi di incidente stradale durante l’andata o il ritorno dal posto di lavoro (fattispecie nelle quali il risarcimento viene anticipato dall’istituto stesso secondo le proprie tabelle, salvo poi richiedere all’assicurazione del veicolo responsabile civilmente la restituzione di quanto corrisposto) potrebbe ottenere in restituzione un importo significativamente inferiore rispetto a quello erogato.

  Evidenziamo poi come la materia sulla quale lo schema di tabella va ad incidere dovrebbe essere di esclusiva competenza del Parlamento. Tale ultimo aspetto risulta essere confermato da un pressoché identico e già accennato precedente, costituito dalla mancata promulgazione da parte del Presidente della Repubblica Cossiga della legge Amabile, bocciata proprio perché rimetteva alla discrezionalità amministrativa la valutazione del danno alla persona. Riteniamo sommessamente che oggi potrebbe ripetersi, ora come allora, quello che accadde quasi vent’anni fa grazie alla posizione prudente del Presidente.
Da un messaggio all’altro, occorre considerare anche quello del nostro Presidente Napolitano, che al meeting di Rimini del 21 agosto 2012 ha avuto un peso rilevante nel muovere questo mio intervento. Quel messaggio non può che intendersi in senso chiaro, forte e definitivo. Le parole pronunciate non dovevano né potevano lasciarci indifferenti, perché in un solo momento hanno saputo rivolgersi tanto alle coscienze individuali quanto a quella collettiva.
L’oggetto di quell’intervento era rivolto primariamente ad altre questioni, ma la trasparenza e la linearità del contenuto, così come pure la relativa ampiezza e profondità, hanno finito per trascendere l’ambito di riferimento, come accade solo ai grandi discorsi, divenendo una bussola generalissima, indicante la rotta da seguire per imboccare la giusta strada del buono e dell’equo. È pertanto che riteniamo un dovere morale tentare, quanto meno, di metterle a frutto in ogni ambito del vivere civile, secondo quell’impegno operoso e sapiente fatto di spirito di sacrificio e di massimo slancio creativo e innovativo al quale il Presidente ha fatto riferimento.
Tra i molti, un passo di particolare rilievo è quello là dove viene posto il monito che dinanzi ai fatti inquietanti bisogna parlare il linguaggio della verità, perché esso non induce al pessimismo, ma sollecita a reagire con coraggio e lungimiranza. Cogliamone il significato profondo: parole, linguaggio, dialogo sono tutti mezzi per giungere alla verità.
Chiave di volta non potrà che essere, allora, la ricerca di soluzioni il più possibile condivise e che tengano in debita considerazione i principali interessi in gioco di tutte le partiPag. 98e non già di quelli di una sola, anche perché – lo ripeto – rifiutiamo di accettare l’idea che su un argomento dal peso specifico come quello del quale si discute si possa intervenire a cuor leggero, mediante uno schema di tabella che nell’ottica dei suoi redattori sembra tramutarsi in espressione anticipatamente acquisita di una verità data e assodata, ovvia e non più soggetta a discussione e, ancor prima, mai sufficientemente discussa: una verità che per divenire attuale necessiterebbe solo più della firma del Presidente della Repubblica, quasi che questa fosse un elemento accessorio.
I nostri cittadini rischiano di essere vittime due volte di una pesante e immeritata ingiustizia: la prima, drammatica e sconvolgente, li vede trasformati nel corpo e nell’anima in ragione delle gravissime lesioni derivate dagli incidenti stradali; la seconda, che li vede vittime di risarcimenti che rischiano di essere a tal punto bassi da rivelarsi assolutamente lesivi della propria dignità personale.
Onorevoli colleghi – e concludo –, a nessuno venderemo e a nessuno negheremo o differiremo il diritto alla giustizia, perché è vero quanto sosteneva Voltaire, e cioè che il sentimento di giustizia è così universalmente connaturato all’umanità da sembrare indipendente da ogni legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Aiello, che illustrerà la mozione Piazzoni ed altri n. 1-00100, di cui è cofirmatario.

  FERDINANDO AIELLO. Onorevoli colleghi, intervengo solo pochi minuti, perché questo Parlamento ha già discusso il 26 ottobre 2011 e si è già espresso contro questo tipo di provvedimento, fatto dal Governo Monti, a favore delle assicurazioni. Quindi, il Parlamento ha già preso una posizione chiara e netta ed è andato in una direzione, che è quella di garantire qualcosa che in questi anni è stato garantito a macchia di leopardo: ogni tribunale ha dato una sua tabella, diversificata su tutto il territorio, facendo riferimento solo oggi a quello che dice la Cassazione, cioè a un qualcosa che il tribunale di Milano ha dato in maniera esaustiva, ossia una tabella di riferimento nazionale.
Io spero, come i colleghi che mi hanno preceduto, che questo schema di decreto venga ritirato e si arrivi a unaPag. 99definizione, anche perché esso avrebbe un effetto retroattivo, andando a violare completamente l’articolo 3 della Costituzione, nel senso cioè di non dare risarcimento a chi ha subito un incidente stradale. Tra l’altro parliamo di un danno che va da 10 a 100 punti e quindi danni gravi, lesioni gravi.
E guardate che in questi anni c’è stata – lo dice l’ISTAT – una diminuzione degli incidenti sul nostro territorio nazionale e non c’è stata una diminuzione della RC auto. Quindi, c’è stato un aumento del profitto da parte delle compagnie assicurative, ma non c’è stato un riconoscimento del danno nei confronti dei nostri cittadini.
Questo ci deve far pensare a quello che può succedere se noi, domani, approviamo un decreto del Presidente della Repubblica di questo tipo. Allora, noi di Sinistra Ecologia Libertà chiediamo di ritirare quel provvedimento, anche perché ha ragione l’Associazione italiana familiari e vittime della strada, che ha scritto finanche al Presidente della Repubblica chiedendo di non firmare un provvedimento di questo tipo. Non bisogna firmarlo perché non viene riconosciuta nei confronti della persona il minimo di dignità, né dato un riconoscimento a chi subisce una lesione grave sul nostro territorio nazionale.
Le compagnie di assicurazione devono fermarsi, devono fermare la speculazione in borsa e devono dare di più a chi subisce i danni sul territorio nazionale. Devono fermarsi, perché siamo un Paese dove c’è la RC auto più alta di tutta l’Europa e non vengono riconosciuti i diritti. Guardate, fosse solo per la disparità di trattamento presente nelle tabelle – lo dico ai colleghi, perché abbiamo discusso tempo fa –, dove addirittura troviamo infortunio all’uomo e infortunio alla donna, alla quale viene riconosciuto di meno, fosse solo per questo un provvedimento di questo tipo deve essere ritirato.
Guardate, non è accettabile, perché non va a incidere sul riconoscimento dato anche dalla Cassazione. Noi andremo a violare anche un indirizzo dettato dalla Cassazione, che ci ha detto che bisogna attuare una tabella, che a mio avviso va anche aggiornata, sulla base delle decisioni del tribunale di Milano, per riconoscere un diritto sacrosanto, che è quello del risarcimento del danno e, in particolare, il risarcimento a questi macrolesi, che devono essere riconosciuti anche rispettoPag. 100a un’ipotesi di retroattività, che fa venire meno così anche un principio costituzionale. Un’ipotesi di retroattività farebbe cadere centinaia di ricorsi che sono in itinere e non riconoscerebbe un danno nonostante vi siano tantissimi casi: sono persone, che sono nelle case, e non possono più uscire fuori per quello che gli deve essere riconosciuto, anche perché non hanno un accompagnamento, perché in giovane età. L’ISTAT dice che gli incidenti sui motorini sono altissimi e che la maggior parte dei macrolesi sono giovani nel territorio nazionale: non avere riconosciuto un danno di questo tipo è una cosa veramente aberrante.
Dico al Governo, presente con il Ministro in aula, che è stato un provvedimento portato avanti dal Governo Monti, che, secondo me, non aveva nemmeno i requisiti per portare avanti un provvedimento di questo tipo: l’Assemblea si è già espressa nel 2011 e, con soli 6 voti contrari, ha espresso un voto abbastanza all’unanimità. Ritengo che lo schema di decreto del Presidente della Repubblica debba essere ritirato per dare un senso all’interesse collettivo dei cittadini e delle cittadine presenti sul nostro territorio nazionale. Almeno per una volta paghi chi ha la logica del profitto, chi ha un interesse di guadagno e non ha un interesse prioritario per il cittadino. Anche perché, se noi facciamo questo e se voi portate avanti un decreto del Presidente della Repubblica di questo tipo, si andrà a gravare ancora di più sul Servizio sanitario nazionale e ancora di meno sulle compagnie assicurative.
Quindi, spero e mi auguro, come il collega del MoVimento 5 Stelle e del PD, che questo schema venga ritirato e non venga nemmeno votato, per dare una risposta di giustizia a un settore delicato, prioritario, ma che non ha mai visto l’abbassamento dei costi, anzi l’aumento, nonostante che gli incidenti siano diminuiti. La forbice è diminuita, però c’è ancora una differenza addirittura tra chi risiede al nord e chi risiede al sud nel pagare la RC auto e c’è una differenza anche di intervento nelle tabelle tra chi risiede a Milano e chi risiede in Puglia.
Quindi, da questo punto di vista, penso che sia un dovere da parte del Parlamento ritornare alla sentenza della Cassazione ridare dignità ai cittadini, che debbono essere riconosciuti nel danno da quelle tabelle, e cercare di far respirarePag. 101un qualcosa che gli è dovuto e che non è strappato nelle mani dei potenti e delle compagnie assicurative, che sicuramente sono lobby – lo sappiamo tutti – però il Parlamento rappresenta il popolo e non sicuramente le compagnie assicurative(Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

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  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gigli, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00102. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, secondo il rapporto ISTAT-Automobile club d’Italia del 2010, relativo agli incidenti stradali avvenuti in Italia nel 2009, si sono verificati nel nostro Paese oltre 200.000 incidenti stradali, che hanno causato oltre 300.000 infortuni e più di 4.000 decessi.
Il dato più allarmante – si conferma anche in Italia – riguarda i giovani tra i 20 e i 24 anni, che sono la categoria più colpita dalle conseguenze degli incidenti stradali, ma valori molto elevati si riscontrano anche nelle classi di età tra i 25 e i 29 anni e 30-34 anni.
La mozione che oggi presentiamo si occupa di una materia molto delicata, nella quale convergono esigenze tra loro contrastanti, quali, da un lato, quella di riconoscere soluzioni fondate su criteri di equità per la liquidazione del danno in sede assicurativa, evitando sperequazioni territoriali e indiscriminate corse al rialzo dei valori risarcitori, dall’altro, l’esigenza di sostenibilità finanziaria di un sistema assicurativo già alle corde; infine, vi è la necessità di assicurare elementi di comprensione al danno, anche soggettivo, che può accompagnarsi a quello puramente biologico.
Nel passato esisteva in materia una vera giungla giurisprudenziale, con riconoscimenti diversi da caso a caso, da tribunale a tribunale, da regione a regione. A questo disordine ha inteso mettere mano la Corte di cassazione, con la sua sentenza del 7 giugno 2011, intendendo esplicitamente dare una risposta certa in assenza di criteri normativi uniformi per mancanza di una legislazione specifica.
La Cassazione ha sostenuto l’opportunità di recepire su tutto il territorio nazionale le cosiddette tabelle del tribunale di Milano.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Ore 16,55)

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  GIAN LUIGI GIGLI. Peraltro, tali tabelle contemplano, oltre al danno biologico, anche quello morale, mentre gli articoli 138 e 139 del codice delle assicurazioni si riferiscono al solo calcolo del danno biologico, consentendo al più di aumentare l’importo risultante dall’applicazione della tabella fino al 30 per cento per le macrolesioni e al 20 per cento per le microlesioni, laddove la menomazione accertata determini problemi di tipo dinamico-relazionale nella vita del danneggiato.
Il Governo è stato chiamato a procedere all’adozione di una proposta di decreto del Presidente della Repubblica per l’attuazione del codice delle assicurazioni private, già richiamato. A questo scopo è stata predisposta una bozza di decreto contenente una tabella unica nazionale per il risarcimento sia delle menomazioni di lieve entità, sia di quelle con punteggio di invalidità superiore a 10. Tale bozza risulta fortemente penalizzante per gli infortunati, per i quali è stato calcolato che si possa pervenire fino a riduzioni del 60 per cento del valore dei risarcimenti rispetto ai parametri dettati dalle tabelle del tribunale di Milano e rischia altresì di danneggiare il risarcimento dei danni derivanti da eventi connessi alla responsabilità degli esercenti le professioni sanitarie, a causa del sopravvenuto decreto-legge n. 158 del 13 settembre 2012, convertito dalla legge n. 189 dell’8 novembre 2012.
Occorre peraltro ricordare che il decreto del presidente della Repubblica in preparazione fa riferimento, quale base giuridica, agli articoli 138 e 139 del codice delle assicurazioni private ed è carente, pertanto, di integrazione con quanto sopravvenuto nella giurisprudenza circa l’evoluzione della nozione di danno biologico.
Contrariamente a quanto lamentato dal collega Colletti circa presunte solidarietà dell’allora Ministro Balduzzi con la bozza di decreto che limava al ribasso il calcolo dei risarcimenti, giova ricordare, per amore di verità e per onestà nei confronti del collega Balduzzi, che l’allora Ministro della salute ritenne di non sottoporre al Consiglio dei ministri lo schema di decreto, benché frutto di un confronto tra le parti interessate e gli uffici del Ministero della salute, proprio in quanto l’applicazione della nuova tabella avrebbe pesantemente compromesso il risarcimento delle vittime degli incidenti stradali.Pag. 104
Come richiamato dalla Corte di cassazione, alla nozione di equità sono intrinseche non solo l’idea di adeguatezza, ma anche quella di proporzione. L’equità costituisce strumento di uguaglianza proprio perché consente di trattare i casi analoghi in modo analogo e quelli dissimili in modo dissimile, cercando di far convivere l’esigenza di parità di trattamento con la regola del caso concreto, cioè l’uniformità di base del risarcimento con l’elasticità e la flessibilità, che permettono di adattare quantitativamente e qualitativamente il parametro uniforme per tutti alle circostanze del caso concreto. La Cassazione ha inteso, cioè, sia evitare la fissazione in astratto di criteri rigidi tali da sottrarre al giudice qualunque possibilità di adattamento alle circostanze del caso concreto, sia, al contrario, affidare la determinazione del risarcimento all’intuizione soggettiva del giudice, libera da criteri di carattere generale.
Quando si tratta di risarcimenti assicurativi si ha a che fare certamente con valutazioni eminentemente economiche, che pure vanno calcolate in relazione al danno ad una certa persona, danno che per sua natura non è patrimoniale ed è difficile da quantificare. Di qui la difficoltà di dare, da un lato, riscontro ai diritti spettanti ai danneggiati e, dall’altro, di evitare sperequazioni e differenziazioni territoriali, non trascurando, nel contempo, di piantare opportuni paletti per la sostenibilità della spesa assicurativa complessiva, senza il controllo della quale sarebbe inevitabile un ulteriore aumento dei premi a carico degli assicurati, che risultano già oggi poco sostenibili.
È per tali motivi che, a nome dei colleghi di Scelta Civica per l’Italia firmatari di questa mozione, intendiamo impegnare il Governo a riesaminare l’intera problematica, valutando ex novo l’adeguatezza della base giuridica su cui adottare il decreto del Presidente della Repubblica, che non può essere limitata ai riferimenti al codice delle assicurazioni private per ovvi motivi.
È necessario, pertanto, dare piena e completa attuazione a quanto richiamato dalla Corte di cassazione allo scopo di soddisfare pienamente sia le vittime di incidenti stradali, che quelle di lesioni prodottesi da altre cause, quali, ad esempio, gli eventi avversi in campo sanitario. A tal fine è necessaria laPag. 105riapertura, su nuove e più sicure basi, del tavolo di lavoro tra tutte le categorie e le associazioni interessate, con l’obiettivo di arrivare a dare certezza a questo comparto e di favorire una positiva riduzione dei premi assicurativi.
A giudizio del sottoscritto, tuttavia, sono anche altre e più importanti le strade che possono portare ad un abbattimento dei costi delle assicurazioni, strade che sono state fino ad oggi insufficientemente esplorate e ancora meno percorse. Si stima, infatti, che, senza adeguate contromisure, entro il 2020 gli incidenti stradali rappresenteranno la terza causa globale di morte e disabilità nei Paesi avanzati.
Per abbattere questo rischio occorre ripensare all’effetto positivo sulla riduzione della casistica che potrebbe derivare dal miglioramento della rete stradale, in condizioni, in molti tratti di essa, di autentico abbandono, dall’adozione di migliori sistemi di segnalazione dei pericoli al conducente, dai progressi, sui quali investire, della tecnologia del settore automobilistico, con particolare riferimento alla produzione di veicoli più sicuri e meglio rispondenti nelle situazioni di pericolo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17)

  GIAN LUIGI GIGLI. Infine, non può essere dimenticato il positivo effetto derivato in questi ultimi anni dall’adozione di più stretti sistemi di controllo per la guida in condizioni di abuso di alcool e di droghe, un controllo che è tuttavia ancora insufficiente e che occorre intensificare, mentre siamo ancora agli inizi di qualunque tipo di lavoro per la prevenzione di altre condizioni cliniche, in particolare di quelle riguardanti la sonnolenza alla guida, un fattore troppo trascurato quale causa di incidenti stradali e, tuttavia, estremamente rappresentato nelle popolazione generale a causa delle modificazioni degli stili di vita e a causa di un’epidemiologia specifica, con particolare riguardo alle sindromi di apnea ostruttiva nel sonno e della narcolessia.
Da ultimo, occorre chiedersi, per quanto riguarda specificamente il contenzioso derivante dagli errori in sanità, se, piuttosto che limitare i risarcimenti, non occorra individuare strumenti per limitare il ruolo proattivo assunto negli ultimi anni da numerosi studi legali nella promozione di cause controPag. 106le aziende sanitarie e i singoli medici, lievitate ormai fuori da ogni misura, fino a costituire una parte ragguardevole dei costi di esercizio delle aziende sanitarie – c’è chi ha calcolato questo costo in oltre il 7 per cento del totale di spesa delle aziende sanitarie – e fino a diventare uno strumento pericolosissimo di dissuasione, che condiziona la scelta della successiva formazione specialistica da parte dei neolaureati in medicina.
Ecco, noi vorremmo, concludendo, che il Governo ripensasse seriamente a questo schema di decreto del Presidente della Repubblica, riconsiderandone da capo, come dicevo, le fondamenta giuridiche, gli obiettivi e i mezzi per perseguirli; e vorremmo che, in pari tempo, venisse attivata una campagna sempre più intensa ed efficace per la rimozione di questa ed altre cause, che ho tentato brevemente di delineare, riguardanti il rischio di incidenti alla guida e riguardanti il contenzioso in medicina.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Abrignani, che illustrerà anche la mozione Costa ed altri n. 1-00103, di cui è cofirmatario.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, egregi colleghi, oggi siamo qui a parlare di questa mozione, una mozione che, sentendo anche prima il collega del PD, ha l’intenzione, ha la prospettiva di volere, in qualche modo, far fermare a riflettere il Governo sull’emanazione in attuazione degli articoli 138 e 139 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209. Tale decreto, appunto, prevede la predisposizione di una specifica tabella, su tutto il territorio nazionale, delle menomazioni all’integrità psicofisica di lieve entità e di quelle comprese da 10 a 100 punti, le cosiddette macrolesioni, nonché, chiaramente, come conseguenza, del valore pecuniario da attribuire a ogni singolo punto di invalidità, comprensiva di coefficienti di variazione corrispondenti all’età del soggetto leso.
Allora, innanzitutto, noi non siamo – teniamo a precisarlo – assolutamente contrari all’emanazione di questa tabella. Perché questo ? Perché chi ha un po’ seguito queste vicende da un punto di vista sia giornalistico che giuridico ha visto come nel nostro Paese esistono varie realtà e, vorrei dire, anche varie Italie. Il problema delle assicurazioni, che purtroppo spessoPag. 107viene all’esame dei nostri concittadini per motivi sicuramente patologici e non fisiologici, ci deve far riflettere sul cercare sempre più un’unità e una univocità nell’ambito delle liquidazioni di questi danni.
Chiaramente, noi dobbiamo innanzitutto – e ci tengo a precisarlo – valutare anche considerazioni di natura umana, perché sappiamo bene che le vittime di questi incidenti, spesso – più che altro, direi, spesso e volentieri – subiscono dei danni per cui esse ricordano, poi, quel giorno come un giorno che ha determinato una svolta nella loro vita. Pertanto, che debbano essere risarciti in pieno, questo non solo è un loro diritto, ma è un nostro dovere garantirlo in maniera assoluta: sia per quel concetto molto oggettivo per cui il danno, l’invalidità percepita, in molti casi sono evidenti – gente che rimane sulla sedia a rotelle o che perde l’uso delle articolazioni –, sia in seguito a un concetto sicuramente molto più discrezionale, molto più ampio, che è quello relativo al cosiddetto danno biologico.

Pag. 108

  Ossia, quale sarà, da quel giorno in poi, la vita, lo stile di vita, le conseguenze lavorative, affettive e di relazione di quel soggetto ? Indubbiamente questi sono concetti di natura discrezionale ma che noi dobbiamo, sicuramente, tenere presente perché la vita di un uomo è fatta si dal poter camminare, dal poter guidare, ma anche dalle conseguenze che queste menomazioni portano, al di là delle depressioni conseguenti ma anche, proprio, in relazione alla vita oggettiva e soggettiva di quell’uomo e di quella donna. Per cui una valutazione del genere, indubbiamente, deve essere tenuta presente.
Ancora, abbiamo visto che nell’ultimo periodo, in assenza di prescrizioni normative, i magistrati hanno deciso loro, non dico autonomamente, ma indubbiamente con discrezionalità – infatti ci sono state le sentenze più disparate su casi assolutamente simili sia nell’accadimento sia, soprattutto, per ciò che ci riguarda, nelle conseguenze – finché non c’è stata una sentenza della Corte di cassazione, la n. 12.408 del 7 giugno 2011, emessa, appunto, dalla III sezione della Corte di cassazione che, in maniera abbastanza anomala ma, insomma, dal punto di vista giurisprudenziale corretta, ha esteso a tutto il territorio nazionale la tabella che era stata indicata in maniera primaria dal tribunale di Milano e, successivamente e spontaneamente, utilizzata anche da altri tribunali. Ebbene la Corte di cassazione, con questa sentenza sicuramente innovativa, anche nelle modalità, ha ritenuto che gli impianti risarcitori contenuti in quella tabella rappresentassero il valore da considerare equo. Peraltro questo orientamento è stato successivamente confermato dalle sentenze della Corte di cassazione n. 14.402, n. 7.272 e dall’atto n. 134, rispettivamente del 2011, del 2012 e del 2013. Per cui, in particolare, la prima sentenza, la n. 12.408 della Corte di cassazione, ha ritenuto che le tabelle elaborate, appunto, dall’osservatorio di giustizia civile del tribunale di Milano fossero da considerarsi per tutto il territorio nazionale, per cui non solo per Milano ma per tutto il territorio nazionale, le più congrue, sia per il metodo di calcolo, sia per i valori risarcitori. Tali tabelle rappresentavano, c’è anche questo da dire, il frutto di unPag. 109annoso e meditato dibattito dottrinale in merito al danno alle persone. Questo è per quanto riguarda la giurisprudenza che ha in qualche modo «normato» questa fattispecie.
Ebbene, che cosa abbiamo visto ? Lo schema del decreto del Presidente della Repubblica di cui agli articoli 138 e 139 del famoso decreto legislativo n. 209 del 2005, oggi all’attenzione dell’Esecutivo, ha in qualche modo indicato delle tabelle sicuramente penalizzanti rispetto a questa fattispecie che, ormai da tempo, da circa due anni, in qualche modo è stata applicata da tutti i tribunali. Adesso non vogliamo dire che l’osservatorio di giustizia civile di Milano fosse il verbo a cui attenersi ma che ci sia, però, questa forte disparità di valutazione, con quello che in qualche modo dal 2011 al 2013 la giurisprudenza ha applicato per questo tipo di danno, lo ripeto, sia per quanto riguarda il cosiddetto concetto di invalidità permanente ma soprattutto per quello che è il cosiddetto danno biologico, di relazione, è perlomeno singolare. D’altronde, come qualcuno che mi ha preceduto ha indicato, ci sono stati forti reazioni da parte delle associazioni dei consumatori, dei familiari di quelle vittime; è come se io, in qualche modo, fossi riuscito ad ottenere dieci da una sentenza del 2012 e siccome sullo stesso fatto la ottengo nel 2005, prendo cinque.
Insomma, questa disparità è assolutamente sbagliata. Poi, abbiamo visto, nel periodo ulteriore, in fase patologica, che c’è stata una serie di problematiche relative a queste valutazioni. Allora, chiediamo al Ministro – visto che normalmente il concetto di risarcimento danni o l’abbassamento del risarcimento danni o, soprattutto, una serie di iniziative di natura giudiziaria e di natura anche parlamentare, per evitare alle assicurazioni l’innalzamento dei costi, dovrebbe in qualche modo comportare un abbassamento delle polizze – se ciò c’è stato o non c’è stato. Oggi la nostra intenzione non è né di boicottare né di fermare né di bloccare questo decreto, ma quello che oggi chiediamo – e qui, in conclusione, mi rivolgo, appunto, al Ministro – è questo: fermiamoci un secondo, sospendiamo questa emanazione, facciamo un’indagine conoscitiva, approfondiamo l’argomento, chiamiamo i consumatori, cerchiamo di capire perché vi è questa disparità di valutazione tra quello che, prima l’osservatorio di Milano, poi i tribunali d’Italia e infine la Cassazione hanno ritenuto equo e quello che invece il Ministero vorrebbe emanare.Pag. 110
Fermiamoci a capire perché – lo ripeto, e lo voglio premettere – noi siamo assolutamente favorevoli all’emanazione di questa tabella unica. Noi vogliamo che in Italia ci sia una sola Italia e che in Italia, per lo stesso tipo di danno, vi sia esattamente lo stesso equo risarcimento, ma questo, a nostro parere, deve ancora nascere da un’ulteriore valutazione e approfondimento. Infatti, tutto vorremmo ma mai che questi soggetti, che hanno subito, un giorno della loro vita, un grave danno, subiscano anche la beffa di un risarcimento che equo certamente non è.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gutgeld. Ne ha facoltà.

  ITZHAK YORAM GUTGELD. Signor Presidente, colleghi, colleghe, Ministro, questa mozione si occupa di un tema delicato e complesso, delicato perché si tratta di garantire un giusto risarcimento alle vittime di gravi danni. Si tratta di persone che hanno subito traumi, dolore, infortuni debilitanti; si tratta di famiglie che si sono trovate in difficoltà e che qualche volta hanno addirittura visto i loro progetti di vita spazzati via. Il nostro primo pensiero va rivolto a loro. La preoccupazione di quest’Aula dovrebbe essere garantire un equo, congruo e tempestivo risarcimento a queste persone e queste famiglie.
Dicevo che il tema è delicato, ma anche complesso, perché il sacrosanto diritto delle vittime non è l’unico diritto che dovremmo salvaguardare: dobbiamo anche tener conto del diritto delle famiglie e delle imprese italiane di avere servizi essenziali a costi giusti. L’assicurazione RC auto è uno di questi servizi essenziali. Anzi, siccome è giustamente obbligatorio, essa è di fatto una specie di tassa, una tassa, se mi permettete di usare questo termine, che ha visto l’anno scorso gli italiani sborsare circa 22 miliardi di euro. Per usare un metro di paragone piuttosto attuale: l’assicurazione RC auto ha pesato cinque volte e mezzo quanto l’IMU sulla prima casa. Cioè, per ogni euro che abbiamo pagato per l’IMU prima casa ne abbiamo pagati cinque e mezzo di RC auto.
Quindi, si tratta di una spesa molto importante per le famiglie e si tratta di una spesa più alta in Italia che in altri Paesi europei, a volte addirittura il doppio. Questo è unPag. 111problema, un problema per le famiglie, soprattutto per quelle di fascia di reddito medio-bassa. Per loro questa tassa rappresenta una fetta importante del reddito disponibile. Ricordo anche che il costo dell’assicurazione è particolarmente alto in alcune regioni del Mezzogiorno, a causa sia delle cattive condizioni delle strade sia della più alta incidenza delle frodi. In queste regioni il costo dei sinistri è più alto e questo costo si riversa sui prezzi. Siccome in queste regioni il reddito medio delle famiglie è più basso, il problema è particolarmente grave e ricade naturalmente sulle spalle degli assicurati virtuosi. Ma è anche un problema per le imprese, non solo per le famiglie, in primo luogo perché anche loro pagano l’assicurazione per i mezzi di loro proprietà e ancor più importante è l’effetto indiretto sul costo del lavoro complessivo dell’impresa: i rincari delle RC auto si traducono in un tasso di inflazione più alto e, quindi, in un aumento dei salari più rapido che negli altri Paesi europei.

Pag. 112

  È un aumento che non crea ricchezza per i lavoratori, perché se va bene compensa il carovita, ma un aumento che penalizza le nostre imprese che competono su mercati esteri con imprese di altri Paesi europei. Prendo un minuto per spiegare questo punto di estrema importanza. Sentiamo spesso, in questi giorni, che il nostro Paese perde di competitività rispetto ai Paesi concorrenti, in particolare la Germania. La Confindustria si lamenta giustamente che dall’entrata in vigore dell’euro negli ultimi 12 anni il costo del lavoro in Italia è aumentato del 20 per 100 più che in Germania. È un enorme problema. La metà di questo aumento è dovuto proprio al tasso differenziale di inflazione, cioè da noi l’inflazione è stata mediamente un punto all’anno più alta che in Germania. Questo differenziale è interamente legato ai costi dei servizi: energia, trasporti, servizi finanziari, servizi professionali, raccolta rifiuti e appunto assicurazione auto. Questo differenziale equivale dopo dodici anni di una tassa annuale su famiglie e imprese a 90 miliardi l’anno, 3 volte l’IRAP, quindi i rincari dei servizi impoveriscono i ceti medio-bassi e rappresentano un problema strategico per la competitività del Paese nella battaglia commerciale all’estero. Ecco perché il diritto ai servizi a costi giusti è così importante; è un diritto che il Parlamento dovrebbe difendere sempre tenendo conto del diritto delle vittime a un congruo, equo e tempestivo risarcimento.
Perché i prezzi della RC auto sono così più alti da noi ? Siccome l’80 per 100 dei premi che incassano le compagnie viene pagato come risarcimento danni agli assicurati il problema principale è che da noi l’ammontare di questi sinistri è molto più alto che altrove. Nel 2011 le compagnie assicurative italiane hanno pagato quasi 14 miliardi come risarcimento danni agli assicurati; le compagnie francesi ne hanno pagati 6 miliardi: meno della metà.
Perché abbiamo un costo così alto dei sinistri ? Ci sono varie ragioni. Alcune strutturali. Abbiamo strade peggiori, una più alta densità di macchine. Altre ragioni sono legate invece ai comportamenti degli assicurati e delle compagnie; abbiamo un tasso più alto di frodi, minor utilizzo di carrozzerie convenzionate. In questo contesto anche la questione dellePag. 113tabelle di risarcimento è importante. Come ha già illustrato l’onorevole Boccuzzi, abbiamo queste due tabelle: le tabelle sviluppate con un processo che è durato qualche anno che fanno parte del decreto del Presidente della Repubblica, dall’altra parte c’è il pronunciamento della Corte di Cassazione del 7 giugno 2011 che ha stabilito altre tabelle di riferimento per il risarcimento. Le due tabelle come è stato già detto in realtà non sono omogenee, quella del decreto del Presidente della Repubblica si riferisce solo al danno biologico, mentre quella della Corte di cassazione al danno cosiddetto non patrimoniale nel suo complesso, cioè biologico più morale.
Ecco perché promuoviamo un rapido e approfondito confronto nelle Commissioni parlamentari per risolvere questo problema a seguito del quale sarà possibile soddisfare sia le esigenze delle vittime sia le esigenze delle famiglie e delle imprese italiane a questo servizio a un costo adeguato.
Nei pochi minuti che mi sono rimasti approfitto per fare un appello riguardo il tono e lo stilo del dibattito politico economico e sociale su questo importante tema. Sarebbe fin troppo semplice approfittare del dolore, delle difficoltà e dell’empatia che suscitano le vittime degli incidenti, ma il mio invito è di non cadere nelle trappole di un facile populismo; in questa materia ci sono tre tipologie di attori economici con chiari e legittimi interessi: le compagnie assicurative, gli agenti assicurativi e gli avvocati infortunistici che rappresentano le vittime.
Le compagnie assicurative hanno l’interesse a contenere il costo dei sinistri ben sapendo che in un mercato competitivo e trasparente la riduzione dei risarcimenti porterà ad un calo dei premi. Per loro questo comunque sarebbe un risultato positivo: premio più basso significa meno evasione, abbiamo 3 milioni di macchine che non sono assicurate del tutto e l’evasione più alta, più diffusa nelle regioni con i prezzi più alti. Premi più bassi significa per loro anche la possibilità di vendere altri prodotti come il CASCO molto più diffusi in altri Paesi.
I risarcimenti più bassi si traducono in prezzi più bassi in un mercato trasparente. Su questo punto bisognerà assolutamente lavorare: oggi la trasparenza dei prezzi nel mercato assicurativo italiano è limitata. La rilevazione dei prezzi fatta dall’ISTAT guarda soprattutto le tariffe tabellari, e non i prezzi effettivamente praticati. È necessario, a nostro avviso, metterePag. 114in piedi un meccanismo indipendente che rilevi i prezzi effettivi praticati dalle varie compagnie, ed è una condizione necessaria per assicurare che qualunque eventuale riduzione dei risarcimenti si traduca in un vero beneficio per i consumatori. Questo sarà uno dei temi da affrontare.
Gli avvocati infortunistici hanno invece un legittimo interesse ad ottenere i risarcimenti più alti possibili, questo è un dato di fatto; anche se questi risarcimenti più alti comporteranno premi più alti per tutti. Noi, nel fare l’indagine, dovremo capire gli interessi dei vari soggetti, interpretare le loro posizioni e le loro sollecitazioni, ma alla fine il nostro compito è di proteggere e di garantire due e solo due diritti: quello delle vittime ad un equo e congruo risarcimento, e quello delle famiglie e delle imprese ad ottenere il servizio ad un costo giusto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Matteo Biffoni. Ne ha facoltà.

  MATTEO BIFFONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Ministro, so che l’arte della retorica sconsiglia di avviare un intervento pubblico citando numeri e dati, ma credo che per inquadrare la delicatezza dell’argomento di cui stiamo discutendo sia rilevante partire dagli ultimi dati ISTAT disponibili, quelli del 2011: 205.638 incidenti stradali con lesioni a persone, 3.860 decessi; il numero dei feriti ammonta a 292.019, ossia come se fosse rimasta coinvolta in sinistri stradali l’undicesima città italiana, sostanzialmente Catania prima di Venezia. E se certo è molto difficile valutare nel dettaglio tutti i costi legati agli incidenti stradali (considerate che questi non comprendono solo le spese sostenute per le cure mediche, la riabilitazione, l’adattamento alla disabilità, i sistemi assicurativi di assistenza sociale, ma anche le ripercussioni economiche sulla società e sui datori di lavoro, che perdono membri della forza lavoro stessa; ed anche i familiari dei feriti possono essere coinvolti, qualora debbano assisterli), è interessante tenere presente che stiamo discutendo di un argomento i cui costi, secondo le stime più diffuse, nell’Unione europea ammontano all’incirca al 2 per cento annuo del PIL dell’Unione stessa, pari a una cifra di circa 180 miliardi di euro per il 2012. È ovvio dunque che l’attenzione per il tema in trattazione è alta, considerata la posta in gioco.Pag. 115
Ma vi è un altro aspetto che mi interessa esplicitare subito. Va infatti sottolineato che complessivamente i sinistri in Italia sono diminuiti del 22 per cento in dieci anni; è altrettanto vero però – sia detto subito e chiaro – che le tariffe RC Auto non hanno certo seguito lo stesso andamento, nonostante tutte le politiche mirate alla liberalizzazione e alla concorrenza.
Tutta questa premessa serve per introdurre e dare sostegno alla mozione di cui stiamo discutendo, che, come già illustrato dai miei colleghi, chiede al Governo l’impegno di sospendere l’emanazione del decreto del Presidente della Repubblica avente ad oggetto le nuove tabelle di risarcimento delle menomazioni e dell’integrità psicofisica. La materia è assai spinosa e presenta una caratteristica chiaramente controversa: la tabella unica nazionale in discussione, che ha lo scopo di uniformare in tutto il territorio italiano la misura degli indennizzi individuando un criterio unico, sostanzialmente riduce a meno della metà tutti i risarcimenti danni alle persone, che a causa di un incidente stradale sono state colpite sia da un danno di lieve entità, che certo comporta un problema ma che tendenzialmente non condiziona il futuro di chi ci si trova coinvolto, che da una grave menomazione permanente, che invece compromette in misura più o meno grave lo svolgimento autonomo delle attività minime della vita quotidiana.
E se assolutamente condivisibile appare lo scopo di armonizzare per legge i risarcimenti su tutto il territorio, non va dimenticato che tale criterio esiste già da un paio di anni ed è stato adottato da tutti i tribunali italiani e consacrato dalla Corte di cassazione. Quest’ultima infatti ha esteso a tutto il territorio nazionale i valori di risarcimento indicati nelle tabelle utilizzate dal tribunale di Milano: tabelle che proprio in questi giorni sono state adeguate all’aumento del costo della vita con un aumento del 5,6 per cento; tabelle che divergono nei valori espressi in maniera significativa da quella predisposta dalla commissione di studio; tabelle che, comunque, sono state applicate nei tribunali italiani in attesa dell’intervento del legislatore.
Ci capiamo meglio con un esempio conosciuto, piuttosto noto: un uomo di 35 anni, con una lesione permanente del 50Pag. 116per cento – ad esempio, la perdita di una mano – viene risarcito, secondo le tabelle del tribunale di Milano, con un importo base che parte da 384.319 euro.

Pag. 117

  Se venissero applicate le nuove tabelle, questa liquidazione dovrà subire un netto ridimensionamento e lo stesso sfortunato signore dovrebbe ricevere un risarcimento base di 222.366 euro. La discrasia appare di tutta evidenza e robusta e lascia perplessi e, a mio modo di vedere, proprio per questa perplessità va ben valutata e va approfondita, altrimenti lascia sul campo ombre che ne affaticano la comprensione e soprattutto la condivisione. Non apro, ma accenno solo, al rischio di una plausibile mole di introduzione di giudizi in tribunale, che a mio modo di vedere si rischierebbe di avere con l’attuale formulazione delle tabelle contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 2013 che, lasciando margini di discrezionalità, consente comunque un aumento del risarcimento.
La preoccupazione di aver compiuto un lavoro che davvero contemperi quelle esigenze di cui si parla nella mozione non è solo di chi ha sottoscritto e di chi oggi parla, se prevedibilmente la formulazione delle tabelle è fortemente osteggiata dagli avvocati, legate ormai alle tabelle stabilite dal tribunale di Milano, indicate dalla Cassazione come criterio standard e preferenziale. In una nota dell’Associazione nazionale forense si parla di come lo schema di decreto del Presidente della Repubblica sia semplicemente da cestinare, un sopruso perpetrato a danno dei cittadini e a favore dei gruppi assicurativi. Altrettanto radicale è il «no» giunto dall’Associazione di tutela delle vittime della strada e dei consumatori. L’Associazione vittime della strada lo definisce un provvedimento che punisce chi non ha colpa e lede la dignità di chi ha diritto ad un equo risarcimento piuttosto che ad una elemosina, opponendosi ad un decreto che giudica negativo e pesante per la vita e la salute dei cittadini e che invece tenderebbe, a loro modo di vedere, a favorire i gruppi assicurativi. Alcune associazioni arrivano a minacciare di appellarsi alla Corte costituzionale se il decreto sarà varato, basandosi proprio sull’assunto che in una situazione del genere, semplificando al massimo, ci rimettono i cittadini e ci guadagnino le assicurazioni. Ed è quasi scontato che non sia possibile trattare questo argomento senza anche brevemente fare riferimento al dato che l’Antitrust ci comunica. In Italia le polizze RC auto sono più care e crescono piùPag. 118velocemente rispetto al resto d’Europa. Considerando infatti livello dei premi in cinque Paesi, Italia, Francia, Germania, Olanda e Portogallo, da noi il premio medio è più del doppio di quello francese o portoghese, supera quello tedesco addirittura dell’80 per cento e quello olandese del 70 per cento. Su questo credo sia fondamentale avviare un lavoro di riconsiderazione complessiva della materia, nell’ottica di tutelare le assicurazioni da tutti coloro che barano e permettere quindi l’avvio di un percorso virtuoso di abbattimento del costo dei premi e, al contempo, mettere al riparo chi è vittima di un sinistro stradale e i suoi familiari.
E dunque, se è vero com’è vero, che il costo delle polizze è certo incrementato da una sinistrosità eccessiva nel nostro Paese e, se è vero che è assolutamente prioritario dare una svolta radicale a quell’insano malcostume dei sinistri frode e che è certo necessario intervenire su quella massa di oltre 3 miliardi di risarcimenti pagati dalle assicurazioni per i sinistri di lieve entità, quelli sotto il 9 per cento, non appare certo equo impattare immediatamente sul decurtamento dei risarcimenti rispetto alle tabelle attualmente applicate per le vittime più esposte, quelle per cui le lesioni si tramutano in un peggioramento netto delle condizioni di vita, e partire da un problema vero di costi per le famiglie e di competitività per le imprese legate alle tariffe assicurative che questo Paese sconta. Ciò anche perché il risarcimento delle lesioni più importanti, che è sostanzialmente un risarcimento per la menomazione della vita futura, è assai difficilmente oggetto di frode o di una guidata operazione di gonfiaggio, ma vi è qualcosa di più.
Il legislatore non si è certo mostrato insensibile al tentativo di dare risposta alla condivisibile richiesta di intervento che le compagnie assicuratrici hanno lanciato. Al dichiarato intento di fronteggiare in modo risoluto il fenomeno delle truffe alle assicurazioni per calmierare la liquidazione dei danni alle persone di modica entità, con il decreto-legge n. 1 del 2012 è stato varato un pacchetto di disposizioni ad hoc, naturalmente ampliato in sede di conversione. In particolare, fatemi citare il comma 3-ter, che modifica l’articolo 139 del codice delle assicurazioni, al cui secondo comma aggiunge il seguente periodo: in ogni caso di lesioni di lieve entità che non siano suscettibili di accertamento clinico strumentale obiettivo non potranno dar luogo a risarcimento per danno biologico permanente.Pag. 119Con ciò andando dunque incontro alle indicazione dell’ANIA, dell’Associazione nazionale imprese assicuratrici, secondo cui, come accennato, ci sarebbe un fattore che più di ogni altro inciderebbe sui costi annuali delle compagnie, il risarcimento per lesioni lievi alle persone, che rientra di conseguenza tra le cause dell’aumento dei premi RC auto e moto nel nostro Paese.
Non basta ? Si può fare di più ? Certamente. Tutto quello che si può fare per regolamentare in maniera efficace la materia del risarcimento danno da sinistro stradale per permettere alle assicurazioni di pagare solo i danni dovuti e riversare poi i risparmi ottenuti nell’abbattimento dei premi pagati dal cittadino e dalle imprese deve essere obiettivo primario dell’attività del Parlamento. Fatemi constatare però che, a mio modo di vedere, se non chiariamo bene, definitivamente e approfonditamente, la questione del nuovo dettato tabellare, si corre il rischio di non andare ad obiettivo, anzi di poter compiere un’ingiustizia.
Inevitabile, pertanto, appare che, come si chiede nella mozione, si agisca nell’ottica di armonizzare le esigenze di un adeguato risarcimento con quelle di contenere i costi delle polizze assicurative.
Ricordando che già il Parlamento si era espresso nell’ottica dell’applicazione delle tabelle del tribunale di Milano nel 2011 quale parametro di riferimento nazionale – tabelle a cui si continuerà a fare riferimento in attesa di una nuova decisione – questa mozione vuole evitare che la pubblica opinione possa pensare che si disponga una regolamentazione che, certo, stabilisca un criterio unico nazionale – che, ribadisco, grazie all’opera della magistratura, peraltro, esiste già – ma, partendo dall’abbattere i risarcimenti danni senza un approfondito studio a monte che affronti il tema vero del problema, inizi colpendo i più esposti…

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  MATTEO BIFFONI. … senza oltretutto che sia chiaro, al di là – concludo – delle mere dichiarazioni delle imprese assicuratrici, come e quando il costo delle polizze si abbasserà e cittadini e imprese ne percepiranno i benefici. Infatti – è un ammonimento che credo che questa Camera e il Governo debbano tenere in adeguata considerazione – lo schema diPag. 120decreto del Presidente della Repubblica dovrà adeguatamente tenere conto che la funzione del risarcimento è principalmente riparatoria e che il risarcimento non è un mero indennizzo.
Non essendo questo lo spirito con cui, a mio modo di vedere, si deve dare risposta a questo delicatissimo argomento, appare corretta una sospensione per un approfondimento parlamentare che dia esito definitivo, capace di dare risposte giuste ed eque agli attori coinvolti in questa discussione. A giovarne sarà l’intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Avverto che è stata testé presentata una nuova formulazione della mozione Boccuzzi ed altri n. 1-00099. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l’allegato A – Mozioni).
Non essendovi altri iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni. Il Governo ha fatto sapere alla Presidenza che si riserva di intervenire successivamente. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

7 Commenti

  1. patroc. strag. Riccardo Nicotra (CT)

    Mai è successo che le compagnie, hanno abbassato i premi assicurativi (premi per loro, una manna dal cielo per meglio dire, “confortata” da sempre da un governo che si gira sempre dall’altro lato, e nelle migliori ipotesi, disattento in quanto “non legge” i disegni di legge già fabbricati e confezionati dalla cupola dei noti banchieri-assicuratori)!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Chi controlla il controllore, composta da controllati? Come dire di fare gestire la giustizia, far controllare il territorio per stroncare il delitto e il malaffare, da assassini, ladri, mafiosi, magnacci e prostituti/e (col massimo rispetto parlando, per queste ultimi). L’apoteosi in chiave moderna della dittatura, sottilmente distribuita democraticamente nelle mani dei soliti “compagni di merende” e dei soliti “furbetti del quartierino”. Sicuro che i parlamentari eletti, rappresentano i cittadini del popolo italiano? Sicuro che i parlamentari fuori corso ormai, hanno perso i loro privilegi e sono tornati cittadini comuni?
    Chi è il vero regista di tutto ciò?

    Risposta
  2. DANIELE ZARRILLO

    Mi ricordo quando combattevamo contro il risarcimento in forma specifica stravolto dalle compagnie: eravamo tutti concentrati sul problema e nessuno di noi si è accorto del colpo di mano che veniva proposto con la legge 27.

    Chi può tenda le orecchie per tutti noi e ci tenga informati. Nostro il compito di agire e prevenire, ci siamo già passati più di una volta.

    Ricordo poi che si avvicinano le vacanze per tutti…
    …vi viene in mente qualche decreto e/o operazione di parlamentari e deputati a tradimento?

    Stiamo attenti.

    P.S: per aver letto questo messaggio avete diritto a 3 crediti formativi… 🙂

    Risposta
  3. stefano mannacio

    Caro Daniele,
    mi prendo volentieri i tuoi crediti formativi che basterebbe chiamare ore per ritornare alla normalità. Se poi si abolisse dal dizionario tale orribile e burocratica dizione sarebbe meglio, come i controlli e le firme sull’entrata e sull’uscita da un corso che mi ricordano i film di Fantozzi.
    Sulla questione della legge 27 le cose sono andate un pò diversamente. L’art. 29 del decreto liberalizzazioni conteneva già il formulato pro risarcimento in forma specifica mentre gli emendamenti sul risarcimento del danno alla persona furono introdotti al senato in seconda lettura il 14 febbraio e approvati velocemente. Me lo ricordo bene perchè quel giorno eravamo a Roma ad un convegno di CNA professioni. In quel frangente abbiamo avuto alcuni incontri tempestivi con l’Associazione Familiari Vittime della Strada e l’assistente del senatori Amato (tramite Bizzarri) e Lillo, nonchè tutte le rappresentanze dei medici legali. I tempi di reazione sono stati immediati i risultati purtroppo negativi, perchè il Governo formulò subito un parere positivo su quegli emendamenti. Mi ricordo inoltre che ci attivammo anche con l’ordine degli psicologi cui abbiamo fornito documenti per redigere una lettera. Ci sono fregature in agguato? Sempre, basta leggere questo resoconto e l’indagine dell’antitrust. C’è qualcuno a monitorare la situazione? Si. Esiste un gruppo di persone in grado di attivarsi? Si, ma non esiste un organismo costante di pressione che svolga una attività istituzionale importante, spesso delegata alla buona volontà o capacità dei singoli. Per le lesioni gravi invece si è riusciti per ora a bloccare tutto con un lavoro metodico cui abbiamo partecipato unitamente a tanti validi professionisti ed esponenti di varie associazioni (Vittime Strada, SISMLA, UNARCA, OUA, Valore Uomo).

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  4. DANIELE ZARRILLO

    Caro Stefano,
    ti ringrazio per il commento e ricordo non bene come te tutti i passi fatti.
    E’ che da un po’ di tempo a questa parte vivo l’arrivo delle vacanze con ansia crescente.
    Penso che sia necessario che ognuno di noi si renda conto che ogni momento di tranquillità nel nostro campo serve a lavorare su nuove strategie per renderci inattaccabili, piuttosto che doverci solo difendere quando le prese di posizione filo-assicurative arrivano.

    Quello della certificazione è un ottimo inizio. Il riconoscimento del Professionista è un grande punto di svolta.
    Dobbiamo crederci e evitare i “però”, i “ma”, i “si poteva includere anche questo” o “si poteva fare meglio”.

    Da qualche parte dovevamo partire e siamo partiti.

    Le persone valide come te ci sono e servono a tener viva la categoria, ma dobbiamo svegliarci e agire come un sol uomo, agendo di anticipo.

    Come hai capito sono un agitatore di animi, non di folle, che è ben diverso.

    Buon lavoro e a presto.

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  5. Mirko Melozzi

    Nella discussione parlamentare emerge chiaramente quanto di buono è stato fatto fino ad adesso. Ci sono dati interessanti e prese di posizione piuttosto nette, ma c’è ancora chi tenta in modo più o meno celato di “rigirare la (solita) frittata” sulla bizzarra tendenza speculativa da parte di chi, come noi, gestisce gli interessi dei danneggiati senza peraltro spiegarne come.
    Complessivamente però quanto letto mi da la sensazine che qualcosa si stia veramente muovendo, che qualche parlamentare abbia davvero ascoltato e finalmente compreso quanto sia in gioco, quanto i dati sbandiaerati dall’Ania sia perlopiù mera propaganda commerciale.
    E’ del tutto evidente come il contenuto di molte posizioni siano il frutto di una “certa” conoscenza, finalmente presa a preatito da chi, per naturale esperienza diretta, ha chiaro quali siano le forze in gioco e di quanto siano tra loro sproporzionate.
    Tutto ciò non vuol dire vittoria, anzi c’è da aspettarsi una maggiore pressione da parte delle Compagnie sull’approvazione di tutti quei provvedimenti, divieto della cessione del credito prima su tutti, che consentano loro un maggior controllo di tutto “l’indotto” liquidativo.
    Noi, da parte nostra, dovremmo continuare a produrre una rete informativa agile e capillare che ci eviti brutte sorprese.

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  6. DANIELE ZARRILLO

    Sono perfettamente daccordo col collega Melozzi,
    agire insieme, dimenticando bandiere e magari unendole sotto il liet motiv comune per far sì che nulla passi in sordina.

    Ottimi propositi, speriamo condivisi da tutti e affrontati con il giusto entusiasmo.

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    1. fulvio

      sono stato investito nel settembre del 2013 trauma cranico 6 vertebre 5 costole fratturate menisco mediale gamba six fratturato la gamba si blocca ulcera dovuta a stress e medicinali ricoverato emoclobina a 7 causato danno cerebrale 3 trasfusioni. Ebbene non mi dilungo oltre dico soltanto che io non sono più la stessa persona non posso svolgere la mia vita come prima.
      Chiedo ai Signori Parlamentari tutti di impegnarsi affinche non vengano fatti altri regali alle assicurazioni. GRAZIE

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