Nostra opinione sul Foglio sul DDL Concorrenza per quanto riguarda la professione forense

Il Foglio è impreciso, perchè la norma che chiarisce definitivamente che l’attività stragiudiziale non è esclusiva degli avvocati,non è contenuta del DDL concorrenza. L’articolo è però interessante e contiene un nostro parere.

Arretramenti e barricate degli avvocati anti liberalizzazioni

Roma. L’apertura della professione forense a maggiore concorrenza è come la tela di Penelope: un governo tesse, il Parlamento disfa, un nuovo governo ci prova, ma poi fa dietrofront. Prova e riprova, nel tempo alcune cose mutano: oggi le famigerate tariffe professionali sono parametri indicativi e non più obbligatori, mentre ogni cliente ha diritto a chiedere al suo legale un preventivo per la prestazione richiesta. Non è molto, i passi avanti sono avvenuti soprattutto sul fronte consumeristico, mentre poco è accaduto “sul lato dell’offerta”, cioè nelle regole che disciplinano accesso, assetto economico e organizzazione della professione. Così, continuiamo ad avere una pletora di piccoli e piccolissimi studi legali, giovani praticanti sfruttati per anni, aree del paese in cui il confine tra avvocato e sbrigapratiche è purtroppo labile (a danno della professione e della sua onorabilità, sia chiaro).

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 Un campione dell’avvocatura antimercatista è Maurizio de Tilla, oggi al vertice dell’Associazione Nazionale Avvocati. Da anni lancia anatemi contro la liberalizzazione della professione. Ora il suo obiettivo è contrastare il tentativo del ddl Concorrenza di consentire in Italia la costituzione di società multidisciplinari e l’apertura degli studi legali ai soci di capitale non avvocati. Evoca i poteri forti, de Tilla. Eppure non tutti i colleghi la pensano come lui: “Il nanismo è un grave problema e la società di capitali una possibile soluzione – dice Alessandro De Nicola, avvocato e presidente dell’Adam Smith Society – Se poi ci saranno anche le banche o le assicurazioni a partecipare, il consumatore ne avrà beneficio, a patto che ci sia severa regolamentazione dei conflitti di interessi”. Infine, sulle società multidisciplinari, il commento più efficace è del presidente del Cupsit (Comitato unitario patrocinatori stragiudiziali italiano), Stefano Mannacio: “Con me lavora una giovane praticante avvocato. Per quale ragione non posso un giorno chiederle di aprire un’attività congiunta, ognuno con la propria specificità?”.

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