Passa alla Camera la PDL sulle professioni non regolamentate in prima lettura. Un risultato atteso da vent’anni.

  • Approvate le proposte di legge su professioni non organizzate in ordini o collegi
    Nella seduta odierna la Camera ha approvato il testo unificato delle proposte di legge (C. 1934 – C. 2077 – C. 3131 – C. 3488 – C. 3917-A) concernenti disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.
    Ecco l’intervento molto chiaro dell’Onorevole Raisi e in seguito tutto lo storico resoconto:

    ENZO RAISI. Dicevo che credo sia un provvedimento lungamente atteso dalle tante associazioni delle professioni non riconosciute e non regolamentate. I numeri, come diceva prima Cimadoro, variano. In realtà, sono anche abbastanza precisi. Noi abbiamo 1 milione 700 mila professionisti iscritti agli ordini in Italia e circa 3 milioni di professionisti non regolamentati da albi o collegi che insieme contribuiscono alla produzione di oltre il 15 per cento del PIL, quindi parliamo di settori importanti per il Paese.
    Vi è stato, in questi anni, un tentativo a monte, anche attraverso opere intelligenti, come ad esempio il contributo del CNEL, dello stesso De Rita che ha in qualche modo identificato nuove professioni che andavano via via emergendo, con i cambiamenti anche nei mercati e le necessità ed esigenze che essi richiedono, in virtù del fatto che queste nuove professioni garantiscono anche nuovi tipi di servizi che dovevano in qualche modo interagire con i vecchi ordini professionali. Il fatto di essere non riconosciuti dal punto di vista normativo e non avere un’identità ha creato delle grandi difficoltà.
    Debbo dire, peraltro, che si è cercato spesso di rendere esclusive alcune materie. Penso al tentativo maldestro che è stato fatto, anche in sede parlamentare, in quel progetto di riforma forense che esondava nelle attribuzioni esclusive, anche da parte dell’ordine degli avvocati, su attività che nulla hanno a che fare con l’attività forense prettamente intesa come attività davanti al magistrato o al tribunale.
    Credo che, da questo punto di vista, onestamente sia stato compiuto un grande passo in avanti da parte del provvedimento in esame che finalmente dà visibilità, credibilità e certezza giuridica a quelli che fino ad oggi erano dei veri e propri clandestini del mercato, cioè le professioni non regolamentate e non riconosciute. Sono tante queste professioni. Era tanto atteso questo momento e credo sia effettivamente un grande passo in avanti quanto stiamo facendo e abbiamo fatto in questa sede.
    Ho riscontrato, anche da parte di alcuni interventi (soprattutto di chi ha sempre rappresentato le lobby di ordini professionali in questa sede; c’è un parlamentare storico che lo ha fatto) il tentativo, ancora una volta, di sminuire questo importante approccio che è stato portato avanti con un provvedimento che, lo ripeto, costituisce una pietra miliare rispetto ad una battaglia che ormai è trentennale e su cui tante volte si è insistito. A volte si è anche portato sul tavolo materie confuse e tentativi di affiancare le professione legittime (esistono sicuramente anche truffe in certe prestazioni di servizi) a professionisti che, da anni, operano sul mercato e che, nel resto d’Europa, hanno ricevuto un riconoscimento da parte delle normative dei vari Paesi europei tanti anni fa mentre in Italia, purtroppo, hanno fatto fatica ad ottenerlo per una serie di corporazioni che di fatto glielo hanno impedito .
    Oggi credo che sia stato fatto finalmente un passo in avanti e che la lobby che per tanti anni lo ha impedito sia stata sconfitta in questa sede parlamentare. Credo che sicuramente non sia un punto di arrivo, ma un importante punto di partenza che gratifica il lavoro svolto anche dalla nostra Commissione che voglio qui ringraziare. Voglio ringraziare il relatore, tutta la Commissione e anche il Governo per avere portato a conclusione un primo passaggio parlamentare importante.
    Da oggi se, come penso e come credo, questa norma sarà votata – attendiamo e speriamo che il Senato riconfermi il lavoro che è stato svolto e non blocchi un provvedimento lungamente atteso dalle professioni non riconosciute e non regolamentate – vi sarà anche una grande opportunità in questo Paese per tanti giovani di intraprendere nuove professioni.
    Tante volte abbiamo detto che bisogna dare un futuro ai giovani: creando queste nuove professioni, dando una visibilità giuridica e una certezza giuridica a queste nuove professioni, finalmente diamo anche la possibilità a tanti giovani di entrare nel mercato del lavoro. Questa è l’altra grande conquista che forse è stata poco sottolineata. È un grande atout che si dà ad un’intera generazione per creare nuove professioni richieste dal mercato.
    Pensate soltanto nel campo giuridico quanti sono gli spazi enormi per queste nuove professioni che vengono richieste e che non debbono e non possono entrare nelle competenze esclusive della professione forense che è un’altra cosa. Credo che oggi possiamo segnare un punto a favore nella modernizzazione del nostro Paese. Possiamo segnare un punto a favore per le professioni non riconosciute che per tanto tempo hanno in qualche modo sofferto e portato avanti, anche con grande difficoltà, le proprie attività nel mercato e che oggi finalmente hanno un riconoscimento giuridico di una norma che consente finalmente di operare tranquillamente sul mercato del lavoro. Poi spetterà loro, anche per la credibilità delle proprie certificazioni professionali, di riuscire ad essere indubbiamente una forza di modernizzazione e rinnovamento per le libere professioni.
    Chiaramente dichiaro un voto favorevole da parte del gruppo di Futuro e Libertà su questo provvedimento. È un provvedimento che il nostro gruppo attendeva da tempo e sul quale oggi vota convintamente a favore, sottolineando questo aspetto importante anche di grande innovazione e modernizzazione che stiamo introducendo con questa normativa.
    Resoconto integrale della discussione:


    Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Froner ed altri; Anna Teresa Formisano; Buttiglione ed altri; Della Vedova e Cazzola; Quartiani ed altri: Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi (A.C. 19342077313134883917-A) (ore 16,20).

    PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d’iniziativa dei deputati Froner ed altri; Anna Teresa Formisano; Buttiglione ed altri; Della Vedova e Cazzola; Quartiani ed altri: Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi.
    Ricordo che nella seduta del 16 aprile si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.

    (Esame degli articoli – A.C. 1934-A ed abbinate)

    PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
    Avverto che, prima dell’inizio della seduta, sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Froner 2.13, 2.14, 4.16 e 4.15, Mantini 2.10, 4.10, 4.11 e 7.10 e Quartiani 4.13.
    Avverto altresì che la Commissione ha presentato l’emendamento 2.100 (vedi l’allegato A-A.C.1934-A ed abbinate), che è Pag. 30in distribuzione e con riferimento al quale il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato per le ore 16 di oggi.
    Avverto inoltre che, per un errore materiale, l’emendamento Siliquini 2.15 è stato inserito a pagina 9 del fascicolo, laddove invece, incidendo sul comma 6 dell’articolo 2, sarà posto in votazione dopo l’emendamento Torazzi 2.12 a pagina 7 del fascicolo.
    Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (vedi l’allegato A – A.C. 1934-A ed abbinate ), che sono distribuiti in fotocopia.

    Sull’ordine dei lavori (ore 16,23).

    GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

    PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

    GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, le chiedo un minuto soltanto per ricordare una ricorrenza storica che cade oggi, soltanto un minuto. Cento anni fa, a Fez in Marocco ci fu un pogrom terribile in cui furono ammazzati migliaia di israeliti ed oggi ricorrono i cento anni.
    Questo serva a quanti dicono che i problemi tra ebrei e mondo islamico sono sorti a causa della fondazione dello Stato di Israele. I problemi, purtroppo, c’erano anche prima ed il pogrom del 17 aprile del 1912 lo prova.

    Si riprende la discussione.

    (Esame dell’articolo 1 – A.C. 1934-A ed abbinate)

    PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l’allegato A – A.C. 1934-A ed abbinate).
    Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Cimadoro 1.10 e Siliquini 1.11 e 1.12.

    Pag. 31

    PRESIDENTE. Il Governo?

    GIAMPAOLO D’ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

    PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all’invito al ritiro dell’emendamento Cimadoro 1.10 formulato dal relatore.

    GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, noi abbiamo espresso le nostre perplessità su questo provvedimento da subito, da quando è iniziato l’iter in Commissione. Gli emendamenti che abbiamo presentato rispetto ai 10 articoli che compongono il provvedimento mirano alla soppressione di tutti gli articoli o perlomeno di otto articoli perché riteniamo che il provvedimento stesso non vada a favore dell’utente finale o del cittadino. Peraltro, si pone in contrasto con un’indagine dell’Antitrust del 1998. Così recita: «Condusse un’indagine conoscitiva sul mondo delle professioni, conclusasi con la stigmatizzazione dell’eccesso di regolamentazione delle professioni in Italia».

    Pag. 32

    L’indagine suggeriva al legislatore un percorso fondato sostanzialmente sul principio: «no» a nuovi ordini, «no» a nuove riserve professionali, «sì» al riconoscimento nelle nuove professioni in un quadro di libertà e di esercizio. Questo è il tema. Non dovevamo discutere di come imbrigliare le professioni non regolamentate. Di fatto esistono situazione drammatiche nel nostro Paese. Voglio farvi solo un esempio a corollario del provvedimento che riguarda la Camera di commercio di Bergamo, che è una delle Camere di commercio importanti sul nostro territorio nazionale. Si tratta di una banalità: un idraulico che per quattro o cinque anni ha svolto onestamente il suo lavoro presso il suo datore di lavoro, un artigiano che aveva tre dipendenti, decide di intraprendere un’attività per conto suo, va ad iscriversi alla Camera di commercio e si accorge che il suo ex datore di lavoro non aveva la qualifica per tre dei quattro punti per cui era stato autorizzato, cioè uno che fa l’idraulico, che fa le grondaie dei tetti, che fa i sanitari, che fa il riscaldamento, che fa il rinfrescamento, può fare uno, due, tre, quattro o cinque cose. Questo ragazzo si è ritrovato ad avere lasciato il lavoro, ad avere iniziato immediatamente un’attività tout court e a non poter eseguire i lavori perché non era autorizzato. La Camera di commercio avrebbe potuto dargli questa possibilità solo un anno e mezzo dopo, perché gli esami intanto non potevano essere fatti e non poteva iscriversi al ruolo. Stiamo organizzando queste nuove professioni in questo modo, non dando una possibilità di apertura, ma di chiusura, di burocrazia. Questo sarà il risultato di questo provvedimento. Signor Presidente, tutti i nostri emendamenti – faccio il corollario finale – sono soppressivi dell’articolato, per cui questo è il risultato finale.

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

    PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, in realtà devo esprimere delle valutazioni un po’ diverse da quelle del collega Cimadoro. Noi dell’Unione di centro salutiamo con grandissimo favore il percorso fatto e riteniamo anche che questo provvedimento, che è stato oggetto di un lavoro comune, che Pag. 33ha visto convergere una larghissima maggioranza parlamentare, sia un po’ un risultato storico. Con il riconoscimento delle associazioni delle nuove professioni, professioni non regolamentate in ordini e collegi, andiamo a modernizzare un settore decisivo dei mercati del lavoro nell’economia della conoscenza e completiamo la riforma delle professioni. Gli ordini professionali sono stati riformati, anche attraverso la promozione delle società professionali, la riduzione e l’eliminazione delle tariffe e molti altri provvedimenti, ma mancava il secondo pilastro. Il secondo pilastro è esattamente quello dei nuovi profili professionali e dei nuovi skill che sono emersi nel terzo millennio, negli ultimi decenni, nelle professioni in moltissimi campi, nella comunicazione, nell’informatica nel settore immobiliare e nel turismo, in moltissimi settori decisivi per il lavoro e l’economia, che non vedono però la presenza di professioni riconosciute in albi, in ordini e in collegi. Quindi, stiamo dando, attraverso un sistema che – lo dico al collega Cimadoro – non prevede esclusive, riserve o forme chiuse del tipo ordinistico, ma attraverso associazioni professionali, un riconoscimento, un momento di emersione pubblica, ad alcuni milioni di lavoratori della conoscenza, che corrispondono esattamente ai nuovi profili professionali.
    L’elenco sarebbe infinito: nei giorni scorsi, in una ricerca americana, emergevano addirittura per il futuro nuove professioni, come il genetista agricolo, il consulente della terza età. Se vogliamo, chi più ne ha più ne metta, perché, in effetti, abbiamo bisogno di servizi per la persona, di nuovi servizi per le imprese, tutti basati su un certo grado di contenuto intellettuale e professionale.
    Viviamo nell’epoca del capitalismo intellettuale ed è giusto che esistano nuove forme professionali e di lavoro diverse da quelle rigidamente inquadrate in ordini e collegi. Quindi, quello che ci accingiamo a fare con il provvedimento al nostro esame è un riconoscimento di grandissimo interesse anche per i giovani e per la competitività economica del nostro sistema, facendo anche un atto di responsabilizzazione.
    Vogliamo che queste nuove figure professionali abbiano un riconoscimento, un’organizzazione, come è naturale in coloro che esercitano la stessa attività di lavoro, ma abbiano anche una spinta verso la qualità, la responsabilizzazione, alcune Pag. 34misure anche di tipo deontologico, tutto a garanzia dell’utente, senza creare forme sleali di concorrenza con le professioni che vediamo tradizionalmente inquadrate in ordini e collegi.
    Infatti, nel provvedimento in esame si prevede espressamente che non deve esserci l’uso né l’abuso di denominazioni professionali appartenenti già ad altre categorie. Dunque, è un provvedimento positivo, a cui noi dell’Unione di Centro concorriamo e abbiamo concorso, in anni di lavoro, con molta determinazione e consapevolezza, e sono certo che l’Assemblea oggi potrà votarlo a larghissima maggioranza.

    PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
    Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Cimadoro 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Crosetto, Siliquini, Brandolini, Lusetti…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti e votanti 498
    Maggioranza 250
    Hanno votato
    67
    Hanno votato
    no 431).

    PRESIDENTE. Prendo atto che l’onorevole Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
    Chiedo al presentatore se acceda all’invito al ritiro dell’emendamento Siliquini 1.11, formulato dal relatore.

    Pag. 35

    MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, per brevità richiamo il testo della proposta emendativa in oggetto che è molto chiaro.
    Questo è diretto, semplicemente, a mantenere una distinzione che non è esclusivamente lessicale e formale, ma sostanziale, tra coloro che esercitano una professione intellettuale, che è disciplinata dalla nostra Carta costituzionale e dalle nostre leggi che, peraltro, abbiamo recentemente migliorato attraverso il decreto sulle liberalizzazioni che abbiamo votato, infatti è stato approvato sia al Senato, sia alla Camera. In base alle nostre norme vigenti, Carta costituzionale e codice civile, la professione intellettuale è quella esercitata da chi ha svolto un percorso di studio certificato, ossia da chi ha ottenuto il titolo di laurea universitaria richiesto: cinque anni per fare l’avvocato, sei anni per fare il medico, tre anni per fare il fisioterapista.
    L’esercizio delle professioni italiane prevede un percorso, che le qualifica, più lo svolgimento di un esame di Stato. Questo è un concetto fondamentale nel nostro quadro giuridico, che esiste nel tessuto sociale, perché i professionisti intellettuali – cioè coloro che usano il proprio intelletto, come il commercialista, l’ingegnere o il consulente del lavoro – per arrivare ad esercitare questa professione devono subire dei controlli durante il loro percorso di preparazione universitaria e svolgere un esame di Stato. L’articolato, così come è adesso inserito nel provvedimento in esame, crea una grandissima confusione al cittadino italiano perché se chiamiamo professionisti italiani coloro che non hanno seguito un percorso di studi qualificato e certificato, noi consentiamo, in parole povere, ad un diffuso abusivismo di avere una ragione giuridica per esistere.
    Quindi, la proposta emendativa in esame non mira a non prevedere una regolamentazione – tra l’altro la nostra Carta costituzionale prevede la possibilità per i privati cittadini di dare vita ad associazioni -, non è contraria allo spirito della legge che prevede la regolamentazione e la creazione di associazioni, ma è volta a non consentire un abuso da parte Pag. 36di coloro che esercitano e offrono un servizio, che sono sicuramente essenziali nel tessuto sociale, ma che offrono un servizio, non esercitano una professione intellettuale.
    Dunque, se non manteniamo questa distinzione, legittimiamo l’abusivismo. Entrambi hanno diritto di lavorare in Italia, ma nelle caselle giuste; le professioni intellettuali sono quelle previste dall’ordinamento italiano, mentre gli esercenti i servizi sono dei cittadini che non possono apporre sulla porta del loro studio e dei loro locali il titolo di «professionista intellettuale». La chiarezza giuridica, quindi, è essenziale. A questo mira la mia proposta emendativa.

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.

    MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, la proposta emendativa in esame non ci trova d’accordo perché si tratta di una questione più volte trattata e sollevata e che, per la verità, il testo presentato all’Aula, dopo un intenso lavoro in Commissione, risolve abbastanza nitidamente.
    Paventare nuovamente l’ipotesi che si possa creare un conflitto tra le professioni cosiddette ordinistiche, il sistema associativo e, soprattutto, il sistema delle nuove professioni non regolamentate – che questo testo normativo intende introdurre nel nostro ordinamento – fa capo, mi si consenta di dirlo, ad un dibattito datato. Il confine tra le professioni regolamentate e quelle oggetto del provvedimento in esame è tracciato nitidamente dal disegno di legge nel suo complesso e, soprattutto, dalla prima parte di questo testo normativo.
    Quindi, è improponibile pensare che, attraverso forme diverse dall’articolazione associativa, si possa proporre un esercizio abusivo o diverso da una nitida esplicazione di attività professionali che non sono quelle comprese nelle attività previste dal sistema ordinistico. Questo, peraltro, come abbiamo già detto ieri in sede di discussione sulle linee generali, è, semmai, responsabile di avere rallentato una propria positiva riforma, tanto è vero che il testo che era stato progettato come testo unitario non ha più visto la luce, e adesso è oggetto di un’altra fase di riforma, che sta ancora compiendosi, attraverso l’inserimento di alcuni nuovi principi anche nel sistema ordinistico. Pag. 37
    Ma il confine fra i due sistemi, anche sotto il profilo dell’enunciazione delle professioni, nonché delle regole che presiedono a queste stesse diverse professioni, è oramai molto chiaro. Il testo normativo che l’Aula è impegnata oggi ad esaminare, non consente di continuare a riproporre gli equivoci. Anzi, l’iniziativa emendativa, che – per carità! – va compresa in questa direzione, finirebbe per creare inutilmente confusione, cioè per riproporre una tensione fra i due sistemi che non è praticabile.
    È per tale ragione che noi siamo contrari ad ogni emendamento che vada in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

    PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Siliquini 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Cossiga, Saltamartini, Ghizzoni, Capodicasa, Ruben, Corsaro, Menia, Lorenzin, Foti… l’onorevole Capodicasa ha votato? Gli onorevoli Ghizzoni e Capodicasa non riescono a votare… Proviamo a sostituire le schede. L’onorevole Capodicasa ha votato. Onorevole Ghizzoni, provi adesso. L’onorevole Ghizzoni ha votato. Onorevole Sposetti…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 506
    Votanti 504
    Astenuti 2
    Maggioranza 253
    Hanno votato
    15
    Hanno votato
    no 489).

    Prendo atto che il presentatore dell’emendamento Siliquini 1.12 non accede all’invito al ritiro formulato dal relatore.
    Passiamo ai voti. Pag. 38
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Siliquini 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Di Virgilio, Gatti, Reguzzoni, Castagnetti, Traversa, Golfo.. l’onorevole Ghizzoni ha votato…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 504
    Votanti 459
    Astenuti 45
    Maggioranza 230
    Hanno votato
    11
    Hanno votato
    no 448).

    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’articolo 1.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Carfagna, Giro… l’onorevole Ghizzoni ha votato…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 502
    Votanti 452
    Astenuti 50
    Maggioranza 227
    Hanno votato
    432
    Hanno votato
    no 20).

    Pag. 39

    (Esame dell’articolo 2 – A.C. 1934-A ed abbinate)

    PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l’allegato A – A.C. 1934-A ed abbinate).
    Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l’onorevole Rao. Ne ha facoltà.

    ROBERTO RAO. Signor Presidente, intervengo brevemente, poi magari consegnerò il resto del mio intervento.
    Vale, però, la pena ricordare che nell’ultimo rapporto del CENSIS il mondo delle professioni non regolamentate è rappresentato in Italia da oltre tre milioni e mezzo di lavoratori. Quindi, è chiaro che ci stiamo occupando di persone che esercitano attività professionali non organizzate in albi e che contribuiscono in maniera considerevole allo sviluppo del nostro Paese.
    Anche l’ISTAT ha individuato più di 800 attività professionali e, calcolando anche il mondo delle partite IVA aperte dai professionisti non regolamentati, arriviamo a circa 700 mila persone.

    Pag. 40

    Tali professioni, non va dimenticato, sono espressione di un contesto in continua espansione, frutto di un costante adeguamento alle esigenze del mercato e al progresso scientifico e tecnologico, nel quale il numero degli occupati è destinato sicuramente, nonostante il momento di crisi, a crescere ancora di più nei prossimi anni. Questo è un problema antico – ce ne siamo occupati sin dalla XIII legislatura – nell’ambito di una più generale riforma delle professioni, per cercare di superare il gap che ci separa dagli altri Paesi europei e sviluppare pienamente anche in Italia quelle attività professionali secondo le linee guida fissate proprio dalla strategia di Lisbona per la realizzazione dell’economia della conoscenza.
    La contingenza economica e sociale, non ci sfugge, è sotto gli occhi di tutti. C’è la necessità di valorizzare le migliori energie del Paese e le professioni che fanno l’ossatura della società civile e della sua solidità nell’economia della conoscenza e dei servizi. È questo il settore più innovativo ed evolutivo dello sviluppo e della competizione sulla scena globale.
    Se questa crisi ha investito tutto il mondo sviluppato dobbiamo anche dire che sono finiti l’ubriacatura finanziaria che ci ha coinvolto tutti e un certo modo di produrre ricchezza fittizia i cui effetti ci travolgono ormai quotidianamente, e non sappiamo come porvi riparo, a dispetto invece della valorizzazione – che cerchiamo di realizzare anche attraverso questo provvedimento – delle risorse reali, quelle cioè umane ed anche quelle materiali.
    Una riforma come quella che ci accingiamo a votare oggi – in particolare per quanto riguarda gli aspetti legati all’articolo 2 – una riforma degna di questo nome non può non avere l’ambizione di essere una vera e profonda innovazione e non un piccolo cabotaggio. Alcune mediazioni sono state necessarie con un lavoro attento dei vari gruppi che sostengono la maggioranza e c’è stata un’attenzione particolare da parte del Governo, ma questa riforma non è stata subordinata ad interessi consolidati e a chiusure corporative che finora ne avevano bloccato il decollo.
    Al contrario, quelle chiusure sono state sfidate e superate, nello stesso modo delle professioni, dalle forze sane, aperte, Pag. 41disposte all’innovazione e al concorso tra competenze ed esperienze. In ballo, ovviamente, non ci sono solo legittimi interessi professionali dei singoli e delle loro rappresentanze, ma innanzitutto gli interessi dei cittadini, perché a loro pensiamo, alle loro tutele e alle loro garanzie nelle prestazioni offerte da questi operatori che devono essere deontologicamente motivati, responsabili, costantemente aggiornati negli indirizzi delle loro professioni.
    Proprio in questo senso richiamiamo l’emendamento che abbiamo presentato all’articolo 2 – credo che il Governo ne abbia presentato una sua riformulazione – con il quale si prevede la tenuta di un elenco di pubblica consultazione presso il Ministero dello sviluppo economico delle associazioni professionali che operano in conformità agli obblighi di pubblicità e conoscibilità. Una soluzione che non comporta – come ci è stato richiesto – aggravi economici (non sarebbe stato possibile peraltro), in quanto prevede soltanto un’informazione data agli utenti e non una certificazione di veridicità di quanto dichiarato (l’ipotesi del registro è stata scartata).
    Il nostro obiettivo è, quindi, quello di istituire un sistema di regole a garanzia dei professionisti e soprattutto degli utenti.
    La necessità di aprire il mercato delle professioni alle attività finora non riconosciute e non regolamentate, risponde all’esigenza che i nostri professionisti non vengano sopraffatti dalla concorrenza proveniente dagli altri Paesi europei.
    L’Italia, recependo i principi del diritto dell’Unione europea, ha fatto propri il principio della libertà di prestazione dei servizi nonché quello della libertà di stabilimento, che hanno in comune l’oggetto di prestazioni di servizi, in cui rientrano, ai sensi dell’articolo 49 del Trattato sull’Unione europea, anche le libere professioni.
    Prendere sul serio le disposizioni comunitarie sulla qualità dei servizi professionali e sulla loro certificazione smuove senz’altro le resistenze e le diffidenze che hanno fin qui bloccato la riforma della professioni, lasciando i cittadini in balia di servizi spesso privi delle necessarie garanzie di qualità.
    Ciò – mi accingo a concludere, signor Presidente – nell’ottica di un’azione di rilancio del sistema Italia e, quindi, di profondo rinnovamento della capacità del nostro Paese di produrre innovazione e di soddisfare i bisogni dei singoli e delle famiglie.

    Pag. 42

    PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull’articolo 2 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Borghesi 2.11 e Torazzi 2.12.
    Gli emendamenti Froner 2.13 e 2.14 e Mantini 2.10 dovrebbero essere stati ritirati.

    PRESIDENTE. Lo confermo: sono stati ritirati.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull’emendamento Siliquini 2.15, mentre raccomanda l’approvazione del suo emendamento 2.100.

    PRESIDENTE. Il Governo?

    CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

    PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se accedano all’invito al ritiro dell’emendamento Borghesi 2.11 formulato dal relatore.

    GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, la nostra posizione è ormai nota. Abbiamo chiesto addirittura di sopprimere l’articolo 2 per cui l’Aula sa come la pensiamo.
    Al di là delle dichiarazioni, a questo punto gli emendamenti soppressivi che noi proponiamo ad ogni articolo mi danno la possibilità di replicare a qualche argomentazione dei colleghi.
    All’onorevole Rao voglio dire che è vero che ci sono due – tre milioni di lavoratori, ma non è il numero che decide o qualifica o che offre possibilità. Tutti questi innumerevoli numeri che l’onorevole Rao ha citato da un rapporto del Censis (che io avevo letto prima) portano a conclusioni diverse da quelle che ha esposto l’onorevole Rao nel suo intervento. Noi andremo a creare associazioni e organismi, e chi vorrà iscriversi ed avere la titolarità dovrà iscriversi e pagare.
    Quando l’onorevole Rao dice di garantire un sistema di regole il problema è che noi lo traduciamo all’italiana, lo Pag. 43traduciamo in burocrazia, lo traduciamo in possibilità di arrivare al sistema finale o comunque a lavorare. Questa è la possibilità; ma tutto ciò che questo provvedimento, se adottato, consentirebbe di fare (probabilmente verrà adottato oggi) è già possibile oggi con la vigente legislazione. Non abbiamo bisogno di niente. Infatti i professionisti non regolamentati possono dar vita, loro, a delle associazioni e queste possono, a loro volta, aggregarsi risolvendo così il problema della rappresentanza; basterà attestare l’iscrizione di una professione ad una di tali associazioni per ottenere l’effetto di tutela rispetto ai consumatori.
    Di questo non abbiamo assolutamente bisogno. Stiamo imbrigliando categorie di lavoratori che oggi lavorano liberamente. Dovremmo solo dargli la possibilità di essere più professionali e non inchiodarli o ingessarli dentro una gabbia a cui ogni anno bisogna iscriversi e pagare, dando la possibilità ai presidenti e ai vari componenti di quei gruppi di andare in giro per l’Italia a fare convegni ed assemblee. È una battaglia che stiamo facendo tutti e che dovremmo fare tutti.

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

    BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo solo per dissentire totalmente dalle affermazioni del collega Cimadoro, nel senso che questo testo unificato si propone l’obiettivo opposto (e io credo che credibilmente lo potrà raggiungere): mi riferisco alla possibilità, attraverso una richiesta (non come in passato era stato attraverso le richieste di nuovi ordini professionali e di nuovi collegi), di esercitare una professione essendo riconosciuti da associazioni e da certificatori multipli e non corporativi, con il riconoscimento dell’esercizio della professione in sintonia con le previsioni della disciplina comunitaria; ciò consentirà di certificare la propria professionalità nei confronti degli utenti anche a chi esercita professioni non inserite negli albi e negli ordini professionali.
    Delle due l’una: o si persegue l’obiettivo di ampliare a dismisura il sistema corporativo ordinistico, oppure molto più intelligentemente – come si fa con questo testo unificato – si persegue un meccanismo molto più liberale delle professioni Pag. 44liberali di esercizio riconosciuto e certificato, avendo la possibilità di raggrupparsi in associazioni; non pezzi di parastato come succede, ma associazioni regolamentate e competitive tra di loro.
    Per cui le osservazioni del collega Cimadoro, a mio avviso, sono infondate rispetto agli obiettivi e al testo del presente provvedimento.

    Pag. 45

    PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Borghesi 2.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Martinelli, Caparini, Dal Lago…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 496
    Votanti 495
    Astenuti 1
    Maggioranza 248
    Hanno votato
    73
    Hanno votato
    no 422).

    Passiamo all’emendamento Torazzi 2.12.
    Chiedo ai presentatori se accedano all’invito al ritiro dell’emendamento Torazzi 2.12 formulato dal relatore.

    ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, questo articolo è anche un po’ la cartina di tornasole delle luci e ombre di questo provvedimento. Devo dire che sono più le ombre che le luci perché, invece di semplificare le professioni che sono regolamentate, un Governo che si dice liberale è partito regolamentando quelle che non lo erano. È vero che vi sono alcuni aspetti dove delle regole porterebbero un beneficio ai consumatori. Infatti, con l’abbattimento delle frontiere noi abbiamo scoperto improvvisamente che non è vero che l’Europa è una, ma che vi sono titoli e professioni che sono diversi a seconda che uno li abbia conseguiti in Romania o in Bulgaria oppure in Italia o nella Repubblica Federale di Germania.
    Mi sembra, però, che sia indicativo di una bulimia legislativa, mentre ci voleva esattamente uno spirito contrario. Pag. 46
    Detto questo, noi abbiamo sottolineato che ci sono professioni che hanno tradizioni diverse, hanno impieghi diversi e hanno diffusioni diverse e ci sono anche gestioni, per esempio delle ASL e della sanità, diverse da regione a regione.
    Di conseguenza, ci sembrava evidente chiedere che ci fosse un coordinamento con le regioni, per essere coerenti con le normative esistenti, aumentando in questo modo la tutela dei consumatori. Voi capite, infatti, che avremmo risolto un eventuale problema che adesso si risolverà come sempre quando eventualmente ci dovesse scappare il morto perché qualcuno non ha portato un certo tipo di sterilizzazione degli strumenti o altre applicazioni.
    In più, come voi sapete, noi siamo un movimento che considera un valore aggiunto le esperienze date delle singole comunità; tutte devono portare il meglio. Alla base della nostra filosofia vi è il concetto di preferire una concorrenza verso l’alto invece che un appiattimento verso il basso.
    Mi sembra che stiamo andando nella direzione di un appiattimento verso il basso con questo provvedimento e mi sembra anche che non si tenga conto delle situazioni oggettivamente diverse che ci sono nel nostro Paese.
    Per noi, quindi, questo è un passaggio fondamentale. Chiediamo al Governo e ai gruppi della maggioranza di ripensarci. Lo chiediamo in particolare al PdL che, come ricordiamo sempre, ha sottoscritto un programma per le elezioni, programma che ha portato molti suoi rappresentanti in Parlamento e che prevedeva il federalismo e, quindi, l’attenzione alle comunità e alle diversità.
    Detto questo, terremo ben presente il risultato perché avrà sicuramente una valenza sul nostro voto finale.
    Ringrazio il Presidente e, con l’attenzione del Governo, vi invito a riflettere.

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

    PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo solo per una brevissima replica al collega Torazzi. Vedo che la Lega Nord Padania e anche l’Italia dei Valori hanno delle perplessità e francamente le motivazioni sono un po’ contrarie agli stessi intenti che vengono dichiarati. Pag. 47
    Qui non si tratta di fare nuove corporazioni o nuove regolazioni, ma tutto il contrario, ossia si tratta di dare una risposta moderna, effettiva, concreta, pragmatica a una domanda: cos’è oggi un informatico?
    A quale ordine è iscritto? Eppure nessuno può negare che oggi l’informatico, il webmaster, chi si occupa di comunicazione ad un certo livello e allo stesso modo potremmo dire nel campo del turismo, dell’immobiliare, di moltissimi altri settori, non è iscritto ad un ordine, ad un albo ma neppure è un «clandestino». È un soggetto professionale che esercita con altri, come è logico, una stessa attività e ha una piattaforma comune di interessi e di problemi. Recita l’articolo 35 della Costituzione che troppo spesso si dimentica, che la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni, cioè secondo una visione evolutiva del lavoro. Non possiamo essere fermi soltanto all’idea di lavoro dipendente o di generica partita IVA, che ha una connotazione fiscale, oppure all’idea del pubblico impiego. Abbiamo un nuovo campo di attività professionali che merita di essere riconosciuto: a quale fine? Non al fine di nuove esclusive, collega Cimadoro. Qui non ci sono esclusive, non ci sono obblighi. Chi non vuole associarsi, non si associa. Non c’è un obbligo di associazione. Non siamo in un regime totalitario. Qui c’è la possibilità di riconoscere il lavoro e la professionalità e di assumersi nuove responsabilità in termini di formazione permanente, in termini di una comune previdenza, in termini di alcune regole deontologiche nei confronti degli utenti, possibilmente senza far confusione, cioè senza arrogarsi titoli che invece appartengono a professioni più tradizionali e connotate da organizzazioni ordinistiche. Non c’è alcun ferro da sterilizzare, collega Torazzi. Non è che qui stiamo promuovendo il fatto che il primo che si sveglia fa il chirurgo. Tutto il contrario. Se ha letto il provvedimento, c’è scritto che ci sono le attività riservate, che restano riservate ovviamente ai medici, ai chirurghi, agli avvocati, agli ingegneri per le parti riservate e c’è il divieto di abuso o uso di denominazioni non proprie. Dunque una proposta di legge moderna. Inviterei la Lega e l’Italia dei Valori a guardare le cose con occhi più moderni.

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

    Pag. 48

    ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ritengo che sia opportuno chiarire che cosa può sottostare a un emendamento come quello che stiamo discutendo rispetto al quale la contrarietà, anche mia personale e del mio gruppo, è data non già dalla formulazione puramente formale quanto per il fatto che l’averlo presentato presuppone che non si sia considerato il fatto che intorno alle professioni non regolamentate vige già una legislazione concorrente ex articolo 117 della Costituzione.
    Quindi è capzioso pensare che sia opportuno, all’interno di norme di principio e di regolazione, inserire un appesantimento che sarebbe sì di carattere burocratico e che ci ricondurrebbe ad una logica centralistica e non da sussidiarietà orizzontale. Le singole associazioni, così come nell’articolo 2 di cui stiamo discutendo, finalmente trovano sancito in una legge, in una norma il principio secondo il quale viene loro garantita la libertà di costituzione di associazioni professionali di natura privatistica, che siano fondate su base volontaria e che siano democraticamente organizzate secondo un principio di autorganizzazione e di autoregolamentazione. È questo che viene riconosciuto: la novità di questa norma è il fatto che lo Stato, il legislatore, riconoscono un percorso, un ruolo alle associazioni professionali non regolamentate cioè quelle che non sono dotate di riserva di legge.

    Pag. 49

    Si tratta di un gran numero di professioni nuove, di professioni alle quali sono dediti giovani e donne, che entrano nel mercato del lavoro e devono trovare regole adeguate perché si possa manifestare una nuova relazione tra queste professioni e gli utenti, tra queste professioni e le istituzioni. Ecco perché pensare che questo non si possa incardinare all’interno del percorso che è stato riavviato dalla maggioranza e dal Governo di semplificazione e di liberalizzazione è sbagliato. Non abbiamo la necessità di appesantire, abbiamo la necessità di riconoscere il ruolo nuovo delle professioni associative e quindi di trovare le condizioni perché possano espletare la loro funzione all’interno di un mercato aperto e non di un mercato chiuso, secondo vecchie logiche che dobbiamo sempre più abbandonare.

    PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Torazzi 2.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevole Barbieri? Onorevole Reguzzoni? Onorevole Di Virgilio? Onorevole Crosetto? Onorevole Meta? Onorevole D’Incecco? Onorevole Turco? Onorevole Goisis?

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 500
    Votanti 478
    Astenuti 22
    Maggioranza 240
    Hanno votato
    52
    Hanno votato
    no 426).

    Prendo atto che i deputati Ruben, Lisi, Germanà e Scelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario. Pag. 50
    Passiamo alla votazione dell’emendamento Siliquini 2.15.
    Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Siliquini. Ne ha facoltà.

    MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, vi è un principio che vorrei ribadire e sottolineare, perché ho la sensazione che, essendo un tema un po’ particolare e tecnico, ovviamente non sia diffusa la conoscenza di queste problematiche. Nessuno mette in dubbio che nuove categorie possano svolgere delle attività «nuove», lo dico tra virgolette, le quali, tuttavia, vanno inquadrate, per essere corretti e non creare confusione nel cittadino, sotto la casella di «prestazioni di servizi». Infatti, se uno non ha fatto un percorso certificato dallo Stato, ma si fa l’autocertificazione in casa, come molte di queste associazioni fanno, arrechiamo un danno ai cittadini. Infatti se noi andiamo a farci aggiustare le ossa o l’apparato muscolo-scheletrico da un fisioterapista che non è fisioterapista, perché non ha fatto il corso di fisioterapia presso l’università di medicina, ma ha preso un «certificatino» da una «associazioncina» privata, che gli dice: «da domani puoi esercitare una professione», noi Stato, in questo momento, mettiamo confusione nelle regole. Infatti il lavoro è un diritto, tutti devono poter lavorare, però non è il caso di rapportare il chirurgo. Qui abbiamo tutto l’abusivismo nel campo osteopatia, chiroterapia, fisioterapia. Io personalmente mi accerto, prima di affidarmi ad un fisioterapista, perché ovviamente conosco il problema, se si è laureato presso l’università di medicina, se si è specializzato e cosa ha fatto. Con il provvedimento che approviamo oggi, se non facciamo un piccolo cambiamento come ho suggerito all’inizio e continuerò a dire, e cioè non mutiamo la parola «professioni», che sono quelle intellettuali, in «prestazioni di servizi», nelle quali possono ricadere l’informatico, l’elettroterapia magnetica e tutto quello che di nuovo avanza nel 2012 o che è avanzato già da vent’anni (e che non può collocarsi nell’ambito delle professioni), andiamo a fare confusione nel cittadino e quindi facciamo un danno. Ripeto: i cittadini non possono avere tutti la capacità o la possibilità di andare a verificare il percorso che ha fatto quel signore o signora a cui ci rivolgiamo per un servizio. Pag. 51
    Poiché come hanno spiegato Il Sole 24 Ore e il Corriere della Sera in anni di servizi, vi è un abusivismo diffuso in questo campo, un abusivismo enorme che oggi vive border line, a margine, se gli diamo la patente di confondersi con le professioni intellettuali, creiamo un danno ai cittadini. Io ci tengo a dirlo chiaramente: il lavoro sì, ma deve essere precisato, perché, se è un servizio, non è una professione intellettuale.
    Soprattutto con riferimento al percorso, vorrei dire che qui vi sono certificati che vengono prodotti dalle singole associazioni: sarebbe come se uno studio legale si nominasse avvocato, e viceversa. Il percorso di professionista può essere stabilito solo dallo Stato: questo voglio dire con i miei emendamenti. Poi, ovviamente, se alcuni la pensano in un altro modo, si valuterà nel percorso parlamentare. Io, almeno, ho la conoscenza a posto.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Chiedo di parlare.

    PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, dopo questo intervento, non posso che intervenire, almeno per chiarire due aspetti. Il primo è che il provvedimento in esame – chiesto da circa venticinque anni da tutte le categorie non regolamentate – è teso proprio ad evitare gli abusivismi e ad indicare quali sono le regole minime che servono per poter operare. Noi, come Commissione, abbiamo operato avendo sempre chiaro un aspetto: dovevamo liberalizzare e, quindi, non appesantire, non creare un nuovo ordine, ma nello stesso tempo, tutelare i consumatori. È proprio ciò che abbiamo fatto.
    Vorrei dire all’onorevole Siliquini che eliminare gli abusivismi è il primo aspetto che riguarderà il provvedimento in oggetto: questo noi siamo convinti di averlo fatto.

    PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Siliquini 2.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione. Pag. 52
    (Segue la votazione).
    Onorevole De Pasquale… onorevole Costa… onorevole Ventucci… onorevole Laura Molteni… onorevole Bianconi…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 503
    Votanti 501
    Astenuti 2
    Maggioranza 251
    Hanno votato
    14
    Hanno votato
    no 487).

    Passiamo alla votazione dell’emendamento 2.100 della Commissione.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Chiedo di parlare.

    PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, con riferimento all’emendamento in oggetto vi è una piccola riformulazione che mi è stata portata. Si cambiano due piccole cose, nel senso di sostituire le parole iniziali: «L’elenco delle associazioni professionali», con le parole: «L’elenco in cui sono iscritte le associazioni professionali di cui al presente articolo e le forme aggregative». Sono due piccoli cambiamenti di sintassi che mi sono stati prospettati per un migliore chiarimento.

    PRESIDENTE. Il Governo?

    CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, veramente il Governo non condivide quanto espresso dal relatore. Infatti, l’espressione «l’elenco in cui sono iscritte (…)» fa pensare ad una cosa diversa rispetto al fatto che le associazioni si assumono – come qui si afferma – la responsabilità circa i requisiti dei loro aderenti, e così via, e i requisiti delle associazioni stesse, Pag. 53e che, poi, è il Ministero a pubblicare l’elenco. Il termine «iscrizione» mi è assolutamente incomprensibile, quindi, o viene chiarito o il Governo esprime parere contrario.

    PRESIDENTE. Cosa dice il relatore, onorevole Abrignani?

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, sono gli uffici ad avermi portato la proposta: l’ho letta anch’io e, in effetti, concordo con il Governo. Pertanto, propongo di tornare alla dizione originale dell’emendamento 2.100 della Commissione.

    PRESIDENTE. Onorevole relatore, in ogni caso, la proposta è sua, non degli uffici, ovviamente. Dico questo, perché gli uffici non svolgono la funzione di legislatore, con tutto il rispetto per il loro lavoro.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. È una questione di sintassi!

    PRESIDENTE. Quindi, nel momento in cui ci si assume la responsabilità di proporla all’Assemblea, ovviamente, essa è del relatore e, poi, sarà l’Assemblea a dover decidere. Eventualmente, gli uffici danno un supporto al lavoro che noi svolgiamo come parlamentari e legislatori.

    ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

    PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

    Pag. 54

    ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, davo per buona la formulazione che aveva testè letto il relatore, pensando che si trattasse di una riformulazione di tipo esclusivamente formale.

    PRESIDENTE. Anche secondo la Presidenza.

    ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Dopo di che, che ci si faccia aiutare dagli uffici a scriverla o meno è del tutto secondario, anche se ringrazio gli uffici per il lavoro che fanno a supporto dell’attività parlamentare di ciascuno di noi. Detto questo, è evidente che, se il relatore ritira la sua proposta di riformulazione, viene meno l’osservazione del Governo.
    Nel caso in cui, invece, si dovesse registrare la necessità di chiarirsi formalmente sul modo in cui è scritto l’emendamento della Commissione e se debba o no rimanere così com’era precedentemente, forse sarebbe meglio fare cinque minuti di sospensione e garantire al Comitato dei nove di chiarirsi con il Governo, in modo tale da non tornarci un’altra volta.
    Signor Presidente, questo è un provvedimento che sono esattamente 17 anni che si cerca di adottare per garantire un po’ di modernità a questo Paese. Sarebbe sbagliato pensare che facciamo una formulazione sbagliata qui per poi metterci nelle mani del Senato che ce lo rinvia di nuovo per poi arrivare così alla prossima legislatura. Invece, siccome è chiaro che ciò che scriviamo noi auspicabilmente il Senato lo approvi, è meglio perdere cinque minuti adesso piuttosto che altri cinque anni in futuro.

    PRESIDENTE. Vorrei rivolgermi però al relatore, perché non possiamo aprire un dibattito laddove il relatore decide di proporre una cosa, piuttosto che un’altra. Onorevole relatore, ritorna al testo originario o propone una nuova formulazione?

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la proposta della Commissione (non solo del relatore) è quella di tornare al testo originario, in cui non ci sono le parole «in cui sono iscritte», sul quale mi sembra il Governo abbia espresso parere favorevole.

    Pag. 55

    PRESIDENTE. Quindi ritorniamo allo stato dell’arte iniziale. Prendo atto che il Governo è d’accordo.
    Passiamo ai voti.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento 2.100 della Commissione, accettato dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Evangelisti, Zeller, Bocchino, Moroni…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 507
    Votanti 503
    Astenuti 4
    Maggioranza 252
    Hanno votato
    433
    Hanno votato
    no 70).

    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’articolo 2, nel testo emendato.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Garagnani, Bianconi…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 510
    Votanti 508
    Astenuti 2
    Maggioranza 255
    Hanno votato
    437
    Hanno votato
    no 71).

    Pag. 56

    Prendo atto che il deputato Rao ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

    (Esame dell’articolo 3 – A.C. 1934-A ed abbinate)

    PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l’allegato A – A.C.1934-A ed abbinate ).
    Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull’emendamento Cimadoro 3.11, mentre è favorevole sull’emendamento Saglia 3.10.

    PRESIDENTE. Il Governo?

    CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

    PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Cimadoro 3.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevole Goisis… Onorevole Corsaro… Onorevole Biancofiore… Onorevole De Girolamo… Onorevole Cesaro… Onorevole Scilipoti… Onorevole Girlanda… Onorevole Bernardo… Onorevole Bianconi…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni). Pag. 57

    (Presenti 512
    Votanti 509
    Astenuti 3
    Maggioranza 255
    Hanno votato
    78
    Hanno votato
    no 431).

    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Saglia 3.10, accettato dalla Commissione e dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevole Mazzuca… Onorevole Vella… Onorevole Bernardo… Onorevole Benamati… Onorevole Giammanco… Onorevole Volpi… Onorevole Garagnani…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 513
    Votanti 462
    Astenuti 51
    Maggioranza 232
    Hanno votato
    439
    Hanno votato
    no 23).

    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’articolo 3, nel testo emendato.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevole Gatti… Onorevole Albini… Onorevole Mura… Onorevole Tabacci…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). Pag. 58

    (Presenti 511
    Votanti 508
    Astenuti 3
    Maggioranza 255
    Hanno votato
    440
    Hanno votato
    no 68).

    (Esame dell’articolo 4 – A.C. 1934-A ed abbinate)

    PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l’allegato A – A.C. 1934-A ed abbinate).
    Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l’onorevole Saglia. Ne ha facoltà.

    STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, credo che valga la pena di sottolineare gli aspetti più significativi di questo articolo, perché intervengono su alcune questioni che hanno interessato anche il Parlamento europeo e le direttive comunitarie. Innanzitutto, vi è il problema di poter distinguere tra i processi di liberalizzazione e di tutela dei consumatori. Non è una suddivisione banale perché non sempre una liberalizzazione dei mercati porta con sé una sufficiente garanzia e tutela per la qualità dei servizi o dei prodotti che vengono offerti ai consumatori.
    Quindi, con questo articolo, alla cui stesura abbiamo contribuito, insieme ai colleghi del Popolo della Libertà, abbiamo cercato di traslare gli aspetti più significativi delle direttive – e, in particolar modo, della direttiva servizi – sulla questione che riguarda la tutela dei consumatori. Quando mi è capitato di partecipare alla vita di governo, ho avuto anche l’onere e l’onore di presiedere il comitato per le associazioni dei consumatori, che fa capo al Ministero dello sviluppo economico, e credo che quella sia stata (ed è tutt’ora) un’esperienza importante, perché è utile che vi sia un organismo di tale Ministero che sia rappresentativo di tutte le associazioni e che possa presidiare alla tutela e alla difesa del consumatore, innanzitutto tutelando forme di trasparenza, di correttezza e di veridicità delle dichiarazioni.
    Dato che il Ministero dello sviluppo economico sarà anche il depositario degli adempimenti che riguarderanno le professioni cosiddette non regolamentate, non è banale che questo possa avvenire nello stesso dicastero dove trova la massima espressione il «parlamentino» delle associazioni dei consumatori.

    Pag. 59

    Quindi, servono trasparenza, correttezza e veridicità, che dovranno essere massimamente rappresentate e garantite anche attraverso gli strumenti tecnologici più innovativi, e, in particolare, la pubblicità che le associazioni professionali e le loro forme aggregative saranno obbligate, da questa proposta di legge, a dover adottare. Credo che questo venga anche incontro, in parte almeno, alle legittime preoccupazioni di coloro che non vogliono sovrapporre questo tipo di attività professionali a quelle più conosciute come professionistiche, ricadenti appunto nella vita degli albi e nella vita degli ordini professionali.
    Attraverso la trasparenza, la correttezza e i servizi che verranno forniti da parte del Ministero dello sviluppo economico, e quindi anche delle informazioni che saranno offerte ai consumatori, sarà possibile, sarà opportuno che anche il singolo consumatore si possa informare su chi siano i soggetti che offrono loro dei servizi. Quindi, anche grazie alle modifiche, che poi riguardano il tema dei marchi in particolare – perché poi ci sarà ovviamente tutto il tema delle certificazioni che deriveranno da questo tipo di riconoscimenti da parte del Ministero – penso che con questo articolo si sia riusciti a trovare un buon compromesso, un buon punto di mediazione tra i diversi interessi legittimi, mantenendo però la priorità dell’interesse dei consumatori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

    ANDREA LULLI. Signor Presidente, intervengo per esprimere la soddisfazione del gruppo del Partito Democratico per questo articolo e per il complesso della proposta di legge che qui stiamo esaminando. Infatti, come ha ricordato proprio ora l’onorevole Saglia, è ormai dal 2001 che stiamo lavorando su questo testo, che rappresenta il compromesso che abbiamo raggiunto tra la qualificazione, la certificazione e l’autocertificazione da parte delle associazioni professionali liberamente costituite, e la tutela del consumatore, del cittadino che si avvale di questi professionisti, e ciò è molto importante. Pag. 60
    Credo che ciò rappresenti un esempio di come possiamo, in un processo di liberalizzazione, in modo, vorrei dire, lieve di organizzazione, lontano dalle bardature degli ordini professionali, raggiungere allo stesso tempo la possibilità di qualificare ulteriormente il lavoro di tanti professionisti – è stato ricordato che si tratta di tre milioni e mezzo di persone in Italia – e, allo stesso tempo, dare la possibilità al consumatore di avere in qualche modo la possibilità sia di verificare, sia di avere un organismo – o più organismi – che in qualche modo certifichino la professionalità di chi svolge quel tipo di compito. È un risultato molto importante, questo.
    Credo che spesso discutiamo dell’efficacia dei lavori della Camera e dell’insieme del Parlamento. Ecco, questa è una proposta di legge estremamente importante, peraltro molto attesa nella società italiana da tanti professionisti, da tante associazioni, che spesso hanno invano, negli anni passati, reclamato più attenzione da parte della politica per risolvere un problema molto importante e molto sentito. Direi che è anche un messaggio di fiducia: siamo in grado di dare un quadro di riferimento lieve ma, come dire, di serietà, che può spingere tante professioni a sviluppare la propria attività puntando alla qualità e avendo il rispetto del consumatore come prodotto finale del proprio servizio.

    PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,30)

    ANDREA LULLI. Credo che questa sia una fase importante e che questo articolo, come gli altri che abbiamo già votato, rappresenti nella sua semplicità, un lavoro molto importante che, siamo fiduciosi, potrà aiutare a svilupparsi il mondo delle libere professioni nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

    PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull’articolo e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere Pag. 61è contrario, sull’emendamento Borghesi 4.12 e sugli identici emendamenti Mantini 4.10 e Quartiani 4.13, peraltro già ritirati. La Commissione esprime parere favorevole sull’emendamento Froner 4.14, mentre esprime parere contrario sull’emendamento Froner 4.16.

    PRESIDENTE. Onorevole relatore, l’emendamento Froner 4.16 è stato ritirato, così come il successivo emendamento Mantini 4.11.

    PRESIDENTE. Il Governo?

    CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

    PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell’emendamento Borghesi 4.12.
    Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

    GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, mi permetto rispettosamente di replicare all’amico Lulli, soltanto con due parole e con rispetto – ci mancherebbe altro – perché si tratta di un collega che in Commissione è molto attivo.
    Questo non è il provvedimento che l’Italia si aspetta, collega Lulli: credo e spero che questo Parlamento abbia approvato in questi anni qualcosa di più importante. Non credo che i milioni di cittadini professionisti o semiprofessionisti nelle attività che normalmente già adesso svolgono – è vero, con qualche difficoltà – possano ottenerne dei benefici. Noi avevamo proposto strade e soluzioni che non dovessero essere invasive rispetto ad una burocrazia opprimente. È solo su questo punto che non siamo d’accordo, dopodiché il provvedimento va avanti da sé e porta con sé tutto quello che prevede in relazione alla burocrazia, alla Camera di commercio o all’ordine di riferimento.
    Non so cosa voi riscontriate sui vostri territori, ma noi, che abbiamo una presenza territoriale abbastanza diffusa, riusciamo a percepire la difficoltà dell’artigiano o del piccolo lavoratore, che quando gli dici: «devi andare alla Camera di Pag. 62commercio a chiedere qualcosa», si mette le mani nei capelli. La prima cosa che fa è chiederlo al suo professionista. Per cui ci sarà comunque un costo. Erano queste barriere che noi non volevamo. Dopodiché è corretto regolamentare professioni o attività che non sono regolamentate, ma tutto ciò che è venuto dietro non è corretto.

    PRESIDENTE. Prendo atto ciò che i presentatori a non accedono all’invito al ritiro dell’emendamento Borghesi 4.12.
    Passiamo ai voti.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Borghesi 4.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Duilio, Concia, Russo, Goisis…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 495
    Votanti 492
    Astenuti 3
    Maggioranza 247
    Hanno votato
    32
    Hanno votato
    no 460).

    Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

    Pag. 63

    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Froner 4.14, accettato dalla Commissione e dal Governo.
    Prendo atto che l’onorevole Anna Teresa Formisano lo sottoscrive.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevole Goisis…
    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 500
    Votanti 494
    Astenuti 6
    Maggioranza 248
    Hanno votato
    464
    Hanno votato
    no 30).

    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’articolo 4, nel testo emendato.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Gelmini, Giammanco, Scilipoti, Della Vedova…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 502
    Votanti 497
    Astenuti 5
    Maggioranza 249
    Hanno votato
    476
    Hanno votato
    no 21).

    Pag. 64

    (Esame dell’articolo 5 – A.C. 1934 ed abbinate)

    PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l’allegato A – A.C. 1934 ed abbinate).
    Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull’emendamento Cimadoro 5.10, mentre il parere è favorevole sull’emendamento Froner 5.11.

    PRESIDENTE. Il Governo?

    CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

    PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all’invito al ritiro dell’emendamento Cimadoro 5.10 formulato dal relatore.
    Passiamo ai voti.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Cimadoro 5.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Goisis, La Russa, Malgieri, Nizzi, Pedoto, Iapicca, Cera…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 510
    Votanti 507
    Astenuti 3
    Maggioranza 254
    Hanno votato
    38
    Hanno votato
    no 469).

    Pag. 65

    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Froner 5.11, accettato dalla Commissione e dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Nizzi, Fontanelli, Mazzarella, Mondello, Foti…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 507
    Votanti 458
    Astenuti 49
    Maggioranza 230
    Hanno votato
    433
    Hanno votato
    no 25).

    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’articolo 5, nel testo emendato.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Pisicchio, De Nichilo Rizzoli, Scilipoti, Garagnani…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 506
    Votanti 499
    Astenuti 7
    Maggioranza 250
    Hanno votato
    483
    Hanno votato
    no 16).

    Sull’ordine dei lavori (ore 17,40).

    ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.

    Pag. 66

    PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

    ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, il mio sarà un intervento molto rapido, perché il Ministro Terzi ha appena annunciato la liberazione di Maria Sandra Mariani (Applausi), che è una cittadina italiana toscana che era stata rapita in Algeria. Sapevamo da tempo che l’Unità di crisi della Farnesina era al lavoro e la vicenda si è conclusa positivamente.
    Ne approfitto, credo a nome di tutta l’Aula, per manifestare la nostra vicinanza a tutti gli ostaggi italiani che si trovano ancora all’estero. In particolare, seguiamo con attenzione la vicenda di Rossella Urru, visto che i cambiamenti politici nel Mali certamente hanno cambiato anche gli equilibri nell’area, e quindi rendono tutto ancora più complicato.
    Però, credo che la vicinanza dell’Assemblea alla famiglia di Maria Sandra Mariani e anche al nostro Ministro degli affari esteri sia doverosa in questo momento (Applausi).

    PRESIDENTE. Onorevole Sarubbi, grazie per la bella notizia. Partecipiamo alla gioia della famiglia, rinnoviamo le nostre congratulazioni a chi ha gestito questo difficile problema e ci auguriamo di avere presto altre belle notizie.

    Si riprende la discussione.

    (Esame dell’articolo 6 – A.C. 1934-A ed abbinate)

    PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 6 e dell’unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l’allegato A – A.C. 1934-A ed abbinate).

    Devo avvisare che l’emendamento Borghesi 6.10, su cui tra poco la Commissione si esprimerà, reca una parte consequenziale che è stata già assorbita dalla parte consequenziale dell’emendamento 2.11 della Commissione, già approvato dall’Assemblea.
    Quindi, quello che rimane è un emendamento meramente soppressivo, e quindi voteremo, eventualmente, il mantenimento dell’articolo.
    Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

    Pag. 67

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull’emendamento Borghesi 6.10.

    PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

    CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

    PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all’invito al ritiro dell’emendamento Borghesi 6.10, formulato dal relatore.

    GABRIELE CIMADORO. Sì, signor Presidente, accedo all’invito al ritiro.

    PRESIDENTE. Sta bene.
    Passiamo ai voti.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’articolo 6.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Zinzi, Palagiano, Castagnetti…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 516
    Votanti 464
    Astenuti 52
    Maggioranza 233
    Hanno votato
    438
    Hanno votato
    no 26).

    Pag. 68

    (Esame dell’articolo 7 – A.C. 1934-A ed abbinate)

    PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l’allegato A – A.C. 1934-A ed abbinate).
    Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull’emendamento Cimadoro 7.11, accetta l’emendamento Froner 7.12 e formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull’emendamento Siliquini 7.13.

    PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

    CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

    PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all’invito al ritiro dell’emendamento Cimadoro 7.11, formulato dal relatore.

    GABRIELE CIMADORO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

    PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

    GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, la tutela dei consumatori è lo scopo finale del provvedimento, per cui, se qualcuno è iscritto ad un’associazione, quest’ultima deve avere un parametro e una base: una persona è iscritta se supera questo, fa quest’altro, si comporta in un certo modo e ha raggiunto certi risultati. Questo è e dovrebbe finire lì! Per cui, per tutti quelli che sono iscritti a quella associazione è inutile che noi prevediamo e facciamo un elenco di situazioni.

    Pag. 69

    Per questo abbiamo chiesto di sopprimere la proposta emendativa in esame, non serve, è solo burocrazia.

    PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Cimadoro 7.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Scilipoti, Scanderebech, D’Antoni, Realacci…
    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 508
    Votanti 503
    Astenuti 5
    Maggioranza 252
    Hanno votato
    91
    Hanno votato
    no 412).

    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Froner 7.12, accettato dalla Commissione e dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Prendo atto che l’onorevole Anna Teresa Formisano sottoscrive l’emendamento.
    Onorevoli Traversa, Garagnani, Paladini, Marchignoli
    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 508
    Votanti 503
    Astenuti 5
    Maggioranza 252
    Hanno votato
    436
    Hanno votato
    no 67).
    Pag. 70

    Passiamo alla votazione dell’emendamento Siliquini 7.13.
    Chiedo al presentatore se accede all’invito al ritiro dell’emendamento Siliquini 7.13 formulato dal relatore.

    MARIA GRAZIA SILIQUINI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

    PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

    MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, credo che, per spiegare la proposta emendativa in esame, sia sufficiente leggerne il testo con un attimo di attenzione, voglio spiegarlo solo in questo modo.
    L’emendamento in questione stabilisce che: «Le attestazioni, al fine di non divenire ingannevoli nei confronti di cittadini e utenti, devono obbligatoriamente contenere i riferimenti dei titoli di studio in possesso e il dettaglio del percorso di aggiornamento svolto, nonché le relative competenze».
    Si tratta, quindi, di un emendamento che si pone in coerenza con un’impostazione che ho voluto precisare all’Aula, ossia che al cittadino consumatore, utente, chiamiamolo come vogliamo, si deve trasparenza. Nel momento in cui si deve trasparenza da parte di tutti non vedo perché non debbano essere sottoposti a questo obbligo di trasparenza anche coloro che offrono servizi ed esercizi e che non svolgono professioni intellettuali.
    Quindi, la mia richiesta è di trasparenza e di evidenziare titoli di studio, percorsi, certificazioni e competenze.

    PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Siliquini 7.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Pag. 71

    Onorevoli Goisis, Sardelli, Buonanno, Brunetta…
    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 506
    Votanti 502
    Astenuti 4
    Maggioranza 252
    Hanno votato
    20
    Hanno votato
    no 482).

    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’articolo 7, nel testo emendato.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 508
    Votanti 504
    Astenuti 4
    Maggioranza 253
    Hanno votato
    424
    Hanno votato
    no 80).

    (Esame dell’articolo 8 – A.C. 1934-A ed abbinate)

    PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l’allegato A – A.C. 1934-A ed abbinate).
    Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull’emendamento Borghesi 8.11. Pag. 72
    La Commissione esprime parere favorevole sull’emendamento Saglia 8.10.

    PRESIDENTE. Il Governo?

    CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

    PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all’invito al ritiro dell’emendamento Borghesi 8.11 formulato dal relatore.

    GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, insistiamo per la votazione.
    Si tratta di quanto noi abbiamo detto finora. Insomma, addirittura, nella seconda parte dell’articolo 8, il professionista iscritto ad un’associazione professionale che ne utilizza l’attestazione – al di là del fatto che se non si riscrive poi viene cancellato, per cui c’è comunque un onere – ha l’obbligo di informare l’utenza del proprio numero di iscrizione all’associazione.
    Non so come, ma qualcosa dovrà fare e dovrà pure spendere dei quattrini.

    PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Borghesi 8.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Scilipoti, Saltamartini, Sardelli… l’onorevolle Sardelli ha votato… l’onorevole Scilipoti ha votato…onorevole Tortoli… onorevole Crosetto… ancora non riesce a votare l’onorevole Saltamartini… onorevole Antonione…
    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 504
    Votanti 500
    Astenuti 4
    Maggioranza 251
    Hanno votato
    76
    Hanno votato
    no 424).
    Pag. 73

    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Saglia 8.10, accettato dalla Commissione e dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevole Misiani, onorevole Nirenstein… Onorevole Scilipoti… ma è proprio sfortunato oggi! Onorevole Villecco Calipari…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 507
    Votanti 504
    Astenuti 3
    Maggioranza 253
    Hanno votato
    419
    Hanno votato
    no 85).

    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’articolo 8, nel testo emendato.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Goisis, Murer, Pionati, Marmo… Ancora l’onorevole Murer… onorevole Mura…
    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 508
    Votanti 505
    Astenuti 3
    Maggioranza 253
    Hanno votato
    438
    Hanno votato
    no 67).

    Pag. 74

    (Esame dell’articolo 9 – A.C. 1934-A ed abbinate)

    PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 9 e dell’unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l’allegato A – A.C. 1934-A ed abbinate).
    Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull’emendamento Cimadoro 9.10.

    PRESIDENTE. Il Governo?

    CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

    PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all’invito al ritiro dell’emendamento Cimadoro 9.10, formulato dal relatore.

    GABRIELE CIMADORO. No, signor Presidente, e insistiamo per la votazione.

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

    ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, intervengo brevissimamente per ricordare ai colleghi che l’articolo 11 prevede una clausola di neutralità finanziaria. Io non so però se la gente sa che redigere norme UNI e mantenerle attive ha un costo.
    Inoltre, in fondo al comma 2, si dice che comunque la certificazione si rilascia anche a chi non è iscritto alle associazioni. Mi sembra un poco come dire che il re è nudo: questo provvedimento non serve a molto.

    Pag. 75

    PRESIDENTE. Poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell’articolo 9, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell’articolo 9.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevole Scilipoti

    ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, cosa stiamo votando?

    PRESIDENTE. Stiamo votando il mantenimento dell’articolo 9. Chi è favorevole a mantenerlo esprime voto favorevole, chi è contrario esprime voto contrario.

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 506
    Votanti 501
    Astenuti 5
    Maggioranza 251
    Hanno votato
    439
    Hanno votato
    no 62).

    Vorrei invitare i colleghi dopo aver votato a rimanere al loro posto, perché ci sono delle luci a cui non corrisponde nessun onorevole. Non vorrei che qualcuno avesse ripreso le vecchie cattive abitudini (Commenti).

    (Esame dell’articolo 10 – A.C. 1934-A ed abbinate)

    PRESIDENTE. Avverto che la parte consequenziale dell’emendamento Borghesi 10.10, che incide sull’articolo 11 del testo, risulta preclusa a seguito dell’approvazione dell’emendamento 2.100 della Commissione. L’emendamento Borghesi Pag. 7610.10 sarà pertanto posto in votazione limitatamente alla sua parte principale che reca la soppressione integrale dell’articolo 10.
    Passiamo all’esame dell’articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l’allegato A – A.C. ).
    Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull’emendamento Borghesi 10.10, come appena indicato.
    La Commissione esprime parere favorevole sull’emendamento Marchioni 10.11 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: al comma 1 sostituire la parola «vigila» con le parole «svolge compiti di vigilanza». Ci sarebbe questa richiesta di riformulazione alla presentatrice.

    PRESIDENTE. Il Governo?

    CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore, anche per quanto riguarda la riformulazione.

    PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell’emendamento Cimadoro 10.10.
    Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

    GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, alla fine del provvedimento riusciamo a capire e a mettere insieme tutto quello che deve fare il Ministero dello sviluppo economico, ma non riusciamo a capire quanti soggetti o quanti professionisti o quante persone saranno dedicate a tali compiti e con quali risorse verrà verificato tutto quello che sul territorio avviene. Di fatto al Ministero verrà costituita una specie di Authority di controllo rispetto a tutto il provvedimento che abbiamo messo in campo, ma noi non sappiamo né con quali risorse né con quante risorse.

    PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 77
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Cimadoro 10.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevole Ruben, onorevole Scilipoti, onorevole Gianni, onorevole Mondello, onorevole Bosi. Ci siamo?

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 497
    Votanti 447
    Astenuti 50
    Maggioranza 224
    Hanno votato
    29
    Hanno votato
    no 418).

    Passiamo all’emendamento Marchioni 10.11.
    Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell’emendamento Marchioni 10.11.

    ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, accetto la riformulazione del relatore e del Governo. Vorrei dire solo una parola per sottolineare come in qualche modo questo emendamento serva per rinforzare quello che abbiamo sostenuto e che già i colleghi hanno sottolineato: questo provvedimento serve a tutelare gli utenti e la professionalità di tutti coloro che operano in questi settori. Per cui l’idea che siano le associazioni a poter garantire per i loro associati, e l’idea che sia il codice del consumo (che è appunto il provvedimento più ampio a tutela dei consumatori) ad essere la garanzia finale di tutte le affermazioni veritiere o non veritiere, ci sembra che sottolinei in modo adeguato che questo provvedimento serve a tutelare la serietà degli operatori e a garantire gli utenti consumatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

    PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti. Pag. 78
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’emendamento Marchioni 10.11, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevole La Russa…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 498
    Votanti 495
    Astenuti 3
    Maggioranza 248
    Hanno votato
    417
    Hanno votato
    no 78).

    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’articolo 10, nel testo emendato.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevole Garagnani, onorevole Scandroglio, onorevole Aracu, onorevole Cesaro…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 493
    Votanti 444
    Astenuti 49
    Maggioranza 223
    Hanno votato
    424
    Hanno votato
    no 20).

    Pag. 79

    (Esame dell’articolo 11 – A.C. 1934-A ed abbinate)

    PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 11 e dell’unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l’allegato A – A.C. 1934-A ed abbinate).
    Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull’emendamento Cimadoro 11.10.

    PRESIDENTE. Il Governo?

    CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

    PRESIDENTE. Avverto che, a seguito dell’approvazione dell’emendamento 2.100 della Commissione, che recava una parte consequenziale incidente sull’articolo 11, l’emendamento interamente soppressivo di tale articolo non può essere posto in votazione. Dobbiamo pertanto porre ai voti direttamente l’articolo 11.
    Passiamo alla votazione dell’articolo 11.
    Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Cimadoro.

    GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, la risposta alla richiesta che l’Italia dei valori faceva rispetto all’articolo precedente sta nell’articolo 11 ed è di tutta evidenza: il Ministero dello sviluppo economico provvede agli adempimenti ivi previsti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente. Evidentemente, abbiamo a disposizione delle persone oggi al Ministero dello sviluppo economico che non fanno niente; oppure quelle che verranno messe a disposizione per le necessità e le urgenze di questo provvedimento saranno tolte da una forza lavoro, ovvero qualcuno verrà e ci sarà un posto sguarnito. Ci sono delle risorse? A che scopo? A cosa serve? Le associazioni libere, che potevano iscriversi senza tutta questa struttura legislativa, avrebbero riportato il risultato migliore senza burocrazia.

    Pag. 80

    PRESIDENTE. Ricordo che votiamo direttamente l’articolo. Non cambia nulla, in ogni caso chi vuole mantenere l’articolo 11 vota «sì» e chi vuole il contrario vota «no».

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Chiedo di parlare.

    PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

    IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, non ho capito una cosa. Abbiamo adesso l’emendamento Cimadoro 11.10 e poi abbiamo il mantenimento. Facciamo un unico voto o facciamo due voti?

    PRESIDENTE. Un unico voto perché, essendo l’emendamento meramente soppressivo, di fatto è esattamente quello che abbiamo detto precedentemente.

    Pag. 81

    Passiamo ai voti.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’articolo 11.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Repetti, De Girolamo…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

    (Presenti 505
    Votanti 501
    Astenuti 4
    Maggioranza 251
    Hanno votato
    483
    Hanno votato
    no 18).

    (Esame degli ordini del giorno – A.C. 1934-A ed abbinate)

    PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l’allegato A – A.C. 1934-A ed abbinate).
    Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il prescritto parere.

    CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo non accetta gli ordini del giorno Scilipoti n. 9/1934-A/1, Di Biagio n. 9/1934-A/2 e Patarino n. 9/1934-A/3. Signor Presidente, posso motivare ora i pareri o devo rinviare la motivazione?

    PRESIDENTE. Se vuole può motivare.

    CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, sull’ordine del giorno Scilipoti n. 9/1934-A/1 il parere è contrario perché la professione Pag. 82di osteopata fa appunto parte delle professioni che stiamo trattando con questo provvedimento di legge. La stessa cosa vale per la professione di mediatore interculturale dell’ordine del giorno Di Biagio n. 9/1934-A/2, anch’essa già compresa nelle professioni non regolamentate di cui tratta il provvedimento in oggetto. Infine, la stessa cosa vale ovviamente per la professione di osteopata per quanto riguarda l’ordine del giorno Patarino n. 9/1934-A/3.
    Il Governo accetta l’ordine del giorno Di Stanislao n. 9/1934-A/4 e accoglie come raccomandazione l’ordine del giorno Garagnani n. 9/1934-A/5.

    PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell’ordine del giorno Scilipoti n. 9/1934-A/1, non accettato dal Governo.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Scilipoti n. 9/1934 A/1, non accettato dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevoli Mondello, Mario Pepe (PD)…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 464
    Votanti 415
    Astenuti 4
    Maggioranza 208
    Hanno votato
    31
    Hanno votato
    no 384).

    Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell’ordine del giorno Di Biagio n. 9/1934 A/2, non accettato dal Governo.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Di Biagio n. 9/1934 A/2, non accettato dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione. Pag. 83
    (Segue la votazione).

    Onorevole Testa…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 459
    Votanti 414
    Astenuti 45
    Maggioranza 208
    Hanno votato
    23
    Hanno votato
    no 391).

    Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell’ordine del giorno Patarino n. 9/1934-A/3, non accettato dal Governo.
    Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull’ordine del giorno Patarino n. 9/1934-A /3, non accettato dal Governo.
    Dichiaro aperta la votazione.
    (Segue la votazione).

    Onorevole Rampelli… onorevole Vignali…

    Dichiaro chiusa la votazione.
    Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

    (Presenti 478
    Votanti 430
    Astenuti 48
    Maggioranza 216
    Hanno votato
    29
    Hanno votato
    no 401).

    Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell’ordine del giorno Di Stanislao n. 9/1934-A/4, accettato dal Governo. Pag. 84
    Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell’ordine del giorno Garagnani n. 9/1934-A/5, accolto dal Governo come raccomandazione.

    (Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1934-A ed abbinate)

    PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
    Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.

    GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che sia un fatto estremamente positivo che, dopo così tanti anni, giunga alla discussione e all’auspicatissima approvazione dell’Aula questo provvedimento.
    Per troppo tempo abbiamo considerato le professioni cosiddette non organizzate o non regolamentate come qualcosa di estraneo alla vita professionale del Paese e, contemporaneamente, per troppo tempo ci siamo riempiti la bocca di quelle milioni di partite IVA che rappresentavano un elemento fondamentale, importante, un traino per l’economia del Paese.
    Queste due considerazioni, queste due riflessioni sono profondamente contraddittorie. In questi ultimi vent’anni il mondo del lavoro è profondamente mutato in Italia. Nuove professioni sono nate, nuove attività professionali si sono affermate e si sono determinate e costruite uno spazio.
    Certamente, qui non si chiede, come spesso molti detrattori di questo provvedimento hanno sottolineato, il proliferare ordinistico, la creazione di nuovi ordini professionali. Ad esempio, ritengo che gran parte degli ordini professionali potrebbero tranquillamente essere aboliti nell’ottica di una sempre maggiore liberalizzazione dell’esercizio delle professioni in questo Paese.
    In questi vent’anni le professioni sono profondamente mutate: pensiamo alle nuove professioni nate nel mondo dell’informatica e delle nuove tecnologie delle comunicazioni. Parole come webdesigner cioè disegnatore, progettista di siti web, soltanto fino a pochi anni fa non avevano cittadinanza. Oggi sono centinaia, se non migliaia, i giovani che si cimentano, aprono una partita IVA, insieme ad alcuni colleghi o da soli e tentano la strada che le nuove attività professionali loro permettono. Pag. 85
    Certo anche i curriculum professionali sono vari, non scontati, per alcuni versi anche inediti. Un giovane giunge magari a fare il progettista e il designer di siti web con percorsi professionali, di studio, con curriculum scolastici non univocamente definiti.
    Potrei fare molti esempi ancora in questo senso. Ritengo che qui non si tratta, da questo punto di vista, di costruire nuove infrastrutture, nuove strutture ordinistiche, ma si tratta di dare nell’interesse degli utenti e dei consumatori – sottolineo: nell’interesse dell’utente e del consumatore – quella forma minima di riconoscimento, di certificazione come giustamente prevede questo provvedimento che ne permette una loro definizione più puntuale, che conduca questi professionisti alle doverose, giuste, necessarie e certificate attività di aggiornamento e formazione professionale, che ne definisca da un punto di vista normativo le forme aggregative.

    Pag. 86

    Insomma, io ritengo che il provvedimento in esame sia tanto atteso: ormai parliamo di 17 anni. Io ricordo che l’onorevole Tabacci era allora presidente della X Commissione attività produttive e quanto, già da allora e fin da allora, discutemmo del tema delle regolamentazione delle professioni non regolamentate.
    In conclusione, signor Presidente, il nostro gruppo voterà convintamente a favore del provvedimento in esame.

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

    GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, questa legislatura è cominciata con il Ministro Calderoli per la semplificazione, che sembrava nelle prospettive avesse la possibilità di portare qualche sollievo alla burocrazia soffocante che regna su tutto il nostro Paese e su tutte le istituzioni, soprattutto quelle pubbliche. Infatti, noi siamo in grado di burocratizzare anche gli organismi privati in Italia, noi riusciamo a burocratizzare anche quelli.
    Pertanto, questo è il risultato: il provvedimento in esame è la certificazione che il Ministro Calderoli ha fallito rispetto al suo impegno iniziale (3 anni di semplificazione e nessun risultato); e si prosegue con questo Governo Monti che riesce a portare in Aula provvedimenti che alla fine complicano sempre di più la situazione burocratica del nostro Paese.
    L’Italia dei Valori ha espresso la contrarietà al provvedimento, sottolineando come il provvedimento si muova in direzione contraria alla liberalizzazione delle attività economiche, rilevando come in sostanza si prevedano nuovi oneri amministrativi. È questo che abbiamo sottolineato ed è per questo che durante l’esposizione degli emendamenti continuavamo a sottolineare le difficoltà, perché comunque delle risorse vanno stanziate rispetto a questo provvedimento, non tanto in capo al Ministero, perchè potrebbe come si dice pagare Pantalone e non pesa a nessuno, ma comunque anche al professionista che dovrà regolamentare la sua posizione e organizzarsi in ordini e professioni e in albi professionali. Infatti, anche lì vi è comunque un rinnovo costante. Pag. 87
    Nel dichiarare, pertanto, la propria contrarietà in merito al provvedimento in esame, Italia dei Valori osserva come esso sia suscettibile di determinare anche effetti negativi per la finanza pubblica. Abbiamo visto questo e lo abbiamo sottolineato con riferimento agli articoli 6 e 10 del provvedimento, che costano soldi all’istituzione pubblica, questo è.
    Nel nostro ordinamento esistono tre forme: quelle ordinistiche, quelle regolamentari e quelle non regolamentate e non organizzate in ordini e collegi, questo è. Ciò ha funzionato e continua a funzionare. Avrebbero bisogno di piccole e semplici regole per poter funzionare al meglio. Avrebbero bisogno di una certificazione e quella è la loro offerta: se tu sei iscritto a quella associazione vuol dire che hai superato questa o quell’altra posizione.
    Io prima in Aula vi ho fatto un esempio di burocrazia e lo ripeto: la camera di commercio, dove vi è di fatto una cristallizzazione della vicenda; cioè, lì vige l’espressione «chiusi nella torre d’avorio». Chiedete voi ad un qualsiasi artigiano del vostro territorio: non sa neanche dov’è la camera di commercio, perché ci manda il professionista, è ovvio, perché ha paura di affrontare istituzioni di questo tipo, che diventano sempre più complicate e sempre più onerose.
    Quelle non regolamentate, che non hanno una definizione legislativa, si individuano per contrapposizione con le professioni regolamentate. Secondo l’orientamento fatto proprio dalla Corte di giustizia si tratta di quelle attività le cui modalità di accesso e di esercizio non sono direttamente o indirettamente disciplinate da norme di natura giuridica, cioè da disposizioni di legge o regolamento amministrativo.
    In questo quadro, il testo unificato oggi alla nostra attenzione disciplina forme aggregative, un registro relativo ai requisiti di iscrizione, l’autoregolamentazione volontaria, un sistema di attestazione delle competenze e, infine, la vigilanza ministeriale del registro di cui parlavamo prima.
    Il sottosegretario e il Governo non sono stati in grado di farci capire quanto costerà questa vicenda, perché, di fatto, sarà un’authority a controllare tutte queste corporazioni.
    Il motivo è presto detto: tutto ciò che è previsto in questo provvedimento, se adottato, è già possibile oggi con la legislatura vigente, l’ho già detto in precedenza. Infatti, i professionisti Pag. 88non regolamentati possono dare vita a proprie associazioni, e queste possono, a loro volta, aggregarsi, risolvendo così il problema della rappresentanza. Quanto agli attestati, che non rappresentano un requisito necessario per l’esercizio dell’attività professionale, basterà attestare l’iscrizione ad essa di una professione per ottenere l’effetto di tutela che i consumatori hanno diritto ad avere e di garantire la trasparenza del mercato e dei servizi professionali. Questo chiedevamo: era una cosa semplicissima, una norma costituita da un articolo, con quattro righe; e sarebbe stata sufficiente a soddisfare l’esigenza dei 2-3 milioni interessati – perché le cifre vengono sparate anche un po’ a vanvera -, diciamo anche 3 milioni e mezzo, perché in Aula ho sentito anche questa cifra.
    Già oggi, l’articolo 26 del decreto legislativo n. 206 del 2007 consente alle associazioni non regolamentate di chiedere l’iscrizione all’elenco tenuto dal Ministero della giustizia per l’elaborazione di piattaforme comuni a livello di unioni. Vi è, quindi, un riconoscimento ad altissimo livello, con relativo controllo ministeriale. È già previsto, per cui non c’è bisogno, stiamo perdendo tempo. La proposta di legge sulle associazioni non regolamentate non produce, quindi, i benefici attesi per i professionisti né per i consumatori. Questo è il risultato.
    La soluzione a questo problema non si trova preparando il terreno a nuovi ambiti di riserve professionali. Infatti, noi stiamo creando nuove caste, a cui andremo a bussare: in campagna elettorale, andremo da questi ordini, probabilmente, a chiedere i voti, perché diventeranno questo, saranno caste organizzate. Già con riferimento ai nostri ordini, avremmo voluto abolire quelli che sono garantiti in quest’Aula: avremmo voluto abolire anche quelle barriere e, invece, ne aggiungiamo altri. Parliamo di gente che non ha mai chiesto di avere un ordine né di avere un albo, ma ha chiesto solo di lavorare, e chiede di lavorare, e di essere autorizzata a rilasciare dichiarazioni o attestati. Questo chiedeva.
    Il vero tema di discussione, che deriva dall’Unione europea e dalle riflessioni del Garante della concorrenza e del mercato, porta il confronto, in realtà, sulla necessità di identificare le attività dei professionisti come attività di impresa. Questo è uno dei dati di riferimento importanti. Per la giurisprudenza Pag. 89comunitaria, rientra nella nozione di impresa, secondo il Trattato, qualsiasi entità che eserciti un’attività economica a prescindere dal suo stato giuridico e dalle sue modalità di finanziamento. Ecco il problema.
    Io credo, comunque, che in relazione a questa vicenda, approvare sia una perdita di tempo a questo punto: noi siamo qui, e sicuramente mettiamo a rischio e a repentaglio soldi pubblici che potrebbero essere spesi in modo migliore, viste le necessità e le urgenze di sistema e di mercato, legate al momento, molto più importanti che abbiamo oggi.
    Ho sentito colleghi parlamentari dire che sta arrivando in Aula un provvedimento che aspettavamo da vent’anni: ma non è questo il risultato che vent’anni fa si chiedevano, probabilmente, i vari professionisti o non regolamentati in giro per l’Italia. Avrebbero chiesto una libertà maggiore: questa, invece, è una gabbia maggiore che mettiamo sulla testa dei nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

    ENZO RAISI. Signor Presidente, io credo che, a differenza di ciò che ha sostenuto poc’anzi il mio collega, ci troviamo di fronte ad una svolta storica, forse, attesa da tanto tempo dal mercato. Signor Presidente, posso chiedere… non voglio che mi ascoltino, ma…

    PRESIDENTE. Per favore, colleghi, il brusio in Aula è realmente eccessivo. Al capanello che si è creato attorno all’onorevole La Russa: per favore, se potete fare la riunione fuori dell’Aula, è più facile ascoltare, grazie. Prego, onorevole Raisi.

    Pag. 90

    ENZO RAISI. Dicevo che credo sia un provvedimento lungamente atteso dalle tante associazioni delle professioni non riconosciute e non regolamentate. I numeri, come diceva prima Cimadoro, variano. In realtà, sono anche abbastanza precisi. Noi abbiamo 1 milione 700 mila professionisti iscritti agli ordini in Italia e circa 3 milioni di professionisti non regolamentati da albi o collegi che insieme contribuiscono alla produzione di oltre il 15 per cento del PIL, quindi parliamo di settori importanti per il Paese.
    Vi è stato, in questi anni, un tentativo a monte, anche attraverso opere intelligenti, come ad esempio il contributo del CNEL, dello stesso De Rita che ha in qualche modo identificato nuove professioni che andavano via via emergendo, con i cambiamenti anche nei mercati e le necessità ed esigenze che essi richiedono, in virtù del fatto che queste nuove professioni garantiscono anche nuovi tipi di servizi che dovevano in qualche modo interagire con i vecchi ordini professionali. Il fatto di essere non riconosciuti dal punto di vista normativo e non avere un’identità ha creato delle grandi difficoltà.
    Debbo dire, peraltro, che si è cercato spesso di rendere esclusive alcune materie. Penso al tentativo maldestro che è stato fatto, anche in sede parlamentare, in quel progetto di riforma forense che esondava nelle attribuzioni esclusive, anche da parte dell’ordine degli avvocati, su attività che nulla hanno a che fare con l’attività forense prettamente intesa come attività davanti al magistrato o al tribunale.
    Credo che, da questo punto di vista, onestamente sia stato compiuto un grande passo in avanti da parte del provvedimento in esame che finalmente dà visibilità, credibilità e certezza giuridica a quelli che fino ad oggi erano dei veri e propri clandestini del mercato, cioè le professioni non regolamentate e non riconosciute. Sono tante queste professioni. Era tanto atteso questo momento e credo sia effettivamente un grande passo in avanti quanto stiamo facendo e abbiamo fatto in questa sede.
    Ho riscontrato, anche da parte di alcuni interventi (soprattutto di chi ha sempre rappresentato le lobby di ordini Pag. 91professionali in questa sede; c’è un parlamentare storico che lo ha fatto) il tentativo, ancora una volta, di sminuire questo importante approccio che è stato portato avanti con un provvedimento che, lo ripeto, costituisce una pietra miliare rispetto ad una battaglia che ormai è trentennale e su cui tante volte si è insistito. A volte si è anche portato sul tavolo materie confuse e tentativi di affiancare le professione legittime (esistono sicuramente anche truffe in certe prestazioni di servizi) a professionisti che, da anni, operano sul mercato e che, nel resto d’Europa, hanno ricevuto un riconoscimento da parte delle normative dei vari Paesi europei tanti anni fa mentre in Italia, purtroppo, hanno fatto fatica ad ottenerlo per una serie di corporazioni che di fatto glielo hanno impedito .
    Oggi credo che sia stato fatto finalmente un passo in avanti e che la lobby che per tanti anni lo ha impedito sia stata sconfitta in questa sede parlamentare. Credo che sicuramente non sia un punto di arrivo, ma un importante punto di partenza che gratifica il lavoro svolto anche dalla nostra Commissione che voglio qui ringraziare. Voglio ringraziare il relatore, tutta la Commissione e anche il Governo per avere portato a conclusione un primo passaggio parlamentare importante.
    Da oggi se, come penso e come credo, questa norma sarà votata – attendiamo e speriamo che il Senato riconfermi il lavoro che è stato svolto e non blocchi un provvedimento lungamente atteso dalle professioni non riconosciute e non regolamentate – vi sarà anche una grande opportunità in questo Paese per tanti giovani di intraprendere nuove professioni.
    Tante volte abbiamo detto che bisogna dare un futuro ai giovani: creando queste nuove professioni, dando una visibilità giuridica e una certezza giuridica a queste nuove professioni, finalmente diamo anche la possibilità a tanti giovani di entrare nel mercato del lavoro. Questa è l’altra grande conquista che forse è stata poco sottolineata. È un grande atout che si dà ad un’intera generazione per creare nuove professioni richieste dal mercato.
    Pensate soltanto nel campo giuridico quanti sono gli spazi enormi per queste nuove professioni che vengono richieste e Pag. 92che non debbono e non possono entrare nelle competenze esclusive della professione forense che è un’altra cosa. Credo che oggi possiamo segnare un punto a favore nella modernizzazione del nostro Paese. Possiamo segnare un punto a favore per le professioni non riconosciute che per tanto tempo hanno in qualche modo sofferto e portato avanti, anche con grande difficoltà, le proprie attività nel mercato e che oggi finalmente hanno un riconoscimento giuridico di una norma che consente finalmente di operare tranquillamente sul mercato del lavoro. Poi spetterà loro, anche per la credibilità delle proprie certificazioni professionali, di riuscire ad essere indubbiamente una forza di modernizzazione e rinnovamento per le libere professioni.
    Chiaramente dichiaro un voto favorevole da parte del gruppo di Futuro e Libertà su questo provvedimento. È un provvedimento che il nostro gruppo attendeva da tempo e sul quale oggi vota convintamente a favore, sottolineando questo aspetto importante anche di grande innovazione e modernizzazione che stiamo introducendo con questa normativa.

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

    AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, signor Ministro Giarda, onorevoli colleghi, le libere associazioni professionali in Italia nascono circa 25 anni fa per l’aggregarsi spontaneo dei professionisti. Lo spirito che ha animato queste aggregazioni è stato – mi si consenta di usare un’espressione popolare più volte sentita tra gli stessi professionisti – quello di «guadagnarsi il pane giorno per giorno» senza tutele precostituite, senza reti protettive, senza obbligare i cittadini verso un’offerta di servizi organizzata. Lo hanno fatto perché il sistema ordinistico aveva vincoli e peculiarità che limitavano la libera espressività professionale.
    Un recente rapporto del Censis del 2006 e del gruppo Elaborando del 2010, incaricati da parte delle stesse associazioni di fare una ricognizione del loro mondo, evidenza che il sistema professionale italiano si costituisce in due grandi aggregati: le professioni regolamentate e le attività non regolamentate. Come ha ricordato il collega onorevole Rao, seppur con diritto di inventario ovviamente, aderiscono alle prime Pag. 93circa 1 milione 700 mila unità. Parlo di unità perché un terzo sono lavoratori dipendenti e due terzi sono professionisti. Aderiscono, invece, alle attività non regolamentate con centinaia di associazioni (stimate intorno a 230-240), con 3 milioni 800 mila persone operanti nel settore dei servizi e delle attività intellettuali. Qui dobbiamo dire che circa il 50 per cento sono professionisti, mentre il resto sono soggetti che lavorano nel loro mondo.
    In Italia le professioni regolamentate sono inquadrate in ordini e collegi.

    Tuttavia esiste una quantità enorme di attività che non sono esclusive e riservate, le quali possono essere solo riservate agli iscritti degli ordini e dei collegi ma sono libere, quindi esercitabili in base alle qualità professionali di coloro che sono in grado di svolgerle secondo meriti e capacità. È il cliente o fruitore del servizio a decidere e scegliere. In Europa, soprattutto nei Paesi nordici, in particolar modo di origine anglosassone, questo sistema duale di ordini e associazioni opera in perfetto regime di concorrenza. Anche in Italia, da anni, le libere associazioni professionali si battono per vedersi riconoscere la legittimazione etica e professionale a svolgere la loro professione parallelamente a quella degli organi e dei collegi.
    Il provvedimento in esame, oltre a recepire l’articolo 35 della Costituzione, come ricordava il collega, onorevole Mantini, prende atto di una situazione esistente che finora era trasparente per il nostro ordinamento giuridico. Parliamo di archeologi, sociologi, grafici, pubblicitari, informatici, tributaristi, amministratori di condominio, traduttori, grafologi, designer, consulenti assicurativi, operatori biotecnologici, investigatori privati, nutrizionisti, bibliotecari e tanti altri profili professionali.
    Ho sentito qualche collega parlare di professioni paramediche, di confusione, di abusi, di rischi per i cittadini. Non condividiamo assolutamente questo terrorismo psicologico e queste paure. Con questa proposta di legge si fa esattamente il contrario: quello che era clandestino, come ha detto il collega Mantini, ora è trasparente, chiaro, verificabile pure su Internet. Ognuno si può documentare sulla professionalità del professionista che si riconosce nelle associazioni, registrare, documentarsi e servirsi di lui se lo ritiene opportuno.
    Questi professionisti hanno un loro mercato, una loro platea di fruitori di loro servizi, di affidabilità, di credibilità. Secondo le stime Censis, il valore di questo mondo che ha un suo mercato è circa dell’8 per cento del PIL, così è stato stimato. Hanno strutture proprie di formazione, di aggiornamento, di controllo. Con la proposta di regolamentazione si offre un sistema aperto, flessibile e rispondente alle esigenze di rafforzamento della competitività, così come ci chiede Pag. 95l’Europa, ma soprattutto ce lo chiedono famiglie ed imprese del nostro Paese che non vogliono essere obbligatoriamente vincolate a situazioni precostituite.
    La regolamentazione non significa appesantire di nuove regole il settore dei servizi, come ho potuto ascoltare durante il dibattito sugli articoli. Si tratta di un registro, collocato presso il Ministero dello sviluppo economico, dove ognuno può iscriversi liberamente, senza esclusività o obbligo di iscrizione. L’esercizio della libera professione non è precluso se non ci si iscrive al registro. L’iscrizione è solo una condizione di trasparenza, di conoscenza. Anzi, con un emendamento della Commissione, approvato proprio qualche ora fa, è stata anche stabilita la pubblicazione del registro sulla rete Internet. Più trasparenza di questa non si può.
    Va sottolineato, per essere stato relatore nella V Commissione bilancio per la parte finanziaria del provvedimento, che la tenuta del registro è senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica perché viene svolta con le risorse umane, finanziarie e strumentali già in dotazione al Ministero dello sviluppo economico. Personalmente e l’UdC, da qualche decina di anni, sosteniamo questa richiesta e queste aspirazioni di circa 4 milioni di cittadini.
    A sostegno di questo impegno, voglio ricordare sia l’iniziativa legislativa n. 2077 dell’onorevole Anna Teresa Formisano, sia quella dell’onorevole Rocco Buttiglione n. 3131 che, da qualche anno, aspettano il momento del voto. Due proposte di legge su tre sono quindi di parlamentari dell’Unione di Centro per il Terzo Polo, a testimonianza del nostro impegno a sostegno di questo vasto mondo di attività intellettuali.
    Esprimiamo con convinzione ed entusiasmo il voto favorevole dell’Unione di Centro per il Terzo Polo nei confronti di questa proposta di legge, il cui voto abbiamo aspettato insieme all’Associazione nazionale consulenti tributari ANCOT ed al suo presidente Arvedo Marinelli e insieme alla COLAP, ossia il Coordinamento delle libere associazioni professionali, con il suo presidente Lupi, che non ci hanno mai fatto mancare la loro fiducia per l’ottenimento ed il raggiungimento degli obiettivi previsti.
    Ringrazio i relatori ed i presidenti dei gruppi per aver calendarizzato oggi l’esame e la votazione di questa proposta di legge. Sarà una bella notizia che l’ANCOT darà all’assemblea degli iscritti il prossimo 18 maggio a Bologna e che ci Pag. 96auguriamo possa dare anche il presidente del COLAP nella prossima assemblea degli stati generali a Roma, il prossimo mese di ottobre, in occasione della quale speriamo si possa festeggiare anche la seconda lettura del Senato e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
    Quindi, con questi sentimenti di gratitudine e con questo impegno che abbiamo messo in questi anni per ottenere questo risultato, sottolineo con enfasi il voto favorevole dell’Unione di Centro per il Terzo Polo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

    MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo velocemente per annunciare il voto di astensione della Lega Nord Padania su questo provvedimento. Abbiamo sentito frasi roboanti in quest’Aula, che non condividiamo, come quella secondo cui tale provvedimento sarebbe il completamento della riforma delle professioni – quale riforma? – oppure quella secondo la quale ci abbiamo messo 17 anni per arrivare a questo testo; e sinceramente credo che potevamo metterci molto meno, perché è un testo che non dice grandi cose. Serve a poco da un lato, ma ha una matrice dirigista dall’altro. Condivido l’espressione del collega Cimadoro, quando ha detto: «Stiamo imbrigliando chi prima era libero» perché questa è una legge di impronta dirigista. Guardo anche alla mia sinistra, ai colleghi del Popolo della Libertà: ci sarà qualche liberale che si accorge che stiamo imbrigliando davvero chi oggi è libero, oppure no? (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ovviamente questo provvedimento fa parte di una cultura che non è la nostra e quindi la Lega non può che non condividere alcuni aspetti di questa iperlegislazione.
    Si sono sentite delle cose in Aula assolutamente sbagliate: che questa legge serve ad alcune professioni, come ad esempio a quelle del settore del turismo, ma nel turismo c’è una legislazione specifica sulle guide. Allo stesso modo, nel settore immobiliare, ci sono gli agenti immobiliari e non ci si può improvvisare tali, occorre un patentino. Per i promotori finanziari esiste addirittura un albo e si tratta di costi ed Pag. 97attività di burocrazia che si vanno a sommare a quelli che già ha chi potrebbe lavorare liberamente.
    Quindi, questa proposta di legge, essendo oltretutto poco incisiva, non risolve il problema dell’abusivismo.
    Cari signori del Governo, il problema delle libere professioni – gradirei che il sottosegretario ascoltasse – di chi lavora in maniera libera e di quelli che hanno la partita IVA, non si risolve con questi provvedimenti. Ve lo dice anche la XI Commissione (Lavoro): dovete mettere mano alla penalizzazione del sistema pensionistico di questi lavoratori, che sono tutti giovani, che sono soprattutto giovani, che sono precari per definizione e che sono trattati malissimo dalle attuali norme pensionistiche. Dovete tenere in considerazione gli aspetti fiscali per cui alcuni di questi professionisti non possono neppure scaricare e mettere quindi in detrazione come costi quelli che effettivamente sono strumenti di lavoro che servono per svolgere la loro professione. Queste cose servono. Ma il Governo cosa fa? Quante risorse mette? Zero, non mette nemmeno una lira.

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    Allora, noi non possiamo condividere il provvedimento in sé, pur apprezzando lo spirito che ha mosso i colleghi parlamentari a presentare questo provvedimento, perché mancano i soldi, manca una visione lucida dei problemi di chi opera in regime di partita IVA nelle libere professioni non codificate.
    Poi voglio lasciare, perché rimanga agli atti dei lavori relativi all’approvazione di questo provvedimento, un’osservazione che non è da poco, ma che riteniamo possa inficiare completamente l’iter di questo provvedimento, perché manca, caro Presidente… Anche il Presidente dovrebbe ascoltare, però non importa… Caro Presidente, manca il parere della Commissione per gli affari regionali. È un fatto che probabilmente è importante, perché stiamo parlando di professioni – su questo nessuno può avere dubbi in quest’Aula – e l’articolo 117 della Costituzione cita proprio il termine professioni tra le materie di legislazione concorrente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quindi, questo Parlamento non può legiferare da solo senza le regioni su una materia così importante, perché spetta alle regioni la potestà legislativa, salvo che per i principi generali, e questo provvedimento contiene tutt’altro che principi generali, ma codifica tutto il sistema dell’associazionismo all’interno delle professioni. È importante sottolinearlo, perché noi riteniamo che la norma costituzionale non sia stata rispettata, nel momento in cui una regione vorrà far valere legittimamente i propri diritti.
    Detto questo, con spirito collaborativo – noi crediamo che questa parte, una parte importante del Paese, quella che lavora non all’interno di albi o ordini, ma con le partite IVA, abbia bisogno di grande attenzione – nella speranza che nei lavori del Senato alcuni degli emendamenti presentati dalla Lega Nord Padania, che sono stati bocciati in quest’Aula, possano essere accolti, ma soprattutto con la richiesta al Governo di mettere dei fondi, come ha chiesto la Commissione lavoro, almeno per la previdenza di questi lavoratori, noi non voteremo contro, ma ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

    PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, per la verità ho il dovere di precisare che il provvedimento è stato trasmesso alla Pag. 99competente Commissione per gli affari regionali, ma la Commissione non ha dato il parere nei tempi prescritti e, a termini di Regolamento, il provvedimento ha proseguito il suo iter.
    Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

    ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, con l’approvazione di questo provvedimento sulle professioni non organizzate in ordini o collegi, diversamente da quanto hanno sostenuto da ultimo anche i rappresentanti della Lega Nord Padania, si dà compimento ad un processo di riordino delle professioni, che peraltro da oltre quindici anni attendeva di essere portato a conclusione, anche perché risultava bloccato da uno schema che cercava di tenere unite professioni ordinistiche con professioni intellettuali e nuove non ordinistiche, così agevolando le resistenze al cambiamento, all’apertura del mercato e al cambiamento delle regole.
    Anche con la separazione del percorso di elaborazione legislativa delle professioni ordinistiche da quelle non ordinistiche, si è cominciato a produrre qualche effetto; in particolare c’è un effetto sperato che è appunto quello del raggiungimento di un testo unificato, che è stato condiviso dalla gran parte delle forze politiche rappresentate in Parlamento, le principali delle quali – vorrei ricordare – quando l’iter del provvedimento è iniziato, erano collocate su versanti opposti di maggioranza e di sostegno al Governo, mentre oggi si trovano nella medesima condizione di sostegno ad un Governo, al quale va dato atto di avere contribuito a sbloccare una situazione di stallo, essendosi finalmente ottenuto il parere favorevole del Governo sul testo del provvedimento, che è di origine parlamentare.
    Certo si tratta di un testo unificato che rappresenta una mediazione di cinque testi, due dei quali di proposta del Partito Democratico, a prima firma Froner e anche del sottoscritto. Ma sul testo va riconosciuto anche che, in virtù di questa mediazione, si è prodotta la pressoché unanime condizione del sostegno delle rappresentanze organizzate delle professioni, delle organizzazioni sindacali e di categoria interessate, e delle rappresentanze dei consumatori.
    È un fatto importante, perché con questa proposta di legge rilanciamo un percorso di liberalizzazione delle professioni Pag. 100non ordinistiche, riconosciute da una norma di valore nazionale che le accompagna lungo un percorso di rafforzamento di quella rete associativa di autorganizzazione e di autoregolamentazione che è il solo sistema in grado di evitare di riprodurre nuovi ordini e nuovi albi e di garantire, anche, direi, signor Presidente, l’adeguata apertura del mercato secondo logiche assai diverse da quella prevalente, che, nel passato, ha ostacolato e impedito l’affermazione della regolamentazione delle professioni associative, salvaguardando il consumatore utente, che questa norma, invece, oggi ripone al centro del processo, che questa proposta di legge avvia, nel disciplinare il ruolo delle professioni intellettuali e delle nuove professioni.
    Professioni per le quali si predispone una norma che non solo è riferita al soggetto che fornisce i servizi, i lavori o le opere ai cittadini e alle imprese, bensì la si predispone nell’ottica di garantire coloro che ricevono o richiedono il servizio professionale, e cioè riferita l’utenza. Abbiamo così ribaltato le vecchie logiche, tutte incentrate sull’offerta; abbiamo dato un colpo al corporativismo e alla chiusura all’innovazione. In un periodo di crisi economica profonda, garantire più trasparenza e più qualità ai servizi professionali, più libertà di mercato alle professioni, non è poca cosa.
    Peraltro, con questa norma diamo una risposta efficace all’attesa di 3 milioni e mezzo di soggetti che esercitano attività professionali che contribuiscono per oltre il 7 per cento alla produzione nazionale del prodotto interno lordo. Parliamo di professionisti altamente qualificati, che operano prevalentemente nel settore dei servizi alle imprese e dei servizi alla persona.
    Dunque, deve essere chiaro a noi che questa norma aiuterà certamente a far crescere il Paese, a cogliere opportunità di sviluppo sia in termini quantitativi sia in termini di qualità dell’offerta dei servizi resi, secondo un’impostazione in stile europeo riferita alla normativa europea vigente e alle direttive del comparto.
    Servizi qualificati alle imprese rendono il tessuto delle nostre piccole e micro imprese più competitivo – ecco il valore di una norma come quella che stiamo per votare -, rendono Pag. 101le nostre piccole e micro imprese capaci di creare valore, con ricadute positive in termini di innovazione, di occupazione e di produttività.
    Non è un caso che il Ministero di riferimento per le professioni regolamentate diventi quello dello sviluppo economico. Anche i servizi alla persona operano in un terreno delicatissimo, in cui lo Stato non sempre è in grado di garantire efficacia ed efficienza. Perciò, la norma agevola un processo adeguato anche di sussidiarietà orizzontale: proprio il contrario della logica verticistica che risiede negli ordini così come sono oggi, se non riformati e collocati in una moderna economia sociale di mercato, secondo gli indirizzi europei.
    La norma che approviamo oggi riguarda lavoratori in prevalenza autonomi, ma riguarda anche lavoratori dipendenti o parasubordinati, che rappresentano una forza propulsiva per il sistema economico. Soprattutto i giovani dovrebbero beneficiare degli effetti di questa proposta di legge, anche perché il settore professionale associativo, così riconosciuto, propone un mercato del lavoro sempre più fondato sulle competenze, sulla capacità e sul merito.
    Questa proposta di legge, dunque, innova per la prima volta rispetto al prevalente sistema italiano di tipo chiuso, in cui la legittimazione allo svolgimento delle professioni era prevalentemente dettata dalla legittimazione ottenuta tramite la presenza di una riserva di legge a favore solo di alcune categorie professionali.
    Se avessimo seguito questo modello, ci saremmo resi responsabili del perpetuarsi di un monopolio legalizzato delle professioni. Oggi, invece, con questa norma, inseriamo le professioni intellettuali non ordinistiche in un modello diverso, aperto, organizzato su base volontaria, orizzontale, in cui la legittimazione è frutto di un’autoregolamentazione, dalla quale scaturiscono attestazioni e certificazioni delle competenze, senza alcuna riserva di legge.
    Infatti, con questa norma, si riconosce che le professioni non ordinistiche sono organizzate e rappresentate su base associativa mediante strutture di diritto privato. Il Partito Democratico vota a favore della proposta di legge sulle professioni regolamentate, dunque, non solo perché con la proposta dell’onorevole Froner e con quella a mia prima firma Pag. 102abbiamo contribuito al testo finale, sostenendolo anche nella calendarizzazione per l’Aula in quota Partito Democratico, ma anche perché è una proposta di legge coerente con l’azione della maggioranza e del Governo, soprattutto nel campo delle liberalizzazioni e delle semplificazioni, di cui l’Italia ha tanto bisogno

3 Commenti

  1. ANGELO

    Salve, le liberalizzazioni non solo aiutano i giovani a esprimersi secondo le proprie attitudini imprenditoriali, ma verranno legalizzati tutte quelle professioni ad oggi professate senza nessun albo ne riconoscenze, eppure molto frequentate dagli italiani vediamo ad esempio gli Osteopati: l’enorme boom secondo le statistiche, è sempre l’osteopatia ad avere la più alta percentuale di pazienti soddisfatti: addirittura il 77,8% di quelli che si sono rivolti ad uno specialista in questo ambito si sono dichiarati totalmente appagati dal risultato delle sedute. Attendiamo una risposta nel più breve tempo, dal governo Monti. Grazie buon lavoro a tutti

    Risposta
  2. silvia

    Mi scuso per la domanda ma, non sono riuscita a capire, lo shiatsu è tra le professioni riconosciute il 19 dicembre 2012?
    Ringraziandovi per la vostra veloce risposta
    Distinti saluti

    Risposta
  3. Silvia Paola Rossi

    Vorrei gentilmente avere conferma per quanto riguarda il riconoscimetno dello shiatsu in riferimento al PDL 1934-2077-3131-3488-3917 del 19 dicembre 2012:
    Ringrazio per la vostra veloce risposta

    Risposta

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