Riforma forense. Nulla è scontato. Art. 2 accantonato ma solo per ora. Governo voltagabbana.

Per gli sciocchi che spargono messaggi tranquillizzanti, salvo magari rialzarsi il mattino dopo e dover decidere se chiudere l’ufficio o fare il galoppino di un avvocato (cosa che per alcuni è magari auspicabile)  è bene sapere che il dibattito alla Camera sulla professione forense non è scontato.  Oggi, infatti, mentre il dibattito il governo era rappresentato dal Sottosegretario Avv. Mazzamuto, che si è rimangiato tutto quello che il suo ministro aveva detto giorni addietro sull’art. 2 comma 6, stava per succedere un disastro. Per fortuna l’articolo 2 è stato accantonato, anche grazie ad un perentorio intervento dell’On. Enzo Raisi che, dando prova di sensibilità per la questione, ci ha contattato durante la seduta parlamentare per avvisarci che le cose si stavano mettendo male e promettendo. Se il Governo non chiede  all’aula di eliminare la nuova esclusiva sull’attività stragiudiziale rimettendosi, al contrario, alla sua volontà , il rischio è che il  PDL (tutto schierato a favore degli avvocati) e componenti di tutti gli altri partiti (che sono del tutto ondivaghi) possano costituire una maggioranza a favore delle richieste del Consiglio Nazionale Forense che, sul suo sito, sta facendo un diario in diretta della riforma. L’emendamento proposto dalla On. Cilluffo 2.22, che ha fatto un ottimo intervento, non va nella giusta direzione non vorremmo un compromesso basato su tale pericoloso formulato.

Oggi è andata bene ma siccome l’art. 2 ritorna al comitato dei nove , composto praticamente da avvocati e loro sodali, non è assolutamente detta l’ultima parola. Ricordiamo che il presidente della commissione giustizia, il sottosegretario, il relatore della legge e il ministro sono tutti avvocati.

AGGIORNAMENTO:  C’e da preoccuparsi e parecchio! Si cercherà di fare il possibile anche con l’intervento di CNA professioni. 

ECCO UNO STRALCIO DEL RESOCONTO PER COMPRENDERE COME STANNO LE COSE

FRANCESCA CILLUFFO. Signor Presidente, il comma 6 dell’articolo 2 di questo provvedimento, riserva agli avvocati l’esclusiva sull’attività di consulenza e di assistenza legale stragiudiziale, quindi al di fuori del giudizio, che è quella tipica attività di assistenza da parte dell’avvocato.

Mentre comprendo il parere contrario della maggioranza della Commissione – anche se non lo giustifico – mi sarei aspettata una posizione netta e favorevole del Governo, soprattutto di questo Governo, che ha fatto delle liberalizzazioni una priorità, tra gli obiettivi del suo programma: uno dei primi decreti-legge che abbiamo votato è stato proprio quello cosiddetto delle liberalizzazioni per favorire la concorrenza.
L’altra ragione per cui mi stupisce la mancata presa di posizione del Governo, è che l’Antitrust nel 2009, rilasciando un parere proprio su questo articolo 2, aveva espresso parere negativo e l’allora presidente dell’Antitrust era l’attuale nostro sottosegretario Catricalà.
L’approvazione della norma così com’è – e, quindi, il rigetto di questo emendamento – porterebbe a delle assurdità, come quella che adesso cercherò di spiegarvi: in un piccolo paese si va dal geometra, normalmente, quando manca l’avvocato, per chiedere un parere, ad esempio, su un regolamento di confini. Fino ad oggi, il geometra poteva dare un parere e cercare di trovare una via transattiva e un accordo, magari, tra i due contendenti, mentre ora il geometra dovrebbe dire che non può dare pareri e che bisogna rivolgersi all’avvocato, con il paradosso che potrebbe accadere che i due contendenti si rivolgano all’avvocato il quale, non avendo competenze specifiche in materia di confini, incarichi il geometra, che si è dovuto fermare di fronte all’assistenza stragiudiziale, di fare una perizia per aiutare l’avvocato stesso. Quindi, il cittadino, in questo caso, pagherebbe due volte: pagherebbe, da un lato, il geometra per la perizia, dall’altra, l’avvocato per la consulenza.
Per questa ragione e, quindi, per proseguire sulla via che il Governo ha tracciato sulle liberalizzazioni, ed anche per venire incontro ad esigenze rappresentate da altri colleghi in Commissione, come quella di eliminare riserve di attività in favore di professionisti in nome delle cosiddette liberalizzazioni, chiedo di votare a favore di questo emendamento, perché le vere liberalizzazioni non sono quelle che trasferiscono le competenze da un professionista all’altro e da una categoria di professionisti ad un’altra categoria di professionisti,Pag. 31ma sono quelle che non riservano attività esclusive, che non siano già previste da leggi precedenti, ossia attività nuove e quindi esclusive, a professionisti già esistenti.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo solo per apporre la mia firma all’emendamento Cilluffo 2.22.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, in effetti, la questione che ha riassunto la collega Cilluffo con questo emendamento, è una questione più che fondata. Il Governo ha espresso dei rilievi su questo punto, rispetto alla disciplina di base che, dopo il lavoro delle Commissioni, riservava in esclusiva appunto alla categoria degli avvocati tutta l’attività di consulenza legale.
Non aggiungo altri esempi, ma si potrebbero certamente fare, sul fatto che, nell’epoca della interdisciplinarietà, è molto difficile fare queste azioni, che potrebbero definirsi di regolamento di confini, nei campi della finanza, del diritto tributario, del diritto urbanistico e di qualunque altra materia su cui più professionisti sono chiamati a rilasciare consulenza anche nel merito di alcuni contenuti legali e giuridici. Dovrebbe essere una quotidiana lotta in nome del principio unicuique suum, e capire chi è il professionista che ha la riserva esclusiva per esprimere la consulenza.
Noi sappiamo che c’è un altro criterio legale, cioè quello delle attività affidate a riserve esclusive, tema che peraltro è sotto osservazione dell’Antitrust e anche dell’Europa, ma che comunque in molti casi si giustifica. Ma nella consulenza è davvero molto difficile avvalersi di tale principio e, dunque, questa riserva esclusiva in capo agli avvocati della consulenza legale, è impraticabile, oltre che contraria a principi stabiliti più volte dalle corti di giustizia europee.
Noi come Unione di Centro per il Terzo Polo, avevamo proposto la soppressione o una riformulazione forse più logica, ossiaPag. 32la riserva di consulenza legale sì, ma nelle materie di stretto riferimento processuale. È un po’ qualcosa di simile e analogo a questo emendamento della collega Cilluffo, sul quale dunque voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, io credo che si debba partire dal testo dell’emendamento. Se questo emendamento venisse approvato, avremmo la sostanziale impossibilità di determinare in maniera oggettiva qual è l’attività riservata, perché rimettere alla riserva dell’avvocato «ogni attività di assistenza e consulenza direttamente o indirettamente legata all’attività giurisdizionale» è già questo difficile da immaginare, ma aggiungere «ed in cui vengano in questione l’esercizio e la tutela dei diritti anche potenziale» significa naturalmente avere una ridda di ipotesi non indifferente.
Qual è la formulazione attuale della norma? Il principio è che se ci sono, in base alla legge, altre professioni regolamentate che sono abilitate ad esercitare alcune attività che rientrerebbero in quella riserva, rimangono autorizzate a farlo, di talché sarebbe anche sufficiente intervenire con una legge per poter modificare questo. In più aggiungo – e concludo, signor Presidente – che nel Comitato dei nove abbiamo lavorato proprio per riscrivere questa disposizione e, come ricorderanno i colleghi, la Commissione ha redatto l’emendamento 2.900 che dà atto del lavoro svolto a larga maggioranza dal Comitato dei nove.
Quindi io credo che i colleghi possano tranquillamente votare perché, sotto il profilo tecnico, i problemi che ci siamo posti abbiamo anche tentato di risolverli con un emendamento che ha il largo consenso della maggioranza e mi auguro anche di quest’Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l’onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, al di là degli ottimi interventi dei colleghi avvocati parlamentari che mi hanno preceduto e che mi seguiranno, credo che dobbiamo capire l’interesse generale e che cosa questa norma va a toccare come interesse generale, perché, per rispondere all’amico Contento, non si tratta solamente di chiarire qual è il limite all’attività forense, ma anche quali prospettive, ad esempio di nuovi lavori, ci possano essere alla luce di un mercato che è cambiato. La collega che è intervenuta prima, ha fatto un esempio molto specifico; potrei aggiungere, per esempio, che in base a questa norma, se un laureato in legge che si specializza in informatica vuole dare una consulenza informatica legale ad un’azienda, non lo può fare, cioè limitiamo i giovani nel creare nuovi posti di lavoro, creiamo nuove riserve indiane, questa è la verità di questo provvedimento.
Quello che mi fa specie – lo devo dire al rappresentante del Governo – è che su questo tema il Ministro era stato chiaro: in una lettera che ha inviato alla Commissione dice a un certo punto che l’articolo 2, comma 6, pur prevedendo alcune mitigazioni, introduce una riserva in favore degli avvocati in materia di consulenza legale ed assistenza legale e stragiudiziale; si tratta di una limitazione attualmente assente nella maggior parte degli ordinamenti e che non sembra trovare giustificazione nella tutela degli interessi generali espressamente segnalata dalla I Commissione (Affari costituzionali), e non è compatibile con la disciplina comunitaria e con la relativa giurisprudenza della Corte di giustizia. Lo dice il Ministro di questo Governo.
Su questa materia è molto chiaro che ci sono problemi di legittimità, c’è un problema di prospettive per i giovani e mi si consenta, lo ripeto, c’è un problema di agenda Monti; non possiamo parlare di liberalizzazioni e, dopo tre mesi che abbiamo approvato un provvedimento che timidamente si avvia verso le liberalizzazioni, tornare indietro come se si stesse facendo il passo del gambero. Non si può continuare a fare di questo Paese il Paese delle corporazioni, c’è un limite molto chiaro; giustamente un cittadino, davanti ad un giudice, deve essere rappresentato da un avvocato che abbia il titolo per farlo, ma sulle consulenze extra-giudiziarie ci deve essere libertà, il mercato si apre, ci sono nuove opportunità, non possiamo continuare a pensare di coltivare l’orticello personale.

Mi dispiace dirlo, ma credo che ci siano troppi colleghi in questo Parlamento anche direttamente interessati. Noi dobbiamo pensare all’interesse generale, non siamo qui a tutelare le nostre posizioni personali (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

ROBERTO CASSINELLIRelatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLIRelatore. Signor Presidente, proporrei l’accantonamento dell’emendamento Cilluffo 2.22, perché credo che sia opportuno un approfondimento nel corso del prossimo Comitato dei nove.

PRESIDENTE. Onorevole Cassinelli, se lei chiede l’accantonamento dell’emendamento Cilluffo 2.22, dobbiamo accantonare anche molti altri emendamenti collegati allo stesso, quindi proporrei l’accantonamento dell’articolo 2 complessivamente, per un lavoro più razionale.

ROBERTO CASSINELLIRelatore. Si signor Presidente, accantoniamo tutto l’articolo 2.

2 Commenti

  1. Mirko Melozzi

    L’emendamento in questione alla fine non ci serve a nulla!! Ci stanno prendendo tutti per i fondelli…..prepariamoci al colpo.

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  2. Emanuela Bosi

    Ottimo l’intervento dell’onorevole Raisi che ha invitato i parlamentari a mettere in primo piano l’interesse generale.
    L’ emendamento dell’onorevole Cilluffo non è sufficiente per ridarci tranquillità.

    Risposta

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