Il presidente del Cupsit, Stefano Mannacio: “Antitrust e Ivass (l’organo di vigilanza sulle Assicurazioni): inutili carrozzoni politici che fanno il gioco delle Compagnie. Ecco una ricetta in sei punti per abbassare le tariffe Rc auto”

stefano-mannacio-1-300x253Bologna, 4 novembre 2013 – “È un autunno nero per l’automobilista italiano. Paga polizze Rc auto salatissime, ma subisce un attacco concentrico: l’Ania (la potente Confindustria delle Assicurazioni) che vuole dimezzare i risarcimenti; il ministero dello Sviluppo economico che subisce il fascino dell’Ania stessa scrivendo leggi sotto dettatura delle Compagnie; mentre Antitrust e Ivass (l’organo di vigilanza sulle Assicurazioni) si confermano inutili carrozzoni politici che fanno il gioco delle imprese assicuratrici”. Sono parole di Stefano Mannacio, numero uno del Cupsit (Comitato unitario patrocinatori stragiudiziali italiani).

Mannacio entra nel dettaglio: “È finita con ‘quei due’: bisognerebbe chiudere Ivass e Antitrust domattina. Il ruolo delle autorità di controllo ha ormai raggiunto il capolinea. Primo: le nomine di carattere politico o ‘familistico’ si sono moltiplicate. Una vergogna, vista anche la disoccupazione giovanile che devasta il Paese. Secondo: il mercato della Rc auto è sempre meno concorrenziale e competitivo, con tre colossi assicurativi che si sbranano la torta. Ne consegue che non ho l’ardire di definirle autorità indipendenti, visto che la loro autonomia è morta e sepolta da un pezzo: sono sostanzialmente alla mercé delle Assicurazioni”.

Il presidente del Cupsit puntualizza: “Non parlo di corruzione. Mi riferisco alla debolezza strutturale di Ivass e Antitrust, che ripetono pedissequamente quanto l’Ania anticipa di qualche mese: è una fragilità politica interna a quei due organi, che li rende superflui. Anzi, dannosi per gli automobilisti-assicurati. Assistiamo a una costante (e legittima) opera di lobbying dell’Ania, che ottiene sempre i frutti sperati: Ivass e Antitrust non si dimostrano impermeabili alle pressioni politiche dell’Associazione delle Assicurazioni. L’Ivass, nato cadavere dopo la fine dell’Isvap (che già era un ente moribondo) non è in grado di vigilare sulle Compagnie: ormai, si limita a sfornare circolari che rendono più difficile la vita dei danneggiati. Mentre l’Antitrust non garantisce la concorrenza nel mercato Rc auto: la concentrazione delle polizze nelle mani di pochi giganti assicurativi, e le tariffe che schizzano a livelli stellari, sono lì a dimostrarlo”.

Mannacio fa un riferimento all’attualità, quasi alla cronaca: “C’è poco da stracciarsi le vesti se chiedo che Antitrust e Ivass chiudano i battenti. Dobbiamo ragionare con una mentalità nordeuropea: esiste una crisi generalizzata delle autorità di controllo in tutto il mondo occidentale, con scandali finanziari e assicurativi. Quindi, delegare ad autorità cosiddette indipendenti il controllo e la vigilanza su mercati critici come banche e assicurazioni non è efficace. Inoltre, un grande economista austriaco di matrice liberale sosteneva che le autorità di controllo sono un trasferimento del dirigismo della politica a organismi, altrettanto dirigisti, di nomina o gemmazione politica. È la politica dentro un’autorità falsamente indipendente. Antitrust e Ivass sono enti di natura politica senza averne la responsabilità”.

Il Cupsit, per bocca di Mannacio, denuncia: “Il presidente dell’Ivass, Salvatore Rossi, è direttore generale di Banca Italia. Far passare la vigilanza sulle Assicurazioni a tale istituto è una follia, posto che la Banca d’Italia è finanziata da istituti di credito che, a loro volta, detengono pacchetti azionari importanti delle Compagnie assicuratrici. In caso di provvedimenti importanti contro un’Assicurazione, chi può garantire serenità di giudizio? Come si fa a prendere decisioni imparziali quando gli altri due membri del vertice dell’Ivass sono il professor Cesari, ex consulente di punta dell’Unipol, e Alberto Corinti, ex dirigente dell’Isvap, poi direttore generale del Ceiops (il regolatore delle Assicurazioni) e della federazione europea delle Compagnie assicuratrici? Faccio notare che, della defunta Isvap, ormai emergono risvolti politici e giudiziari inquietanti, al punto tale da vedere un assicuratore come Ligresti perorare la causa di promuovere il suo controllore, l’allora presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini, al ruolo di presidente dell’Antitrust. Come si fa a pensare che l’Ivass di oggi, che ha ereditato la piattaforma di iniziative dell’Isvap sposandone acriticamente tutte le iniziative e proposte (di natura smaccatamente filo assicurativa), non sia solo un’operazione gattopardesca? Basta vedere come ha operato negli ultimi mesi, quando si legge dai bollettini dell’Autorità che una piccola Compagnia assicurativa francese deve pagare, in termini assoluti, più multe e sanzioni di colossi assicurativi che non brillano certo per capacità gestionali e tecniche sensibilmente migliori. L’Ivass andrebbe dunque rottamata restituendo le sue funzioni al ministero dello Sviluppo economico”.

Per quanto riguarda l’Antitrust “L’autorità si era mossa bene dieci anni fa sotto Tesauro e, nella prima parte della gestione, Catricalà. Poi è successo che le aziende hanno spostato i loro lobbisti dai ministeri ai controllori: quindi, l’azione di questi organismi si è affievolita. Prima Tesauro multava le Compagnie per 700 miliardi di lire per scambio dati. Ora, con il contratto base, da pubblicare online, si fa passare tale provvedimento come un vantaggio per i consumatori.

Stefano Mannacio morde in materia di frodi assicurative: “Certo che esistono. Ma c’è un ma. L’Antitrust ha detto male di patrocinatori stragiudiziali, riparatori indipendenti, medici, periti di infortunistica stradale. Insomma, quanto c’è di più autonomo dalle Compagnie viene criticato dal Garante. L’Antitrust chiede la scomparsa dei professionisti indipendenti che assistono le vittime della strada. Ossia, vuole ledere il diritto alla difesa del danneggiato. Lasciando che le Assicurazioni facciano il bello e cattivo tempo. Qual è l’obiettivo dell’Antitrust? Un mondo Rc auto dove tre Compagnie parastatali fanno il bello e il cattivo tempo, dalla riparazione dell’auto alle cure mediche? Complimenti: l’organismo ha ampiamente esaurito la sua funzione”.

Ancora a proposito di mentalià da modernizzare, la Corte di giustizia europea ha recentemente chiarito che tra riparatori e Assicurazioni non possono essere concordate tariffe, e qui Mannacio è perentorio: “L’Antitrust, che dovrebbe usare tale pronuncia come baluardo della libertà e della concorrenza, ha emesso un parere in senso opposto su un contratto assicurativo. Perché? E perché, nella indagine conoscitiva sulla Rc auto, l’Antitrust s’è avvalsa di fonti quasi esclusivamente di natura assicurativa? Tre anni di lavoro per sentire solo le ragioni di una parte minano la scientificità e l’imparzialità del copioso e in gran parte inutile elaborato. Insomma, l’Antitrust, anche se ha scampato il pericolo di essere governata dall’ex presidente dell’Ivass, non gode certo di vertici illuminati ed è pertanto da rottamare affidandone le competenze alla presidenza del Consiglio”.

Stefano Mannacio è propositivo: “Bisogna varare al più presto un provvedimento dove il consumatore possa essere realmente sovrano del mercato attraverso una class action all’americana. Occorre anche un meccanismo sanzionatorio (nel mercato assicurativo) che avvicini al concetto di danno punitivo anglosassone. Questi due istituti, senza il filtro di autorità di controllo o delle ministeriali associazioni dei consumatori del Cncu, potrebbero essere la vera medicina per curare un mercato assicurativo malato di mancanza di concorrenza ed efficienza”.

Ma la massima attenzione va alle esigenze pratiche degli automobilisti: il loro portafoglio. Secondo Mannacio, per ridurre le Rca, ha la sua ricetta con sei ingredienti: “Uno, rottamare Antitrust e Ivass. Due, occorre una vera concorrenza fra Compagnie, tramite una legge antitrust che riduca il livello di concentrazione del mercato Rc auto italiano e consenta l’entrata di operatori più competitivi. Tre, serve un’Agenzia antifrode in campo assicurativo basata sulle migliori esperienze internazionali, in grado di verificare l’efficacia dei sistemi antitruffa delle Compagnie. Quattro, va eliminato l’indennizzo diretto, utile solo a mischiare le carte nei bilanci delle Assicurazioni in modo che i conti tornino sempre. Cinque: tornare ad una gestione tecnica dei risarcimenti, ormai delegata a enormi call center anonimi che risarciscono sinistri su basi più finanziarie che basate sulla reale volontà di accertare in modo rigoroso danno e responsabilità. Sei, togliere la competenza della materia del risarcimento del danno alle commissione Finanze della Camera e alla commissione Attività produttive del Senato: va affidata alle rispettive commissioni Giustizia, che ha certamente più sensibilità a valutare una materia dove circolano diritti costituzionalmente protetti come quello alla salute”.

 

Stefano Mannacio

Presidente Cupsit

Galleria Ugo Bassi, 1 – Bologna

Tel. 051 262008 – fax 051 222883

mail posta@studiomannacio.it

Web http://www.cupsit.it/

 

Cos’è il Cupsit

Il Cupsit (Comitato unitario patrocinatori stragiudiziali italiani) non persegue fini di lucro. E si propone di:

– promuovere una visione unitaria e il coordinamento dell’attività delle associazioni professionali di riferimento;

– ricercare un quadro di riferimento normativo che porti la professione di patrocinatore stragiudiziale a un riconoscimento giuridico nell’ambito della libertà di esercizio;

– intraprendere ogni iniziativa utile per promuovere la professione, la professionalità, la certificazione e la qualificazione degli associati e di tutti gli esercenti attività riconducibili alla professione di patrocinatore stragiudiziale;

 

– promuovere e sviluppare un sistema di relazioni e alleanze strategiche con le associazioni a tutela delle vittime della strada, associazioni di categoria o consorzi di imprese artigiane, associazioni di giuristi, medici e avvocati specializzate nella materia del risarcimento del risarcimento del danno.

3 Commenti

  1. Luigi

    “Basta vedere come ha operato negli ultimi mesi, quando si legge dai bollettini dell’Autorità che una piccola Compagnia assicurativa francese deve pagare, in termini assoluti, più multe e sanzioni di colossi assicurativi che non brillano certo per capacità gestionali e tecniche sensibilmente migliori. L’Ivass andrebbe dunque rottamata restituendo le sue funzioni al ministero dello Sviluppo economico”

    …lo dico io chi è la compagnia FRANCESE?

    G R O U P A M A
    ..ex NUOVA TIRRENA ..fu TIRRENA

    Risposta
  2. Luigi

    Giusto un poco di Annamaria Cancellieri…

    Quando i ministri del governo Monti pubblicarono su Internet la lorodichiarazione dei redditi Annamaria Cancellieri si piazzò nella parte basse della classifica. La situazione, da quando è entrata nel gabinetto di Enrico Letta, non è variata di molto. Ufficialmente la sua pensione da prefetto “in quiescenza” è di 53 mila euro lordi a cui va aggiunta un’indennità integrativa speciale d 11 mila euro. Un assegno attualmente sostituito dalla busta paga ministeriale (una legge del 2013 non consente i cumuli), pari a 130 mila euro l’anno. Nulla di sontuoso, ma per fortuna la formichina Cancellieri nella lunga vita professionale è riuscita a mettere da parte case e soldini.

    Il sito del ministero della Giustizia ci informa che la signora ha investito insieme con il marito, il farmacista Sebastiano Peluso, diverse decine di migliaia di euro in prodotti finanziari: 38.700 in derivati dell’Imi, banca d’affari del gruppo Intesa San Paolo; 20mila euro in obbligazioni di Intesa San Paolo; 6.300 euro di azioni della Popolare di Vicenza; 98mila euro di quote del fondo Eurizon Multimanager; 163 mila euro in tutto a cui vanno aggiunti i 91.600 euro del deposito amministrato presso Generali. Ma gli investimenti più sostanziosi Cancellieri li ha fatti, con oculatezza, nel mattone. Un piccolo patrimonio (24 tra immobili eterreni) esaminato con occhio clinico dal geometra Massimo D’Andrea, lo stesso che in passato ha studiato le proprietà di Antonio Di Pietro. Un dossier diffuso sui media (basti ricordare la copertina di Panorama “L’Italia dei valori immobiliari”) e propedeutico alla celebre puntata di Report in cui il fondatore dell’Idv barcollò di fronte alle contestazioni sulla sua passione per gli immobili.

    Cancellieri non è una collezionista di muri paragonabile all’ex pm, ma si difende. Nella sua dichiarazione ci sono due appartamenti, un negozio, due box e una cantina a Milano; un alloggio e un box in provincia di Roma; una villetta, tre fabbricati agricoli, diversi terreni a Palazzolo Acreide in provincia di Siracusa. In Sicilia le proprietà sono condivise con il marito. Ma vediamo nel dettaglio. Le proprietà più interessanti sono certamente quelle milanesi. Cancellieri possiede un appartamento di 10,5 vani con garage in zona Ripamonti, non lontano dall’Università Bocconi dove ha studiato il figlio Piergiorgio Peluso. Nella via dove si trova l’appartamento 170 metri costano oltre un milione di euro. Nella stessa zona il Guardasigilli possiede un negozio di 60 metri quadrati. Cancellieri ha anche una bella casa di 7,5 vani con annessa cantina in corso Concordia a pochi passi dalla centralissima piazza San Babila. Qui i prezzi di mercato sono decisamente fuori dalla portata di un normale acquirente. Anche in tempi di crisi e di mercato del mattone in decisa flessione. Nel comune di Genzano di Roma Cancellieri ha ereditato un piccolo appartamento di 5,5 vani con garage. In Sicilia la proprietà più interessante è un villino di 11,5 vani per cui è stata chiesta una variazione della destinazione d’uso da abitazione civile ad “attività agrituristica”. «La Cancellieri, nel prospetto trasparenza del governo (depositato nel luglio 2013) lo dichiara come immobile “funzionale alla attività agricola”», spiega D’Andrea. «Tuttavia in data 15 ottobre 2013 il Catasto, esaminata la pratica, ha respinto la richiesta di “ruralità” e lo ha riclassificato in immobile di categoria a7 (villino) ripristinando la rendita di partenza. Verosimilmente il Catasto ha trovato un difetto di requisiti per applicare la nuova destinazione d’uso».

    I terreni sono in gran parte coltivati a ulivo. Dunque Cancellieri, nonostante la profonda amicizia che la lega alla famiglia Ligresti e la capacità di fare “rete”, nella vita ha accumulato un patrimonio “normale” se paragonato con quello del figlio. Forse sono serviti più a lui che non alla madre i legami amicali della Guardasigilli. Basti ricordare che per i dodici mesi di lavoro svolto presso la società di assicurazioni Fonsai della famiglia Ligresti Peluso ha incassato 3,6 milioni di euro di buonuscita e che dopo pochi mesi si è trasferito a Telecom dove percepisce 600 mila euro lordi l’anno. Un trasferimento in cui più di uno ha intravisto un possibile conflitto d’interessi per Cancellieri; infatti la Guardasigilli, pochi mesi prima, aveva confermato, da ministro dell’Interno, una convenzione da cento milioni di euro proprio con Telecom.

    di Giacomo Amadori

    articolo su: http://www.stampalibera.com

    Risposta
  3. Nicola

    sto da tempo valutando di iscrivermi a qualche associazione, comitato che più mi rappresenta…
    Credo che il CUPSIT riceverà ben presto la mia richiesta di iscrizione.
    Complimenti

    Risposta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *